Rotta balcanica, situazione esplosiva: un hot spot al confine per raccogliere i migranti

Lunedì 17 Aprile 2023 di Loris Del Frate
Immigrati lungo la rotta balcanica

PORDENONE - «Se non siamo al collasso, poco ci manca. E se non si farà niente con aprile inizieranno a lievitare i passaggi e la situazione potrebbe diventare veramente esplosiva». Diceva così lo scorso febbraio l'assessore regionale alla Sicurezza, Pierpaolo Roberti sul fronte della rotta balcanica. Ora ad aprile ci siamo arrivati ​​e la situazione degli arrivi - come aveva previsto l'esponente regionale - si fa sempre più preoccupante». Intanto i numeri.

I NUMERI
Se quello scorso è stato l'anno dei record per quanto riguarda gli accesso dalle porte del Carso triestino, dalla porta goriziana, ma anche da quella della Valli del Natisone e di Tarvisio con quasi 17 mila migranti, quest'anno le cose si sono già messi maschio. Dall'inizio del 2023 sino ad oggi, rispetto allo stesso periodo del 2022, gli arrivi di stranieri irregolari sono quadruplicati. Erano 2.700 a fine febbraio con i mesi invernali, a fine marzo sono diventati circa 3.600. Ora, superato l'abbassamento della temperatura che ha portato la neve sui valichi del passaggio, la rotta balcanica torna appetibile. Non a caso il prefetto di Trieste a fronte del fatto che oramai la città sul mare, ma anche l'area goriziana e la zona del tarvisiano sono al limite delle presenze consentite, ha chiesto la disponibilità ad altri territori.

IL RISCHIO
Già dai prossimi giorni i numeri potrebbero lievitare. Il perchè è presto spiegato: con il tempo che migliora la grande massa di persone che spinge dalle aree della Turchia e della Siria colpite in maniera massiccia dal sisma dei mesi scorsi, avendo perso tutto, potrebbero spingersi verso l'Europa per cercare una vita migliore . Il tragitto, per forza di cosa è quello legato alla rotta balcanica. Si tratta in maggioranza di siriani, ma anche di turchi che andrebbero a sommarsi ai pakistani, afghani e bengalesi che sono le nazionalità che in base utilizzano quella via. Da qualche mese, seppur in numeri decisamente minori, si sono visti anche marocchini e somali.

L'HOT SPOT
Le prefetture di Udine, Gorizia e Trieste stanno già da tempo cercando un sito per realizzare un hot spot che per forza di cose dovrà essere costruito nei pressi del confine. Il compito della struttura è quello di raccogliere in un unico sito i migranti che varcano illegalmente il confine, identificarli, portare le prime cure, effettuare le visite sanitarie e dopo tre, massimo quattro giorni, dovrebbero essere portati in altre regioni. La stessa funzione che ha l'hot spot di Lampedusa, ma come vanno le cose in quel sito è sotto gli occhi di tutti. La proposta dell'hot spot l'aveva fatta il ministro dell'Interno Piantedosi, ripresa poi dalla Regione che si era detta pronta a fare la sua parte. Ora con lo stato di emergenza decretato dal Governo, la struttura diventa una delle priorità del piano nazionale. Ovviamente sarà necessario che la Regione abbia l'operatività completa per fare questo passo, una volta che sarà pronta la giunta. L'ipotesi più probabile, visto che a Gorizia c'è il Cpr e difficilmente verrà individuata quella zona già appesantita, sarà più facile concentrarsi sull'area triestina, ma alcune possibilità ci sono anche per il tarvisiano. Non è da escludere che per maggio possa essere individuato precisamente il sito .

I RESPINGIMENTI
Sino ad ora, con buon ritmo di quanti continuano ad affermare che l'Europa deve fare la sua parte, Croazia e Slovenia ci sentono poco per quanto riguarda i respingimenti. Se però la Slovenia ha comunque aperto una collaborazione più proficua, la Croazia non sta facendo alcun tipo di filtro in modo da non identificare i migranti sul loro territorio e spingerli verso l'Italia. Se è vero, infine, che la stragrande maggioranza dei migranti non ha alcun interesse a fermarsi in Italia, ma vuole proseguire verso Germania e Paesi del Nord Europa, è altrettanto vero che solo una minima parte riesce a centrare l'obiettivo. Tutti gli altri si disperdono nelle varie regioni d'Italia andando ad appesantire le zone di confine con Francia e Germania. Un dato: a fronte di quasi 3.600 ingressi i respingimenti sono stati non più di duecento.

      

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