AVIANO (PORDENONE) - Le cellule della leucemia linfatica cronica sono particolarmente resistenti alla chemioterapia 'convenzionale' e al farmaco Ibrutinib quando emettono anche piccole quantità della proteina CD49d: è la scoperta di uno studio internazionale coordinato da Antonella Zucchetto e Valter Gattei, del Cro di Aviano che ha visto coinvolti diversi ricercatori in Italia, Germania e Regno Unito. La leucemia è la più frequente forma leucemica del mondo occidentale, con un'incidenza di circa 5-7 nuovi casi all'anno ogni 100mila abitanti in Italia.
Le cellule leucemiche si accumulano nei linfonodi, nella milza e nel midollo osseo, sopravvivendo e crescendo grazie all'interazione col cosiddetto microambiente tumorale grazie a proteine espresse sulla membrana delle cellule tumorali stesse.
Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 08:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA Le cellule leucemiche si accumulano nei linfonodi, nella milza e nel midollo osseo, sopravvivendo e crescendo grazie all'interazione col cosiddetto microambiente tumorale grazie a proteine espresse sulla membrana delle cellule tumorali stesse.
Lo studio - pubblicato dalla rivista scientifica Blood - ha dimostrato come più del 50% dei casi di leucemia linfatica cronica esprimono sulla superficie delle cellule tumorali la proteina CD49d, la quale funziona per le cellule leucemiche come molecola di adesione, favorendone l'ancoraggio sia nei linfonodi che nel midollo osseo. Come conseguenza, le cellule leucemiche ancorate nei differenti siti tissutali vengono protette dagli effetti delle terapie. «Ciò determina un fenomeno particolare - sottolinea Zucchetto - e cioè che, in corso di terapia, le cellule leucemiche che esprimono sulla sua superficie CD49d, anche se poche o pochissime nelle fasi iniziali della malattia, poi aumentano rendendo i farmaci sempre meno efficaci e le cellule sempre più resistenti».