Protezione civile in sciopero: 12mila volontari incrociano le braccia. Ecco cosa è successo

Mercoledì 22 Novembre 2023 di Loris Del Frate
L'assemblea dei volontari della Protezione civile

PORDENONE/UDINE Un cuneo nel meccanismo sempre oliato e perfettamente funzionante della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia che per la prima volta ha scardinato l'operatività. Sabbia nel motore di oltre 12 mila volontari sempre pronti a qualsiasi ora del giorno e della notte ad entrare in azione. Già, perchè da ieri, 21 novembre, - e sino a nuovo ordine - i volontari regionali della Protezione civile non sono più operatovi. Hanno spento la luce. Incredibile, eppure vero. È la prima volta che accade un fatto del genere da quando il corpo è stato allestito, ossia dal terremoto del 1976. La decisione di "incrociare le braccia" è stata presa l'altra sera a Udine, nel corso di una sofferta riunione con gran parte dei sindaci della regione, quasi tutti i coordinatori dei gruppi comunali, i dirigenti della Regione e l'assessore Riccardo Riccardi.

Ora resta da capire sino a quando, uno dei servizi più prestigiosi del Friuli Venezia Giulia, capace di rimboccarsi le maniche e lavorare in tutte le emergenze, ma anche nel caso di grandi eventi, manifestazioni sportive e soprattutto nella pandemia del Covid, resterà a guardare quello che succede.

COSA È SUCCESSO
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la sanzione penale di 1800 euro inflitta ad un coordinatore comunale volontario della Protezione Civile in seguito all'incidente mortale avvenuto a luglio nel comune di Verzegnis (Carnia) dove perse la vita Giuseppe De Paoli, 74 anni, volontario di Preone. Troppo gravi le ferite riportate dopo essere stato travolto da un albero che stava segando per mettere in sicurezza. Ma non è ancora terminato. La cosa ancora più grave, infatti, è stata che nella sanzione penale è stato equiparato il ruolo del coordinatore volontario, sotto l'aspetto della responsabilità penale e civile, a quello di un dirigente regolarmente assunto dalla Regione. Infine il magistrato ha pure contestato il corso di formazione sull'uso della motosega che si era tenuto a Palmanova. Un corso non ritenuto idoneo. Facile immaginare che con una indicazione di questo tipo per un coordinatore volontario diventa impossibile lavorare con serenità e tranquillità se tutto quello che capita nel raggio di azione è di sua responsabilità.

LA SOLIDARIETÀ
È stata la prima volta in assoluto che è stato equiparato in una sentenza il ruolo del coordinatore a quello di un dirigente, nonostante non fosse comunque il primo infortunio mortale di una volontario della Protezione civile. È chiaro che a queste condizioni nessuno si sente più sereno per andare ad affrontare situazioni di emergenza, non solo i coordinatori, ma anche gli altri volontari che fanno parte del gruppo comunale. Da qui c'è stata subito la volontà degli oltre 12 mila volontari al coordinatore di Preone sanzionato dalla magistratura con il decreto penale e poi è stato sollevato il caso a livello regionale. C'erano state già alcune riunioni in cui era emersa la volontà di fermarsi, ma il tutto si è concretizzato l'altra sera, dopo l'incontro nell'auditorium della Regione a Udine. Gli stessi sindaci che sono di fatto i responsabili, Comune per Comune, dei gruppi di volontari, hanno concordato su questa eclatante azione, almeno sino a quando non sarà tutto chiarito. L'altra sera la decisione di fermarsi è stata compatta. Tutti uniti e tutti schierati.

COSA FARE
Al centro di tutto è la responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro prevista dalla legge 81. Il tema del Decreto legislativo è stato sviscerato dal direttore dell'Ufficio legale del Dipartimento nazionale di Protezione civile, insieme al direttore centrale della Pc del Friuli Venezia Giulia, Amedeo Aristeo. L'interpretazione di quella norma - è stato spiegato - non è di competenza della Regione ma dello Stato ed è quindi al Governo che è necessario rivolgersi. Il primo passaggio da fare, almeno da quello che sarebbe emerso, è chiedere una interpretazione definitiva sulle competenze e sulle responsabilità dei coordinatori che non possono essere equiparati ai dirigenti della regione. In questa maniera, sperando non debba mai accadere, le altre sentenze avrebbero un percorso segnato, sempre ammesso che l'interpretazione "genuina" sia favorevole ai volontari e non segua la decisione del giudice che ha sanzionato il coordinatore di Preone. Se invece l'interpretazione non dovesse dare risposte definitive, si rende necessario intervenire a livello legislativo per modificare la norma della legge 81. In questo caso, però, il percorso sarebbe molto più lungo. A questo punto il tempo della sospensione dei volontari è difficile da prevedere. Resta da capire se l'indole delle donne e degli uomini della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia, in caso di emergenze, sarà capace di stare alla finestra a guardare. Impossibile, visto quello che hanno fatto sino ad ora.
 

Ultimo aggiornamento: 16:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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