PORDENONE-UDINE - A che quota si può pescare l'acqua e considerarla sicura? È ancora una garanzia un pozzo artesiano a più di cinquanta metri di profondità? Una volta si pensava che la risposta alla seconda domanda fosse positiva. Le ultimissime analisi, invece, dicono che le cose non stanno assolutamente così. Anzi, secondo i principali esperti ormai si deve scavare «fino a 180 metri di profondità per trovare acqua non contaminata da sostanze nocive figlie delle cattive abitudini di molti decenni fa». Parola di Lucio Bomben, direttore del dipartimento di prevenzione dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale.
IL NODO
Il problema è che in Friuli Venezia Giulia ci sono ancora troppi paesi che non hanno la possibilità di garantire ai cittadini che vi abitano un allacciamento sicuro all'acquedotto. Qualche esempio, non di poco conto. San Vito al Tagliamento (più di 15mila abitanti) e il suo circondario oppure Zoppola, Fiume Veneto, tutti paesi che devono ancora oggi fare affidamento solamente sui pozzi artesiani.
I PROBLEMI
E dove non è possibile allacciarsi all'acquedotto? «La situazione in quei casi è decisamente critica - è la preoccupazione di Bomben - perché le abitazioni private in molti casi pescano l'acqua a trenta-quaranta metri». Una quota che al giorno d'oggi non è assolutamente considerata sicura, proprio per una presenza diffusa di inquinanti testimoniata bene anche dall'ultimo rapporto firmato dall'Arpa. «Le analisi - conclude sempre Lucio Bomben - le facciamo prima che gli inquilini entrino ufficialmente in casa, dopodiché però non possiamo compiere sopralluoghi in una proprietà privata, come invece avviene a cadenza regolare nel caso degli acquedotti».