L’eredità del Covid: oltre 3000 interventi chirurgici in attesa

Domenica 25 Aprile 2021 di Davide Lisetto
L'emergenza Covid ha lasciato un lungo "arretrato" di operazioni e visite negli ospedali

PORDENONE - Una delle “eredità” più pesanti e difficili da gestire per gli ospedali che il Covid sta lasciando è sicuramente la grande “mole” di prestazioni sanitarie che sono state rinviate a causa della lunga emergenza cui i reparti e il personale hanno dovuto fare fronte. Da qui ai prossimi mesi - ma qualcuno realisticamente parla di almeno due o tre anni - si dovranno recuperare una quantità enorme di visite specialistiche rinviate e di interventi chirurgici (non urgenti) posticipati anche di mesi. È stata proprio l’attività chirurgica a subire il contraccolpo più forte. Nell’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone - oltre alla sede cittadina si contano anche le sedi ospedaliere di Spilimbergo e San Vito - si calcola che siano oltre tremila gli interventi chirurgici non urgenti a essere finiti in lista d’attesa.


ATTIVITÀ RIDOTTA
Soltanto nell’ambito della chirurgia generale (si tratta di interventi legati a diversi tipi di patologie, da quelle addominali a quelle ginecologiche) sono circa 2.600 gli interventi saltati tra Pordenone e Spilimbergo. A questi vanno sommati i circa 250 interventi, sempre di chirurgia generale, dell’ospedale di San Vito. Inoltre, sono duecento le operazioni chirurgiche spostate in avanti nell’ambito dell’urologia. Un altro centinaio quelle invece di chirurgia vascolare. Numeri enormi che soltanto in queste ultime due settimane, da quando l’emergenza ha dato un po’ di tregua, si è cominciato gradualmente a recuperare. Ma le liste di attesa per i pazienti che avevano programmato un intervento non urgente rischiano di essere infinite. Questo ovviamente a causa del fatto che l’accumulo di prestazioni - lo stesso vale ovviamente per le visite ambulatoriali non prioritarie - era già cominciato durante la prima ondata nella primavera del 2020. E non sono bastati i mesi estivi, cioé quelli che hanno preceduto la seconda e poi la più pesante terza ondata ancora in corso, a “smaltire” tutto l’arretrato. Al quale si sono sommate le attività “saltate” dal novembre scorso fino al marzo inoltrato di quest’anno.
Basti pensare che per diversi mesi a Pordenone hanno funzionato solo cinque sale operatorie su dieci.

E che da febbraio e fino a due settimane fa - sia per la carenza di personale dirottato nei reparti Covid che per la necessità dei letti di terapia intensiva post-operatori per tutti pazienti no-Covid - si sono operate solo le urgenze e i casi oncologici. Nel pesantissimo allungamento delle liste per gli interventi non rientrano i casi oncologici. Per diverse settimane, quando l’attività delle sale era forzatamente a metà giri, si è proceduto quasi esclusivamente con gli interventi sui pazienti oncologici. E su questo fronte, per fortuna, le liste d’attesa sono molto contenute con ritardi minimi. Questo perché l’attività, oltre che sulle urgenze, si è concentrata proprio sui casi tumorali. Con cinque sale operatorie e il robot chirurgico praticamente sempre prenotato. Ora il piano della direzione dell’Asfo punta a un recupero il più veloce possibile sull’arretrato. Ma ci si deve misurare ancora con la carenza di personale. Con il mese di maggio a Pordenone le sale dovrebbero riprendere a operare a più del 50 per cento. Inoltre, sempre entro maggio, è prevista la ripartenza della Chirurgia di Spilimbergo e anche delle sale di San Vito.


LO STUDIO
Uno studio effettuato proprio sull’attività sanitaria durante la pandemia dalla Scuola superiore di Pisa evidenzia un panorama regionale che è decisamente migliore rispetto a diverse altre realtà regionali. Le attività di screening e chirurgiche degli ospedali hanno certo risentito, ma il Fvg è una delle regioni che è riuscita a ridurre meno visite e interventi ambulatoriali non differibili. Si regista un -20% nei tumori di prostata e retto. Tra il 10 e il 20 per cento nei melanomi e tumori a colon, utero e polmone. Mentre risultano invariati gli interventi alla mammella e alla tiroide. Un sondaggio tra dicembre e febbraio, riportato dallo studio, evidenzia che il Fvg è la quarta regione (dopo Veneto, Trento ed Emilia) per il livello di assistenza durante la pandemia: il 63% dei cittadini si è detto soddisfatti delle prestazioni. Soddisfazione che aumenta tra chi ha avuto trattamenti legati al Covid: il Fvg è secondo dopo l’Emilia. «Il risultato che è emerso dal lavoro fatto dall’Istituto Sant’Anna di Pisa - ha sottolineato il vicepresidente della Regione Riccardo Riccardi - rappresenta innanzitutto un incoraggiamento e una gratificazione per tutti gli operatori del sistema sanitario regionale, ai quali va ancora una volta il ringraziamento dell’Amministrazione per il loro impegno. In secondo luogo la rilevazione è anche una risposta a chi, ignorando la serietà necessaria ad affrontare questo particolare momento, strumentalizza l’emergenza per prodursi in attacchi politici».

Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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