In Pneumologia 26 ricoveri, 24 sono non vax: i più gravi sono i giovani

Sabato 11 Dicembre 2021 di Davide Lisetto
In pneumologia 26 pazienti ricoverati, 24 senza vaccino

Due emergenze completamente diverse. Due volti del Covid con conseguenze sulla gestione dei pazienti e sugli ospedali completamente diverse.

Esattamente un anno fa l’ospedale di Pordenone stava attraversando una fase complicatissima: oltre duecento i pazienti Covid ricoverati nelle aree mediche, la dozzina di posti della Terapia intensiva saturi e un numero di casi molto gravi e di decessi decisamente superiore. Senza contare il numero elevatissimo di medici e operatori sanitari contagiati e quindi in quarantena. Oggi la situazione è completamente diversa. I posti letto Covid superano appena le cento unità (sono esattamente la metà). La Terapia intensiva è ancora Covid free: i pazienti più critici vengono trasferiti nelle Intensive di Udine e Trieste. Tra gli operatori sanitari i casi di contagio sono drasticamente calati.


LA GRAVITÀ


Ma c’è un altro aspetto che rende assai diversa l’emergenza del 2020 e quella attuale della quarta ondata: la netta riduzione della gravità della malattia. Un cambiamento evidente e causato - secondo i medici e gli esperti - da diversi fattori. Primo fra tutti però è l’intervento della vaccinazione. «L’immunizzazione - sottolinea Massimo Crapis, responsabile dell’Infettivologia del Santa Maria degli Angeli di Pordenone - ha fatto e sta facendo la grande differenza. Anche se non è l’unico fattore che spiega l’enorme diversità delle due situazioni, quella del 2020 e quella che ci troviamo ad affrontare oggi. Una differenza che emerge - aggiunge l’infettivologo - sui numeri e sulla tipologia dei pazienti ricoverati. C’è un maggiore e più frequente aggravamento nei pazienti giovani, il più delle volte non vaccinati, mentre nei pazienti più anziani, prevalentemente vaccinati, è evidente la minore gravità in cui la malattia si manifesta. Un dato su tutti: tra i circa ottanta pazienti delle due Medicine, quasi tutti sono anziani e molti over-80, oltre la metà non accusa sintomi». Una situazione che si spiega considerando che la copertura vaccinale arriva al 70, 80%. Ma chi contrae il virus, anche se anziano, nel 95% dei casi non va incontro alla malattia grave. Una differenza che spiega anche il dimezzamento dei ricoveri rispetto all’anno scorso.


ETÀ ABBASSATA


C’è però un altro dato che evidenzia, forse meglio di ogni altro, l’enorme differenza che i vaccini hanno comportanto nella gestione ospedaliera della malattia e delle caratteristiche dei pazienti che arrivano al Pronto soccorso e poi vengono inviati in reparto. A ieri nel reparto della Pneumologia sono ricoverati 26 pazienti. Di questi 24 non sono vaccinati. Soltanto due sono stati immunizzati, ma le loro condizioni si sono aggravate anche per altre patologie pregresse. Quello che rispetto a un anno fa è drasticamente cambiato è l’età dei pazienti gravi che hanno bisogno di essere ventilati e trattati con l’ossigenoterapia. Nei letti della Pneumologia (cinque posti sono di terapia semi-intensiva) tra i non vaccinati, diversi sono i quarantenni e i cinquantenni. Un paio di settimane fa c’è stato anche il caso - poi fortunatamente risolto - di una paziente appena quindicenne che accusava pesanti difficoltà respiratorie per una polmonite da Covid. Un’emergenza, dunque, completamente diversa. Anche se pure quella attuale da quarta ondata non sta ancora mostrando una discesa, anzi. Sono cinque o sei i pazienti in media che vengono ricoverati ogni giorno. E l’ospedale è in affanno perché ci sono anche i pazienti no-Covid con problematiche internistiche che devono trovare posto. E sta diventando sempre più difficile con reparti e Rsa di Maniago ormai saturi.

Ultimo aggiornamento: 16:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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