Coperte tolte ai migranti, l'ex catechista scrive al vescovo: «Trovi un posto per far dormire chi è disperato»

Martedì 15 Novembre 2022 di Mauro Rossato
In una foto d'archivio, un bivacco a Pordenone
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Francesca Merighi è stata una catechista della parrocchia del Sacro Cuore a Pordenone. Dopo aver visto le immagini che raccontavano come ai migranti, in attesa di permesso di soggiorno, fossero state sequestrate le coperte e gli abiti, mentre soggiornavano in alloggi di fortuna, ha preso il coraggio a due mani e ha deciso di esprimere il proprio dolore tramite una lettera, che è anche un accorato appello per trovare una soluzione al problema. La missiva è stata inviata al vescovo della Diocesi di Concordia e Pordenone Giuseppe Pellegrini.

IL TESTO

«Ai ragazzi che partecipavano agli incontri catechistici – è l’incipit della missiva - ho cercato di far conoscere il Vangelo e di leggere loro le parole e gli insegnamenti più importanti che Gesù ci ha lasciato.

In particolare ho cercato di proporre loro il comandamento di Cristo “ama il prossimo tuo come te stesso”. Nel mio piccolo, ho cercato di vivere seguendo questo comandamento anche, ma non solo, perché credo che per i ragazzi il miglior modo per interiorizzare i comportamenti sia l’esempio che viene dato loro fin da piccoli. Può quindi comprendere – è la sua fotografia della situazione attuale - come mi sono sentita in questi giorni leggendo che a Pordenone sono state tolte per l'ennesima volta le coperte, gli abiti e le poche proprietà dei ragazzi che stanno aspettando un documento dalla questura di Pordenone. Io sono veramente distrutta dal pensiero che questi ragazzi così sfortunati, a volte minorenni, soli, lontani da casa, senza niente, senza nessun affetto, debbano, non solo dormire per strada, ma sopportare anche tali violenze. Le poche cose che hanno e che vengono tolte loro, sono cose che qualcuno generosamente dona loro. Ecco io sono molto dispiaciuta e amareggiata e mi sento anche molto ipocrita. Ho cercato di far capire e vivere ai ragazzi questo comandamento ma mi accorgo che in tanti, troppi, non lo mettono in pratica, anzi. Mi domando come sia possibile che persone di chiesa, come Lei, possano accettare tutto questo. Come possiate dormire sogni tranquilli sapendo che ci sono persone molto sfortunate, solo per essere nate dalla parte sbagliata del mondo, che devono soffrire così tanto nell’indifferenza di persone di fede. Senza che venga fatto qualcosa per migliorare la loro situazione. Credo che a loro basterebbe anche solo un riparo durante la notte e una certezza che nessuno porti via le loro poche cose. Sono certa che ci siano molti luoghi, oratori e altro ancora anche nelle parrocchie che potrebbero essere utilizzati per l’accoglienza. Ed invece, al contrario, vengono cacciati. Li ho visti personalmente».

IL QUADRO

Il problema è nazionale e non riguarda solo la chiesa locale. «Domenica 13 è stata la giornata dei poveri e Papa Francesco ha parlato di “giustizia sociale”. Ma qui non c’è. Ho visto che ci sono dei lavori di ampliamento alla curia. Mi piacerebbe tanto che fosse previsto anche un locale per le accoglienze». È la speranza della catechista che si rivolge a quello che era il suo “superiore”. «Se così non fosse le chiedo cortesemente di provvedere quanto prima a trovare un posto accogliente dove queste persone possono sentirsi degli esseri umani e non degli scarti della società come invece vengono ritenuti da molte persone. Mi rivolgo a Lei nella speranza che possa succedere qualcosa di umano e di pietoso che sovverta questa disumanità. Ci fosse Gesù adesso li avrebbe accolti ed amati come il proprio prossimo», e così si conclude la lunga missiva. Adesso la palla passa alle istituzioni amministrative ed ecclesiastiche.

Ultimo aggiornamento: 10:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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