Appalti del gas, Comuni paralizzati da una complicatissima norma nazionale

Lunedì 28 Giugno 2021
Appalti del gas, Comuni paralizzati da una complicatissima norma nazionale

PORDENONE - Sono in scadenza le gare per affidare il servizio di distribuzione del gas metano nei territori comunali. Ma una complicatissima normativa nazionale che regola la materia (è stata più volte aggiornata dal 2014 fino al 2018) prevede che le gare vengano svolte obbligatoriamente per ambiti e non più per Comuni singoli.

Il territorio nazionale è stato diviso in 177 ambiti che raggruppano amministrazioni omogenee per aree. Per la Destra Tagliamento il nuovo ambito individuato corrisponde all'intero Friuli occidentale (cié l'ex provincia di Pordenone) con il Comune capoluogo di Pordenone individuato come capofila che avrà il ruolo di stazione appaltante. L'obiettivo evidentemente è quello di aggregare ampie zone per diminuire la burocrazia delle procedure di gara e di assegnazione del servizio alle società che competono sul mercato.


MEGA INGHIPPO
Tutto bene, si dirà. Invece no. A parte il fatto che vi sono già state alcune proroghe e che le procedure sono in estremo ritardo sui tempi previsti, è spuntato un enorme problema per quattro Comuni del territorio. Che, sempre da quanto previsto dalla normativa nazionale, dovranno impegnare nei rispettivi bilanci importanti somme di denaro al fine di garantire il valore della propria rete infrastrutturale comunale a chi sarà il vincitore della gara. I Comuni che si sono trovati di fronte a questo maxi-inghippo sono Sacile, Polcenigo, Aviano e Montereale Valcellina. Ma perché questi quattro municipi - a differenza degli altri - devono bloccare nell'avanzo di amministrazione la cifra richiesta? Nel 2011 i quattro Comuni (unico caso in provincia, ma già allora la norma lo consentiva) avevano provveduto a fare una gara non singola ma di gruppo. Allora il servizio fu affidato, con scadenza il 2023, a Italgas Reti (società che per altro gestisce tutti o quasi gli altri comuni del Friuli occidentale) che lo sta tutt'ora gestendo. A causa di questa situazione i quattro municipi sono chiamati dalla legge a garantire in proprio, cioé con fondi di bilancio già dal consuntivo 2021, il patrimonio della rete nella fase della futura gara d'appalto. Certo, una garanzia che vede la possibilità remota di doverceli davvero mettere quei soldi. Ma intanto vanno congelati nel bilancio che si vede paralizzato. E non si tratta di noccioline. Tutt'altro. Due esempi: per Polcenigo (il più piccolo dei 4 municipi) la cifra da immobilizzare sarebbe di 1,4 milioni su un bilancio complessivo di circa 4. Mentre per Sacile (il più grande) si tratta di 4,2 milioni sui sei previsti di avanzo di amministrazione. «Siamo davvero al paradosso - è preoccupato Mario Della Toffola, primo cittadino di Polcenigo -: dopo essere stati virtuosi perché abbiamo risparmiato ci mettono in queste condizioni francamente impossibili per comuni piccoli come il nostro. Questo è l'effetto della stratificazione legislativa e burocratica che mette in ginocchio i Comuni. Da quindici giorni - aggiunge - stiamo cercando di capire come si potrà uscire da questa situazione visto che gli uffici devono procedere, così come i revisori dei conti. Serve assolutamente un provvedimento legislativo nazionale che metta tutti i Comuni sulle stesso piano».


SINDACI PREOCCUPATI
«Sappiamo che la possibilità di dover usare quelle cifre è remota. Ma intanto - sottolinea il sindaco di Sacile, Carlo Spagnol - io mi trovo con 4,2 milioni, sui 6 di avanzo, che non posso utilizzare per opere già previste, per contributi e altre operazioni di bilancio che avevamo già programmato. E questo fino a espletamento della gara. E quindi, non essendoci date ma finora solo rinvii, non sappiamo fino a quando. Abbiamo coinvolto l'Anci regionale e nazionale oltre al Parlamento. I Comuni (circa 600 in Italia in questa situazione, ndr) non possono essere lasciati soli».
D.L.

Ultimo aggiornamento: 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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