Pordenone. Elio e le Storie Tese nella redazione de Il Gazzettino: «La musica è un'esigenza ma oggi spesso è una "roba" che non ha alcun senso» Video

Domenica 24 Dicembre 2023
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È apparso come una meteora in corso Vittorio Emanuele, a fianco dell’amico pianista Roberto Prosseda (curatore del calendario musica del Comunale), del presidente del Teatro Verdi, Giovanni Lessio e della direttrice Marika Saccomani, jeans e piumino verde, per salire subito dopo, seguito da un codazzo di giornalisti, amministratori e autorità pordenonesi, lo scalone che porta alla Sala Consiglio del Municipio di Pordenone. Stefano Belisari (Elio) ha cominciato così, venerdì mattina, alle 12.30, la sua giornata pordenonese, “convocato” per ricevere il Premio Pordenone Musica e il Sigillo della città, che gli è stato consegnato subito dopo dal sindaco Alessandro Ciriani. In serata al Verdi, Belisari ha ringraziato Pordenone, per questo grande onore, con il recital “Largo al Factotum”, su musiche di Mozart, Rossini, Weill e Luca Lombardi, accompagnato al pianoforte dall’amico pianista Roberto Prosseda.
«Con Roberto condivido la passione per tutta la buona musica, al di là di quelli che si chiamano comunemente “generi” - ha dichiarato al momento della consegna del Sigillo - e anche l’amicizia con il compositore Luca Lombardi, una gloria italiana, che, come spesso accade, è stata praticamente ignorata dal grande pubblico, mentre invece andrebbe ampiamente rivalutato».
«Per tantissimi anni - ha spiegato - non si è fatto altro che ignorare l’opera, dando per scontato che tutti fossero appassionati di lirica, mentre oggi forse l’uno per cento degli italiani sa qualcosa di lirica.

Quindi io da diversi anni, di mia iniziativa, agisco come se abitassi in un Paese che non sa niente di opera lirica e nel mio piccolo faccio qualche tentativo per farla conoscere. E siamo arrivati a questo grande giorno. È giusto che io riceva questo premio, che io merito ampiamente!»


AL GAZZETTINO
«Elio ha poi trovato anche il tempo, prima dell’inizio delle prove al Teatro Verdi, di venire a trovarci in redazione e ne abbiamo approfittato per investirlo con una raffica di domande e per girare un piccolo video che abbiamo pubblicato sul nostro sito web. Vediamo cos’ha detto».


Intanto grazie per essere venuto al Gazzettino. Quanto è importante la musica per gli esseri umani secondo te?
«La musica è un’esigenza. Io collaboro da tanti anni con il coro sardo Tenores di Neoneli, e loro cantano un genere che è stato creato dai pastori migliaia di anni fa, per trascorrere le notti buie nella campagna. E anche voi quando siete impegnati a scrivere degli articoli sentite questa esigenza, che vi può ispirare per scrivere un bellissimo articolo. 


I giornali, secondo il tuo osservatorio hanno una qualche utilità o sono acqua passata? 
«Certo, sono fondamentali. Sia la per la cronaca che per i commenti, per avere un’opinione da qualcuno che è più esperto di noi. A volte però capita che per esempio, a scrivere di musica, è qualcuno che fino al giorno prima scriveva di calcio, invece sarebbe molto utile avere dei critici competenti».


Cosa è successo alla musica leggera italiana dagli anni Sessanta ad oggi? 
«Mah, io direi più che altro cos’è accaduto alla musica in toto e non sono in Italia, ma in tutto il mondo. È accaduto che non viene più vissuta come un’arte. Oggi viene vissuta e viene fatta come se fosse uno spazzolino usa e getta o qualche cosa che ascolti in sottofondo mentre mangi. Proprio prima, eravamo a pranzo e sentivo quello che veniva diffuso dalle casse del ristorante che era... incomprensibile. Penso che sia un male tutto questo, perché la musica ha una grandissima importanza. Io poi ho in mente delle fasi della mia vita in cui la musica bella mi ha aiutato molto, oppure collego ad essa degli episodi fondamentali della mia vita. Mi sembra che piano piano, in modo impercettibile, la qualità sia peggiorata continuamente, per cui siamo arrivati a un punto in cui è una “roba” che non ha più alcun senso. È solo un mezzo per far soldi. Se non hai qualche obiettivo un po’ più importante e un po’ più alto non puoi fare altro che comporre merda».


La colpa è degli autori, delle case discografiche o del pubblico? 
«È un meccanismo partito in maniera abbastanza impercettibile tanti anni fa. Non so quanti di voi sappiano che l’intelligenza dell’umanità, da un certo punto in poi, mi sembra dalla metà degli anni Ottanta, ha smesso di salire e ha iniziato a scendere. Però sono quelle cose che avvengono in modo lento, per cui non ci si rende conto immediatamente di questo».


A proposito di alti ideali, sappiamo che sei attivo anche in campo sociale. L’anno scorso hai fatto vista alla Home Special Home di Feletto Umberto, della Fondazione Progettoautismo Fvg onlus. 
«Quello dell’autismo, che in Italia mi dicono interessi circa l’un percento della popolazione (ma secondo me sono molti di più), è un argomento di cui i pezzi grossi parlano per far vedere quanto siano attivi. Però poi i fatti ci dicono, ad esempio, che dall’ultima manovra economica sono stati eliminati, sembra, ben 150 milioni di euro per progetti di questo tipo. Quindi tutto quello che accade in Italia si può dire sia merito unicamente di papà e mamme che si rimboccano le maniche e che si mettono in gioco. È umiliante che si sia costretti a questo, con uno Stato completamente assente». (Franco Mazzotta)

Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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