Addio alle sagre di paese, anche in zona bianca salta il 90%: ecco le "superstiti"

Martedì 8 Giugno 2021 di Marco Agrusti
Il Medioevo di Valvasone, una delle sagre più apprezzate nel Pordenonese

PORDENONE - Per un buon friulano, sono tutto o quasi.

In estate, togliere anche il “quasi”. Ma neanche la zona bianca e i vaccini riusciranno ad evitare la seconda bella stagione consecutiva senza sagre. Purtroppo è così: le regole (cioè le linee guida) ci sono, ma il dato di fatto è che il 90 per cento degli eventi storici di paese salterà anche nell’estate 2021. Resisteranno solo i “giganti”, anche loro con qualche incertezza dell’ultima ora. I maxi-eventi, programmati da tempo e con alle spalle risorse economiche e organizzazioni solide, potranno ripartire. Ma le classiche sagre di paese, quelle intitolate al santo patrono o alla pietanza principe della manifestazione, hanno già dato l’arrivederci al prossimo anno. 


IL QUADRO


Ieri le Pro Loco del Friuli Occidentale si sono incontrate per il primo webinar (si chiamano così gli incontri online divenuti routine in pandemia) sui protocolli da seguire per organizzare una sagra. Tante regole, molti divieti e un quintale di responsabilità, per chi organizza un evento. E il quadro, al termine dell’incontro, è risultato desolante: praticamente nessuno, quest’estate, in provincia di Pordenone organizzerà una sagra. Le patate di Ovoledo (Zoppola)? Niente, il sito è aggiornato al 2019. I gamberi di Orcenico? Stessa cosa. Ma è così praticamente ovunque, dalla pedemontana alla Bassa. Un altro esempio? La sagra di San Pietro a Cordenons. Niente da fare, almeno per ora. «Quest’anno - ha spiegato Antonio Tesolin delle Pro Loco - ce la può fare solamente chi aveva già organizzato l’evento in anticipo, mesi fa. Oppure chi ce l’ha in programma negli ultimi giorni dell’estate». Per tutti gli altri sarà impossibile. Troppo lavoro da fare per garantire la sicurezza e poco tempo a disposizione. 


LE REGOLE


Cosa deve prevedere chi organizza una sagra al tempo del Covid? Innanzitutto le linee guida parlano chiaramente di un «numero massimo di persone». E già questo calcolo manda in crisi gli organizzatori. «Le regole sono più semplici di prima, per fortuna - afferma sempre Tesolin - ma comunque ci sono e non sono alla portata di tutti». In linea generale, per quanto riguarda il servizio di ristorazione (quindi il chiosco) sono le stesse dei bar e dei ristoranti: mascherine, distanze, nessun limite ai posti a sedere in zona bianca se all’aperto. Il nodo principale riguarda la separazione dei percorsi - da garantire anche con la segnaletica a terra - per evitare di infrangere la distanza di almeno un metro. Qualcosa di impensabile nei piccoli paesi, dove le risorse sono limitate. Sevirebbe personale solo per garantire il rispetto di questa misura. Ecco perché la maggior parte delle sagre, visto il secondo anno di stop, ora rischia seriamente di venire dimenticata dal calendario provinciale e dall’immaginario delle persone. 


CHI RESISTE


Come detto, reggono i “grandi”. Il Medioevo di Valvasone, ad esempio, in programma il 3, 4 e 5 settembre. Oppure la “nuova” Sagra del vino di Casarsa, che dopo l’ennesimo rinvio primaverile tornerà per quasi tutta l’estate ma con una formula “spalmata”. In poche parole, ci sarà ma non sarà la stessa cosa. La vera Sagra del vino per ora non tornerà. Nello stesso week-end del Medioevo tornerà anche la Sagra dei Osei di Sacile, in contemporanea con la sagra dei Thest di Polcenigo. Una concomitanza, vista la scarsità di eventi, che si poteva evitare. In dubbio, invece, la rievocazione di Spilimbergo. 

Ultimo aggiornamento: 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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