Covid, gli infermieri "rompono" con i medici: «Da noi i no-vax non possono lavorare»

Lunedì 14 Marzo 2022 di M.A.
Il presidente degli infermieri Luciano Clarizia
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Ora la frattura è netta, così come netta è la disparità di trattamento nell’ambito del sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia.

L’Ordine delle professioni infermieristiche della regione, infatti, tira dritto sul tema delle sospensioni del personale sanitario non vaccinato, e annuncia che non cambierà il trattamento nei confronti degli infermieri senza nemmeno le prime due dosi ma guariti dal Covid nel recente passato: non potranno comunque lavorare. Questo dopo l’annuncio in senso opposto dell’Ordine dei medici, che invece permette ai camici bianchi no-vax di riprendere il servizio dopo aver superato il contagio. 


LA REPLICA


Dopo Guido Lucchini, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Pordenone, ieri la palla è passata metaforicamente tra i piedi di Luciano Clarizia, vertice regionale dell’Ordine delle professioni infermieristiche. E la posizione espressa è stata netta, nonché in continuità rispetto alle azioni decise dalla rappresentanza professionale nelle ultime settimane. «Chi non si è mai vaccinato contro il Covid - ha detto chiaramente Clarizia - per noi rimane solamente un no-vax. Non sono d’accordo con la linea mantenuta dall’Ordine dei medici: gli infermieri che sono guariti dal Covid ma che in passato non avevano ottemperato all’obbligo di vaccinazione rimangono nella “lista rossa” del nostro sistema informatico e continueremo assolutamente a procedere alla loro sospensione, senza se e senza ma. Diverso invece il caso di coloro i quali dopo le due dosi del vaccino correttamente somministrate hanno contratto anche la malattia. Loro devono aspettare quattro mesi dalla guarigione per ricevere la terza dose e sino a quel momento possono lavorare». 


CONTRAPPOSIZIONE


L’Ordine delle professioni infermieristiche del Friuli Venezia Giulia si sente forte di un fatto: il ministero della Salute, interpellato sul tema dopo un iniziale momento di incertezza, ha sgomberato il campo dai dubbi: «La nota ufficiale - ha spiegato ancora Luciano Clarizia - conferma la bontà della nostra linea: i sanitari che possono lavorare sono solamente i sanitari vaccinati. Con l’Ordine dei medici c’è accordo solamente sul punto che riguarda le persone con doppia dose e guarigione, ma ancora senza il booster per motivi di tempo. Non a caso delle 41 sospensioni in programma la scorsa settimana ne sono rimaste solamente diciotto. I no-vax non possono lavorare. Si tratta di una questione di etica e responsabilità». «Chi non si è vaccinato ma è guarito dal Covid - aveva invece spiegato il presidente pordenonese dell’Ordine, Guido Lucchini - ovviamente può tornare a lavorare». Perché? La risposta apriva un secondo fronte. «La malattia che hanno affrontato e sconfitto - è la spiegazione - ha dato loro un’immunità. Lo dice la scienza. Quindi non sono più “pericolosi”. Si tratta di tutelare un principio fondamentale: un paziente è in pericolo se il medico non è protetto, e la malattia pregressa dà questa protezione. Ciò che dice il ministero collide con le conoscenze scientifiche». Il risultato è che al momento gli infermieri non possono lavorare e i medici sì. E i camici bianchi in queste condizioni (non vaccinati ma guariti dal Covid) sono circa una sessantina. Ora è arrivata la replica ufficiale dell’Ordine delle professioni infermieristiche, che di casi simili ne ha invece più di cento in tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia. E che procede sulla strada della tolleranza zero. 

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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