PORDENONE E UDINE - Non al bar, nemmeno al ristorante.
IL PROBLEMA
L’alternanza tra zona rossa e zona arancione che ha caratterizzato le festività ha ulteriormente piegato le forze residue delle tante attività economiche costrette a richiudere. Ma non ha fermato i contagi. Anzi, paradossalmente è accaduto il contrario, perché il virus ha ripreso a correre nelle famiglie e tra i conoscenti. Lo rilevano ad esempio i medici di base della provincia di Pordenone e più in generale del Fvg. Ci sono Comuni, infatti, in cui i focolai familiari risultano triplicati rispetto al periodo pre-natalizio, quando invece il regime era quello proprio della zona gialla. Ma la conferma arriva anche dal vertice della task force anti-Covid del Fvg, il professor Fabio Barbone: «Stiamo analizzando i dati e domani (oggi, ndr) avremo il dettaglio completo dei nuovi focolai scoppiati in tutta la regione. Ma abbiamo già un quadro ben definito. Nelle ultime settimane - ha spiegato - la scuola era sempre stata chiusa, così come gran parte delle attività lavorative che interessano il pubblico. Bar e ristoranti non lavoravano. Eppure abbiamo avuto un importante rialzo dei contagi, che fa riferimento a situazioni familiari o intrafamiliari». E dove la mobilità tra le abitazioni è maggiore, cioè nei comuni più piccoli che sono caratterizzati da una solida rete di relazioni parentali, i numeri sono addirittura peggiori. Una rilevazione che emerge chiaramente anche dall’analisi del Dipartimento di prevenzione di Pordenone, impegnato ormai quasi soltanto in tracciamenti che riguardano interi nuclei familiari. Stesso report da parte dei medici di medicina generale, che negli ultimi giorni si sono trovati di fronte a quattro positivi su quattro in famiglia, sei positivi su sei in alcuni gruppi di amici, e così via.
LE MISURE
La situazione è complicata. Oggi, con ogni probabilità, la Regione riceverà dalla cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità la nuova “pagella”, che conterrà soprattutto il valore dell’indice Rt nella settimana tra il 4 e il 10 di gennaio. L’aumento dell’indicatore è praticamente scontato, così come l’ingresso del Fvg almeno in zona arancione (bar e ristoranti di nuovo chiusi, spostamenti limitati al Comune di residenza salvo le note eccezioni) a partire da lunedì. Ma dalla task force regionale arriva un monito forte: «Le misure restrittive - ha concluso infatti il professor Fabio Barbone - sono assolutamente necessarie, ma non possono durare una o due settimane. Devono essere più durature, per riuscire ad abbattere davvero un contagio che ormai viaggia dappertutto. La soluzione migliore sarebbe il lockdown duro, ma dal momento che non ce lo possiamo permettere, almeno la zona arancione sia più lunga». Tre settimane, come minimo.