Dai cancelli in ferro ai gioielli in acciaio, i settant'anni della Cimolai

Sabato 25 Maggio 2019 di Davide Lisetto
Dai cancelli in ferro ai gioielli in acciaio, i settant'anni della Cimolai
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PORDENONE - Dai cancelli in ferro battuto per le case che si cominciava a ricostruire nei duri anni dell’immediato dopoguerra agli ultimi “gioielli d’acciaio” come il Vessel, il più recente simbolo dell’architettura ultramoderna inaugurato solo due mesi fa nel cuore di Manhattan a New York. In settant’anni di storia imprenditoriale il Gruppo Cimolai di Pordenone ha messo la firma su decine e decine di opere che faranno la storia non solo dell’ingegneria e dell’architettura, ma anche dello sport e dell’arte. La storia di un’azienda che è anche - come spesso avviene nel nostro Nordest di piccoli-grandi imprenditori - la storia di una famiglia.
 
Da piccola impresa artigiana specializzata nella carpenteria a leader globale di maxi-strutture come ponti e stadi. È il capostipite Armando - oggi all’età di 91 anni è ancora tutti i giorni al suo posto con l’inseparabile moglie Albina - che nel 1949 avvia la sua prima attività come fabbro. Cancelli, ringhiere e tutto ciò che comincia a servire per le costruzioni.
GLI ANNI DEL BOOM
Passano soltanto pochi anni e l’impresa annusa subito il nascente business: il boom economico fa decollare l’economia e le aziende crescono a vista d’occhio e hanno bisogno di nuovi spazi. La Armando Cimolai Costruzioni diventa uno dei maggiori fornitori di mega-capannoni. A chiamare saranno i colossi dell’industria italiana, dalla Fiat alla Zanussi. Ma gli anni Sessanta del secolo scorso sono anche gli anni delle prime autostrade. E quindi dei grandi viadotti e dei ponti. Ed è proprio in questo periodo che l’azienda ancora guidata da Armando - i figli sono ancora ragazzi e studiano - realizza i primi ponti. La prima grande svolta arriva con la realizzazione dei primi shelter militari nella Base Usaf di Aviano. I mega-garage blindati per gli aerei “firmati” dalla Cimolai saranno poi richiesti da diversi Paesi nel mondo. E dai clienti della Difesa di varie parti del mondo il passo è breve: saranno molti quei governi o agenzia pubbliche che richiederanno ponti, viadotti e altre grandi strutture civili. «Quello fu - ricorda oggi l’ingegnere Luigi Cimolai che, come seconda generazione, guida l’azienda ormai da un paio di decenni - un passaggio cruciale: dalle strutture di tipo militare, attraverso le referenze costruite negli anni, siamo passati alle grandi opere civili e d’arte. Siamo orgogliosi, è bello avere i genitori ancora in azienda».
IL CAPITOLO STADI
I primi stadi targati Cimolai vengono costruiti già alla fine degli anni Settanta. Era infatti il 1976, dopo il terremoto che devastò il Friuli, quando l’azienda pordenonese si aggiudicò la realizzazione dello stadio Friuli: sua sarà - in anni più vicini, nel 2015 - la ricostruzione e la trasformazione della Dacia Arena di Udine. In mezzo una lunga serie di opere dedicate al calcio e allo sport che fanno del colosso pordenonese un “campione del mondo” ormai noto nell’intero pianeta. Il “curriculum” va dallo stadio Rocco di Trieste nel 1992 e prosegue con lo stadio di Cardiff (Scozia) per i mondiali di rugby del 1999. E si arriva al mitico stadio olimpico di Atene del 2004 che segna anche la prima importante collaborazione con l’archistar Santiago Calatrava. Nel 2008 l’arena di Reims in Francia, nel 2009 lo stadio di Johannesburg per il mondiale del 2010. Sono dello stesso anno le strutture di Le Mans in Francia e lo stadio di Dublino. L’anno dopo è la volta dello stadio di Varsavia. E nel 2013 viene firmato la mega-strutura per il calcio di Brasilia. E si arriva al “doppione” russo: due gli stadi per i mondiali dell’anno scorso in Russia. E nel frattempo si lavora per lo stadio in Katar, pronto nel 2022 per la nuova sfida mondiale. Diverse le opere in piedi in questi mesi: opere in una grande piazza dell’Expo 2020 a Dubai, il telescopio più grande del mondo in Cile, uno stadio in Lussemburgo, ma anche un maxi-ponte di sollevamento di una nave olandese che servirà a recuperare nei mari i resti di vecchie piattaforme petrolifere. Con un po’ di amaro in bocca per il mancato ponte di Genova - nei mesi scorsi - in partnership con Calatrava. «Nell’impresa è come nella vita - sorride l’ingegner Luigi nel giorno della festa con la famiglia - a volte si corre per partecipare, non sempre si può vincere».
Davide Lisetto
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Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 17:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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