PORDENONE-UDINE - Da maggio, il fulmine chiamato Pordenone si è preso la scena. Ineccepibile, dal punto di vista dell'opinione pubblica. Squadra professionistica, la Serie B alle spalle. Tutto giusto. Ma quello che è successo al club di Mauro Lovisa non è che una spia d'allarme. Anzi, i numeri dell'emorragia del calcio dilettanti fanno ancora più paura.
Testimoniano come il pallone del Friuli Venezia Giulia sia sì sempre lo sport dominante, ma allo stesso tempo anche un malato bisognoso di cure. E infine un paziente sottoposto a terapie che spesso non funzionano. In soli dieci anni, infatti, le categorie dilettantistiche regionali (quindi dall'Eccellenza alla Terza Categoria, oggi diventata Seconda ma in procinto di resuscitare) hanno perso una media di tre partecipanti ogni 12 mesi.
In totale fanno 28 squadre in meno dalla stagione 2013-2014 (il Pordenone allora vinceva la Serie D per passare in Legapro) a quella iniziata domenica scorsa sui campi del Friuli Venezia Giulia.
IL FENOMENO
Costi in continua crescita, regole sempre più intricate, riforme su riforme. Sulle poltrone della Federazione - sia locale che nazionale - si sono seduti diversi presidenti. Ma il cambio di rotta non c'è stato. Anzi, pare un processo inarrestabile. Dieci anni fa, proseguendo sulla strada dei numeri, l'Eccellenza contava 16 squadre, come i due gironi di Promozione. Poi c'erano tre gruppi di Prima Categoria, tutti con all'interno 16 società partecipanti. Stessi identici numeri per la Seconda Categoria. Chiudeva il circolo la Terza, che aveva 15 squadre nel girone A e 13 squadre negli altri tre raggruppamenti.
Un totale di 214 squadre al via, mentre oggi il quadro è composto da 186 partecipanti, dall'Eccellenza unica a 18 squadre fino ai gironi di Seconda Categoria.
L'ULTIMO LUSTRO
Un report ancora più dettagliato è quello che arriva dai dati ufficiali della Figc regionale sugli ultimi cinque anni di calcio in regione. In questo caso non sono contate solamente le squadre partecipanti ai campionati locali. Sono compresi tutti i club, anche quelli professionistici o semiprofessionistici. Ma la sostanza non cambia di molto. Stando alle tabelle, infatti, dal 2018 al 2023 si è passati da 340 a 293 società.
Una diminuzione netta con alcuni dettagli.
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