PORDENONE UDINE - La vicenda della casa di riposo di Spilimbergo, dove la carenza di personale ha indotto la società che gestisce la struttura a far lavorare i dipendenti con turni di 12 ore al giorno è sola la punta di un iceberg che riguarda un numero decisamente alto di strutture residenziali per gli anziani sul territorio del Friuli Venezia Giulia.
COSA SUCCEDE
Da quanto segnalano i Comitati dei parenti, il tutto - come detto - si riflette sull'operatività interna. Ospiti che non vengono curati come dovrebbero, servizi di ricreazione che non possono essere fatti, anziani lasciati per diverso tempo sulle sedie davanti alla televisione o all'aperto, meno assistenza durante i pasti e ospiti che non vengono cambiati con la tempestività che dovrebbe essere necessaria. Il tutto a fronte del fatto che le rette non solo sono aumentate praticamente in tutte le strutture residenziali, ma ovviamente con questi disservizi legati alla carenza di personale, non vengono certo mitigate. Ma c'è di più. In quasi tutte le case di riposo sono aumentati anche i ritmi di lavoro per far fronte alla assenze, così come si sono allungati gli orari. Non tutti hanno scelto di fare le 12 ore come a Spilimbergo (ma ci sono comunque anche altri esempi soprattutto tra le case private), in alcuni casi, però, gli orari si sono dilatati di due ore, senza che il lavoro in più venga riconosciuto con un accordo sindacale e pagato maggiormente.
GLI SPOSTAMENTI
Il quadro non è ancora completato. Dove la stessa cooperativa gestisce più strutture, capita sempre più spesso che le operatrici socio assistenziali che di fatto sono quelle che mandano avanti le case di riposo dal punto della operatività più stretta, vengano inviate quotidianamente a scavalco prima in una struttura, poi in un altra, con le ore divise. Nella maggioranza dei casi non viene neppure rimborsata la benzina per il viaggio.
ALTRI SERVIZI
A Pordenone l'Azienda sanitaria per consentire alle case di riposo pubbliche di poter garantire tutti i servizi ha deciso di trasferire un numero di infermiere e di Oss dall'assistenza domiciliare nelle residenze per anziani, almeno sino alla fine di agosto. Tutto fa supporre, però, che il periodo si allungherà almeno sino alla fine di settembre. Un problema perchè per garantire un servizio importante (le case di riposo) se ne riduce un altro altrettanto fondamentale, l'assistenza integrata domiciliare che solitamente viene utilizzata da malati oncologici, anziani allettati e persone con patologie gravi.
IL SINDACATO
«Se nelle corsie degli ospedali la situazione sta diventando sempre più drammatica, la stessa cosa accade anche nelle case di riposo della provincia e della regione, dove la carenza di personale, oss e infermieri in particolare, sta mettendo in ginocchio i servizi». A parlare Pierluigi Benvenuto, segretario provinciale funzione pubblica della Cgil. «Ci sono seri problemi - va avanti - che derivano proprio dal fatto che è impossibile che una persona possa seguire anche 20 anziani». Evidente che il servizio non possa essere all'altezza.