L'appello di mamma Anna Maria: «Cerco amici per mio figlio fragile, ma non trovo nessuno»

Domenica 20 Marzo 2022 di Denis De Mauro
La madre del ragazzo, Anna Maria Nadalin
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FIUME VENETO - Esiste un limbo nella nostra società che racchiude pochi, sfortunati ragazzi ormai troppo grandi per essere considerati bambini e ancora non abbastanza adulti e soprattutto capaci di prendersi cura di loro stessi. Come Alessandro, 21 anni il prossimo luglio, un viso pulito, una diagnosi di “Lieve disabilità mentale con marcate problematiche relazionali”. Soprattutto, senza un solo amico.

Mamma Anna Maria si è più volte rivolta ai social, con appelli nati dal cuore, nella speranza di trovare, nel mare grande di Facebook, qualche coetaneo di Alessandro capace di condividere con lui una pizza, una passeggiata, 4 chiacchiere da ragazzi. Magari far nascere un vero e proprio gruppo.

Invece, il social che si basa sulla “Richiesta di amicizia” non ha dato risultati, nessuno si è fatto avanti.
Quello on line è stato solo l’ultimo tentativo della mamma 57enne di Bannia di Fiume Veneto che solo qualche anno fa aveva tentato anche la carta della scuola. «Parlai davanti ai ragazzi e alle ragazze del Liceo Scientifico Grigoletti di Pordenone - ricorda - esponendo la mia storia e chiedendo ai giovani presenti se qualcuno di loro se la sentiva di condividere un po’ del suo tempo con Alessandro. Alcuni, toccati dalla sua solitudine, si fecero avanti, ma poi non si concretizzò nulla. Non riuscivano a mettersi d’accordo, o qualcosa del genere...». Più facile si sia trattato di “qualcosa del genere”: la diversità spaventa molti, in tante delle forme in cui può presentarsi.


LA PANDEMIA


Era il 2018, poi è arrivato il Covid. «La pandemia ha enormemente acuito le problematiche esistenti, amplificandole ed aggravandole, anche perché ha bloccato tutto». Per sovrappiù, dato che “L’inferno è lastricato di buone intenzioni” anche la scuola è diventata un problema perchè, ricorderete, ai ragazzi come Alessandro fu consentita la frequentazione, un tentativo di alleggerire la pressione sulle famiglie. «Alessandro si ritrovò con tutti i compagni a casa in Dad e lui da solo in aula, cosa che ha sottolineato ulteriormente la sua diversità, frustandolo ancora di più». Una sensazione non nuova, racconta Anna Maria: «La scuola è stata la parte peggiore, totale mancanza di inclusione. Alle Superiori, Ale ha frequentato per due anni la scuola del Mobile di Brugnera e uno il Liceo Artistico di Cordenons, l’unico interlocutore era l’insegnante di sostegno: in questo modo però, un giovane non migliora i suoi problemi relazionali, anzi».

Il Covid e i Lockdown hanno poi esasperato la situazione, portando talvolta Ale molto vicino ad una rabbia violenta. L’ennesimo ostacolo ad una vita normale. «Ciò di cui non ci si rende conto è che con un ragazzo in difficoltà, anche la famiglia è in difficoltà. Con un figlio disabile, anche la famiglia è disabile». Anna Maria ha lasciato il lavoro una decina di anni fa, era restauratrice: «Mi piange il cuore ancora oggi, certe volte faccio piccoli mobili per le amiche, mi aiuta». È uno dei tanti pegni che pagano le famiglie nella sua situazione: rinunce consistenti, per poter seguire un figlio “speciale”, e siccome la pagnotta a casa deve pur arrivare, papà Tiziano fa l’architetto. Alessandro, nato fortemente prematuro, aveva un gemello che però non ce l’ha fatta. Un’infanzia, la sua, vissuta tra le donne della famiglia, coccolato «forse anche troppo, devo cambiare anch’io», afferma Anna Maria che arriva anche ad una dura autocritica: «Sto imparando ad essere meno accondiscendente, meno morbida: l’amore per Alessandro e la stanchezza mi hanno portato spesso a cambiare dei giusti “no” in arrendevoli “sì”, ma dire sempre si alla lunga non aiuterà l’autonomia di mio figlio».

Autonomia per la quale Alessandro sta ora lavorando grazie a La Luna, nota e ben articolata Associazione di San Giovanni di Casarsa che organizza corsi che avviano le persone con disabilità verso la piena autonomia e magari ad un inserimento lavorativo. Ancora una volta la risposta arriva dal mondo del volontariato. «Siamo arrivati lì grazie all’interessamento della sindaca di Fiume Veneto, Jessica Canton, che ci ha aiutati concretamente. Prima avevo tentato altre strade, come gli Scout, io lo sono stata da ragazza, ma per Alessandro è durata meno di un anno. Poi ho tentato con il teatro, ma dopo qualche lezione mi sono sentita dire che Ale rallentava le prove ed è dovuto venir via». Strutture pubbliche? «Per quanto riguarda la parte farmacologica, mio figlio è seguito dal Csm di Azzano X, per il resto dai Servizi Sociali, ma in nessun caso si è mai arrivati al nocciolo della questione, ovvero la creazione di un gruppo, un insieme di ragazzi con i quali condividere anche solo la compagnia, imparare a rapportarsi».
Con Alessandro come va adesso? «Certe volte facciamo delle litigate pazzesche, lui deve pian piano staccarsi da noi, avere la sua vita, anche se noi per lui ci saremo sempre». C’è un po’ di stanchezza nella voce di Anna Maria. Tanti anni passati a combattere per il figlio si fanno sentire, anche se non l’abbattono di certo. «Alessandro talvolta dice cose che non può, che non si dicono. Anche lui sa di non doverle dire, ma lo fa lo stesso, come gesto di ribellione. L’adolescenza è stata un periodo terribile. Una volta mi vergognavo di certe sue uscite, oggi no: cosa devo fare? Tenerlo chiuso in casa, come si faceva una volta? Non esiste». Ma cosa gli scappa ad Alessandro, come può imbarazzare? «Magari ti guarda e ti dice che oggi sei vestita come una prostituta, e neanche usando quel termine lì, ma l’altro...».


LA STRUTTURA


Problemi relazionali: Ale non può superarli, pare ovvio, senza relazionarsi, ma la struttura sociale che ha intorno sembra non potergli dare quel poco che gli serve per migliorare almeno un po’. «Ho ritentato con gli Scout, un gruppo diverso, oltre un anno fa, ma mi hanno risposto dopo mesi, dicendo che ormai era troppo grande e che quel tipo di organizzazione non era comunque per tutti». Vero è il detto che “Chi trova un amico trova un tesoro”, ma per Alessandro l’amico che manca avrebbe quasi il valore di un farmaco salvavita, una terapia per migliorare, se non guarire. La mamma non si è ancora arresa, per fortuna. «Sui social le risposte non sono mancate, ma si è trattato esclusivamente di mamme che mi hanno regalato la loro solidarietà».
Le mamme: l’unico, concreto, vero welfare delle famiglie italiane. «Ragazzi dell’età di Ale non se ne sono fatti avanti, non uno, anche se certo non verrebbero mandati allo sbaraglio: incontrerebbero Ale con l’aiuto di un educatore, una figura ponte». Alessandro ha le capacità cognitive di un ragazzo di 14, 15 anni: «Non ha molti argomenti, ma, per esempio, gli piace molto la musica. È un fan di Loredana Bertè, Rettore, la Vanoni, Francesco De Gregori: impara i testi a memoria e li recita come fossero poesie». In alcuni casi lo sono e la musica, si sa, tra i giovani è terreno d’incontro. Andrebbe bene perfino se l’amico o l’amica, o meglio ancora, gli amici che mancano fossero patiti di Heavy Metal. Potrebbe sopportare, sarebbe quasi bello sopportarli, o anzi magari scontrarsi un po’: «È meglio la Vanoni!», si inserisce Alessandro. Speciale, come ventenne, anche nelle scelte musicali. E ingiustamente solo.

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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