Dadi Home, il B&B dell’inclusione: ecco la scommessa dei ragazzi down

Domenica 20 Marzo 2022 di Federica Cappellato
I SERVIZI I ragazzi si occupano di tutta l’organizzazione del B&B, dalla colazione alle pulizie

PADOVA - Le lenzuola profumano di bucato, sui comodini le abat-jour diffondono una luce soffusa e rasserenante, gli asciugamani sono candidi e piegati alla perfezione: benvenuti in una dimora che irrora il calore di casa, ma in realtà è un b&b gestito da ragazzi speciali. Prenotazioni aperte da oggi per “Dadi Home”, la nuova struttura ricettiva gestita da quattro amici con sindrome di Down, situata nel centro storico di Padova in via Santa Sofia al civico 100, accanto all’omonima chiesa medievale. In attesa dell’inaugurazione ufficiale che avverrà a maggio, ecco che le cinque camere doppie - caratterizzate da un design minimal, uno stile raffinato e confortevole - sono pronte a ospitare turisti provenienti dall’Italia e dall’estero.
 

L’IDEA
Il progetto, fortissimamente voluto dalla cooperativa “Vite vere Down Dadi”, intende offrire alle persone con disabilità intellettiva un’opportunità di inclusione lavorativa e sociale spendibile nel mondo della ricezione turistica. I magnifici quattro - Matteo, Giulia, Giorgia e un altro Matteo, età compresa tra i 23 e i 32 anni - saranno impegnati in prima linea, dall’accoglienza degli ospiti in fase di check-in e di check-out, al riordino delle camere e degli ambienti in generale, fino al servizio della colazione in una sala dedicata. «Grazie alla vicinanza di numerosi sponsor e partner siamo riusciti a realizzare un sogno nato ormai diversi anni fa», dichiara orgogliosa Patrizia Tolot, presidente della cooperativa “Vite vere Down Dadi”. Un sogno che prende corpo e vita da una vecchia sagrestia rimasta inutilizzata per quindici anni, strappata al degrado e convertita in un progetto innovativo di welfare, generativo e sostenibile.
 

LE CARATTERISTICHE
Non il solito hotel, non un b&b come altri mille ma una realtà d’accoglienza unica nel suo genere nel territorio. Il progetto originario si chiamava “Slow down Santa Sofia”, che nelle intenzioni dell’ideatrice Tolot significa “vai piano, rallenta, guarda attorno la meraviglia”. La meraviglia è una palazzina offerta in comodato d’uso per cinquant’anni dal parroco di Santa Sofia don Giorgio Ronzoni alla cooperativa che quattro anni fa aveva già bell’e pronto il piano di ristrutturazione: cenerentola è diventata principessa, ovvero una palazzina di due piani con cinque stanze, dieci posti letto, salette comuni per conversare e stare insieme. 
 

LA REALIZZAZIONE
Il Comune approvò il cambio di destinazione d’uso dell’immobile, poi l’attenzione si concentrò sui finanziamenti.

Perchè l’illuminato sogno, per spiccare il volo, aveva prosaicamente bisogno di denari. Ristrutturazione e arredi sfioravano, a preventivo, i 460mila euro, di cui 300mila ce li mise la Fondazione Cariparo, per il resto “Vite vere” si affidò al buon cuore della gente comune e alla capacità di bravi sponsor. In mezzo la pandemia da Covid-19, ma adesso si taglia il traguardo: due piani modernissimi di circa 130 metri quadrati ciascuno, situati in una posizione centralissima, all’angolo fra via Santa Sofia e via Altinate, e con ampio giardino privato. La volontà era ed è quella di dar vita a una forma particolare di turismo, di stampo culturale e religioso soprattutto, lo “Slow tourism”, il viaggiare dall’incedere lento e socialmente utile. «Il servirsi della struttura instaurerà un rapporto diverso fra cliente e gestore, cambiando completamente - rileva Tolot - quell’idea di “beneficenza” basata sull’assistenzialismo, che spesso crea appiattimento e pericolosa dipendenza». I ragazzi da oggi diventano affittacamere con la supervisione di alcuni operatori, prenotazioni aperte sulla piattaforma Yourbanflat. Comunque vada, è già un successo.

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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