CLAUT - «La montagna è sempre più sola e abbandonata al proprio destino. La Guardia medica è quasi una chimera e i concittadini, e i tanti emigranti e turisti che popolano l'Alta Valcellina d'estate, devono sperare di stare bene perchè il presidio che ci è stato assegnato, ad esempio, per il prossimo fine settimana, è quello di Sacile, a un'ora e un quarto di auto e 63 chilometri di distanza»: il grido di dolore è del sindaco di Claut, Gionata Sturam, per nulla soddisfatto dal tentativo di rassicurazione ricevuto dopo le lettere di protesta inviate in Regione, e alla Conferenza di Area Vasta, da parte della direzione dell'Asfo.
SERVIZIO ASSENTE
«Ognuno invoca, giustamente, il potenziamento dei servizi per la propria comunità - rimarca l'amministratore della stazione turistica montana -, ma se nel gioco degli incastri viene a mancare la Guardia medica a Pordenone, San Vito, Sacile o Spilimbergo, i cittadini hanno il Pronto soccorso a cui rivolgersi.
VALCELLINA DIMENTICATA
La situazione di Claut è penalizzante da mesi: gli abitanti dell'Alta Valcellina hanno ora la possibilità di usufruire della Guardia medica notturna (quando c'è, le defezioni si sprecano) soltanto dalle 20 alle 24 e di conseguenza dalla mezzanotte alle 8 qualunque problema di salute può essere affrontato soltanto raggiungendo gli ospedali di riferimento. «Come ho più volte ribadito - ha aggiunto, provocatoriamente, il sindaco -, dobbiamo imparare ad ammalarci a tempo. Dobbiamo sapere ascoltare i segnali del nostro corpo e fiondarci dal dottore prima che sia troppo tardi. Se il malessere ci sveglia nel cuore della notte, siamo fregati: ce lo teniamo, sperando che tutto vada bene, fino alla mattina seguente, oppure iniziamo un mesto pellegrinaggio notturno in cerca di assistenza».
I DUBBI DEL SINDACO
Asfo ha convocato il 2 settembre il tavolo del comitato aziendale della medicina generale per dare operatività alla figura dei responsabili della continuità assistenziale. La Guardia medica, inoltre, potrà essere incentivata da formazione, reperibilità e remunerazione aggiuntiva prevista per l'attività ambulatoriale prestata. L'Asfo ha previsto anche che, in caso di disdetta del turno, i medici debbano darne comunicazione per tempo. «Tutto bello - ha concluso Sturam -, ma sarebbe un segnale in controtendenza se si iniziasse a sanare la carenza partendo dalla montagna e non dal capoluogo».