PADOVA L’Ulss 6 vende due storici gioielli legati alla sanità padovana, da anni in stato di abbandono e al centro di tira e molla per progetti di recupero. Si tratta della chiesa del Beato Pellegrino, sita nell’omonima via al civico 30 a Padova e di Villa Maran, in via Pietro Cosma a Camposampiero. L’edificio religioso, che faceva parte dell’ex ospedale geriatrico, è stato valutato 544 mila euro dall’Agenzia delle Entrate di Padova.
La chiesa
Dal 2003, in concomitanza con la chiusura dell’ospedale geriatrico, la chiesa del Beato Pellegrino era stata ceduta in comodato d’uso gratuito alla Curia. La cappella in passato è stata utilizzata dalla comunità romena per celebrare la messa, anche se i segni del tempo e l’umidità avevano già iniziato a compromettere intonaci, dipinti, tele e l’organo a canne (costruito nel 1850 riutilizzando del materiale fonico settecentesco e un precedente strumento di Angelo Agostini). Di fatto, a parte piccoli lavori di manutenzione eseguiti dai fedeli della comunità romena, negli anni non ci sono stati investimenti importanti. Fondamentale è stata la sistemazione del tetto, dal quale erano visibili infiltrazioni, avvenuta la scorsa estate. La chiesa è incastonata all’interno del complesso del Beato Pellegrino completamente rinnovato e già utilizzato dall’Università di Padova. E’ possibile, dunque, che il primo acquirente in lizza sia proprio il Bo. Prima però sarà necessario sconsacrare la chiesa e restituire le reliquie presenti nell’altare maggiore alla Curia. Nel corso degli ultimi anni, intanto, è stato portato a termine un puntuale lavoro di recupero e catalogazione delle opere al fine di proteggerle da intemperie e rischio trafugamento. La chiesa era già sta depredata nel 1993. Una delle tele rubate, attribuita a Palma il Giovane è stata recuperata nel giugno 2014, appesa al muro di un’abitazione di un rodigino.
La villa
Il complesso architettonico di Camposampiero versa in condizioni di degrado da 20 anni e, pur essendo già stato messo in vendita, finora non ha suscitato interesse. Nel 2015 la Regione aveva previsto la concessione di contributi per un valore di 250 mila euro per effettuare “interventi di valorizzazione, conservazione e restauro di edifici dotati di particolare pregio architettonico”, come appunto villa Maran. Nonostante l’interessamento dell’allora direttore generale Francesco Benazzi non se ne fece nulla. Ancora prima, l’ex Ulss 15 aveva approvato un progetto, redatto dall’architetto Bruno Stocco, di un primo stralcio degli interventi di restauro dell’intera zona.