Studenti di Abano Terme e Padova in servizio alle Cucine Popolari per la Pcto: «Una vera esperienza di vita e ci aiutano con l'organico ridotto»

Domenica 6 Agosto 2023 di Vittorio Pierobon
I giovani in servizio alle Cucine Popolari

PADOVA - Un’estate al servizio dei poveri. È una scelta coraggiosa, sopratutto se i volontari sono giovani studenti delle scuole superiori. Alle Cucine Economiche Popolari, il “ristorante” dei poveri, degli immigrati in cerca di sistemazione, dei clochard e degli emarginati di Padova, quest’estate è arrivata una ventata di freschezza. L’hanno portata gli studenti dell’istituto Alberti di Abano e del Curiel e del Tito Livio di Padova, che hanno scelto di svolgere alle Cucine il Pcto (acronimo che sta per Percorsi trasversali per l’orientamento), la vecchia alternanza scuola-lavoro, obbligatoria nell’ultimo triennio delle superiori.

LA DECISIONE

Una scelta forte, non certo un percorso di comodo. Ci sarebbero state altre opzioni più leggere. Ma per chi ha scelto le Cucine è stata una scelta appagante, a giudicare da quanto scrivono gli stessi ragazzi in un articolo, pubblicato sulla newsletter della mensa padovana: «È stata un’esperienza incredibile e straordinaria, che ci ha cambiato profondamente e ci ha insegnato tanto sulla solidarietà e sull’importanza di aiutare chi è meno fortunato». «Grazie ancora per questa esperienza che mi ha aperto gli occhi – aggiunge Margherita, in una delle decine di post e messaggi lasciati dai ragazzi –. Grazie al lavoro con voi ho aperto gli occhi sulla realtà».

L’INIZIATIVA

È il terzo anno che le Cep (questa volta l’acronimo sta per Cucine Economiche Popolari) aprono agli studenti. L’idea è partita dall’Ufficio scolastico della Diocesi e suor Albina Zandonà, la vulcanica direttrice, non si è fatta pregare. Con la collaborazione di un dirigente scolastico di un importante liceo del Veneziano, che svolge volontariato in forma anonima, la direttrice ha aperto le porte agli studenti. «Ma non dovete parlare di me – si schermisce la suora – i protagonisti di questa bellissima storia sono i giovani, che stanno rendendo molto più fresca questa calda estate e ci aiutano a risolvere i problemi di organico, perché giustamente anche i volontari tradizionali, che ci sostengono durante l’anno, in questo periodo vanno in ferie.

Ma i poveri non vanno in ferie e devono mangiare anche in luglio e agosto. E noi dobbiamo garantire i servizi essenziali, che non sono solo il mangiare, ma anche l’uso di docce e servizi igienici e la possibilità di avere visite mediche».

LE MANSIONI

Le Cep sono un punto di rifermento fondamentale per gli ultimi, che vivono ai margini della società, oppure per le persone in dignitosa povertà che cercano di risparmiare sui pasti, per avere i soldi per pagare l’affitto. I numeri parlano chiaro, in questo periodo vengono serviti 180-190 pasti a pranzo e un centinaio a cena.
Gli studenti si occupano del servizio agli sportelli, preparano i vassoi e girano tra i tavoli per aiutare i clienti. Ed è proprio il contatto tra gli studenti e quell’eterogeneo popolo di sbandati a rendere davvero “istruttivo” lo stage. «In quelle persone abbiamo incontrato storie di vita incredibili – scrivono ancora i ragazzi –. Grazie a loro abbiamo imparato a guardare il mondo con occhi diversi. Abbiamo capito quanto siamo fortunati nel poter aiutare gli altri». E non si tratta di lavoro leggero. Durante l’anno si svolge a scuola un corso per preparare i ragazzi alla realtà che avrebbero trovato alle Cep. Poi a gruppi di 7-8 persone, da giugno a settembre, in “trincea” tra i tavoli delle Cucine. Dalle 11.30 alle 13.30 il servizio a tavola, con temperature piuttosto calde, data la vicinanza con i fuochi delle cucine. Poi, dopo aver mangiato lo stesso cibo degli ospiti, sparecchiare le tavole, pulire. E poi ancora una seduta di dialogo tra loro con un operatore. Un ‘esperienza formativa che trova il consenso degli stessi “clienti”, felici di avere la possibilità di scambiare qualche parola con chi potrebbe essere loro figlio o loro fratello.

I RISULTATI

«Abbiamo fatto un sondaggio con l’aiuto di una psicologa – spiega la direttrice – ed è emerso che i nostri ospiti percepiscono i giovani come persone prive di pregiudizi e per questo si sentono più liberi di parlare. Non si sentono giudicati». Sono già 140 gli studenti che nelle precedenti due estati si sono alternati alle Cucine. Un’altra settantina si aggiungerà quest’anno. E tutto lascia pensare che ci sarà un seguito. Sono gli stessi studenti ad incitare i compagni a seguire il loro esempio. «Se state cercando un’esperienza significativa e gratificante, vi incoraggiamo vivamente a considerare il volontariato alle cucine popolari della vostra città. Ogni contributo, anche il più piccolo, fa una differenza enorme nella vita di chi è meno fortunato. Non solo aiuterete gli altri, ma scoprirete anche un nuovo mondo di empatia e connessione umana che vi ispirerà e vi cambierà per sempre».

LA SODDISFAZIONE

Sono state proprio queste testimonianze gioiose a convincere suor Albina a dare visibilità all’iniziativa: «Purtroppo siamo abituati a leggere storie di adolescenti che aggrediscono persone e distruggono cose, ragazzi che si comportano come bulletti, ma ci sono anche adolescenti che scoprono la bellezza del dono e sono felici di dare del tempo in una realtà come le Cep. Forse non fanno notizia, però anche questi sono i giovani d’oggi. Ragazzi da cui dobbiamo imparare».

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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