PADOVA - Attriti post-elettorali in casa Partito democratico. La consigliera regionale Vanessa Camani intesta al partito la vittoria di Vittorio Vascon, ma la segretaria provinciale Sabrina Doni frena: «Il Pd non sosteneva nessuna lista». Riaffiorano antichi malumori e spaccature interne alla comunità Dem locale.
L'ultima spaccatura si sarebbe consumata in un'accesa riunione tenutasi prima delle elezioni al circolo di Casale di Scodosia. Erano presenti la segretaria provinciale del Pd, Sabrina Doni, e altri maggiorenti come Federico Ossari e l'ex deputata Giulia Narduolo. Racconta Magagna: «In quella sede ho ricevuto anche aggressioni verbali, ma alla fine ognuno è rimasto con le proprie posizioni. Nessuno mi ha invitato a non candidarmi e sono andato avanti per la mia strada. Mi stupisce che ora salgano tutti sul carro del vincitore, anche quelli che non hanno meriti. Nella lista di Vascon ci sono anche persone che sei anni fa hanno mandato a casa l'amministrazione di centrosinistra». La frattura infatti parte da più lontano: nel 2017 la comunità democratica si è definitivamente divisa sul tema della fusione che ha dato origine a Borgo Veneto. Magagna era contrario, il gruppo ora in maggioranza era favorevole. Si rammarica Doni: «Magagna è stato il primo a partire con la sua proposta di centrosinistra. Noi come partito non abbiamo preso posizione ufficialmente in campagna elettorale e non concordo sul fatto che il Pd debba intestarsi la vittoria di Vascon, non essendo lui un tesserato Pd e contenendo la sua lista anche esponenti di destra fino a FdI. Spiace vedere che il Pd locale si sia diviso non su contenuti riguardanti i valori o le politiche portate avanti dal partito nazionale, ma su questioni locali. A perderne è non solo il centrosinistra, ma l'intera comunità di cui si è parte».