Ragazzini rapinati dello smartphone da incappucciati armati, fuggiti sulle loro mtb

Martedì 26 Maggio 2020 di Eugenio Garzotto
Ragazzini rapinati dello smartphone da incappucciati armati, fuggiti sulle loro mtb

ABANO - Si sono visti comparire di fronte i due uomini all'improvviso, il volto mascherato, con atteggiamento inequivocabilmente minaccioso. Uno dei malviventi impugnava infatti una pistola con cui ha intimato loro di consegnare i telefonini cellulari. Poi si sono dati alla fuga in sella alle mountain bike dei malcapitati. É stata decisamente una brutta avventura quella che hanno vissuto tre quindicenni, due residenti ad Abano e uno a Selvazzano, bloccati domenica pomeriggio in via Malachin dalla coppia di misteriosi individui. Il terzetto, due in bici e l'altro a piedi, stava percorrendo in tranquillità l'arteria che collega la provinciale Romana Aponense con il comprensorio residenziale all'ingresso est della cittadina termale. Un sereno pomeriggio domenicale, dopo tanti giorni chiusi in casa per l'emergenza Coronavirus, parlando del più e del meno. Ad un tratto, sono stati avvicinati dai due malviventi che camminavano a passo spedito. Entrambi avevano il volto coperto dai cappucci delle felpe e da sciarpe.

LA MINACCIA
«State calmi e dateci i telefonini» è stata l'intimazione di quello che ha spianato in faccia ai ragazzini la pistola. I tre, atterriti, non hanno potuto fare altro che consegnare i loro smartphone. Una volta arraffati i cellulari, la coppia si è impadronita anche delle due mountain bike, con le quali si è data alla fuga pedalando svelta. Alcuni minuti di comprensibile smarrimento, poi i tre quindicenni hanno raggiunto l'abitazione di uno di loro che ha avvertito i genitori di quanto era appena accaduto. Subito è partita la segnalazione al 112. Immediatamente i militari dell'Arma hanno iniziato a battere a tappeto le zone circostanti il posto dove, in una manciata di attimi, si era consumata la rapina. Ma finora le ricerche degli uomini in divisa non hanno avuto esito.

L'IDENTIKIT
Agli investigatori i giovani, in forte stato di choc, hanno fornito un identikit piuttosto sommario dei loro aggressori: alti e snelli, forse sui venti-venticinque anni. Non è inoltre escluso che si tratti di stranieri. Il rapinatore che ha intimato di consegnare i telefonini, a loro dire, parlava infatti un italiano corretto ma sembra con un leggero accento straniero, forse dell'Est europeo. Anche l'arma con la quale sono stati minacciati, secondo la descrizione fornita ai carabinieri della stazione aponense, sembrerebbe essere la replica di una pistola vera. A rendere difficoltosa l'indagine, il tempo trascorso fra la rapina e l'allarme dato dai tre ragazzini, più che sufficiente alla coppia per far perdere le proprie tracce. Forse in una delle laterali di via Malachin, forse in direzione dell'ipermercato Ca' Grande di Piazzale Michelangelo, a poche centinaia di metri di distanza, oppure addirittura verso il centro. Il possesso della pistola finta da parte di uno dei due, inoltre, farebbe pensare a un'azione se non proprio studiata a tavolino, almeno organizzata con un minimo di metodo. Resta però da chiarire se il terzetto di giovani fosse stato adocchiato in precedenza e seguito prima di entrare in azione, oppure si sia trattato dei primi malcapitati incontrati nel corso della scorribanda pianificata.
 

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