Rapina in villa e anziani pestati a Padova, arrestato un 33enne moldavo. Stava per assalire la casa di un noto professionista di Teolo

Complici fatti arrivare dal Paese di origine. Ad agosto aveva fatto razzia nell'abitazione dei due coniugi, le informazioni dall'ex giardiniere e dalla colf connazionali. L'uomo è l'autore anche autore di una violenza sessuale commessa sempre a Padova ai danni di una 53enne

Domenica 9 Ottobre 2022
Rapina in villa e anziani pestati a Padova, arrestato un 33enne moldavo
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PADOVA - Rapina in villa a Padova, preso uno dei presunti autori del colpo, avvenuto lo scorso 18 agosto ai danni di una coppia di anziani. Oggi, 9 ottobre 2022, è stato arrestato dai poliziotti un cittadino moldavo di 33 anni, residente e dimorante a Padova da molti anni. Per gli inquirenti l'uomo sarebbe l'autore di un altro gravissimo episodio di rapina e violenza sessuale commessi a Padova nel giugno 2020 ai danni di una 53enne. L’arresto da parte dei poliziotti è stato eseguito su ordine della Procura della Repubblica, grazie ad un’ordinanza di applicazione di misura della custodia in carcere richiesta ed ottenuta dal Giudice per le Indagini Preliminari sulla base dei gravi indizi raccolti dagli inquirenti.

Rapine in ville e case

Il 33enne è onsiderato non solo l'autore della rapina di agosto, alla quale presero parte altri suoi complici e connazionali, uno dei quali già individuato, ma anche di ulteriori gravi rapine in abitazione commesse sempre a Padova, nel 2020.

Il prossimo colpo a Teolo, noto professionista pedinato

Secondo gli inquirenti il 33enne sarebbe anche l'ideatore di una tentata rapina in villa – questa volta progettata ai danni di un facoltoso professionista di Teolo e dei suoi famigliari – che l’indagato aveva intenzione di compiere già nei prossimi giorni avvalendosi di un altro complice, anche lui moldavo ed anche lui individuato nel corso dell’indagine. Come si muoveva per preparare le rapine? L'indagine su quella che stava per svolgersi a Teolo ha fatto capire agli investigatori che il 33enne, con l'aiuto di un connazionale giunto appositamente in Italia dalla Moldavia, faceva diversi sopralluoghi, sia a Padova che in provincia, in corrispondenza di alcune abitazioni lussuose, fra le quali proprio la villa di Teolo. Ma non solo, il noto professionista che sarebbe potuto essere la prossima vittima del malvivente, veniva pedinato anche fino al luogo di lavoro, al fine di acquisirne le abitudini di vita e poter stabilire le modalità della rapina,ovvero, come introdursi con violenza nell'abitazione, studiando le vie di accesso, i possibili luoghi di appostamento, i sistemi di allarme e gli orari della vittima e dei suoi familiari, come pure della vigilanza.I due non hanno però messo in conto di essere a loro volta pedinati dai poliziotti della Squadra Mobile.

La rapina nella villa dei due anziani: violenza inaudita

Il 33enne, assieme ad altri quattro complici, fra cui un suo connazionale di 30 anni, anche lui residente nel padovano ma di fatto dimorante in provincia di Sondrio, è stato quasi subito individuato fra gli autori della rapina di via Asiago a Padova. In quell’occasione uno dei rapinatori (tutti incappucciati oltre che armati) aveva sorpreso l’83enne all'esterno dell'abitazione e lo aveva trascinato di peso dopo una colluttazione, procurandogli così lesioni per 20 giorni. All'interno dell'immobile si erano nel frattempo introdotti gli altri suoi complici. Uno di questi aveva immobilizzato a terra e imbavagliato anche la moglie della vittima, di 79 anni. La donna aveva iniziato a urlare e il bandito le aveva puntato a una pistola contro, colpendola ripetutamente al volto con dei pugni, al punto da provocare anche a lei lesioni per 20 giorni. Alla vista delle condizioni della moglie l’83enne aveva cercato di reagire, ma era stato minacciato con una pistola puntata alla gola; nel contempo gli erano state legate le mani ed era anche stato imbavagliato con alcuni indumenti. I rapinatori erano riusciti ad impossessarsi della fede e dell'orologio indossati da ciascuna delle vittime, oltre che di ulteriori monili ed effetti personali per un valore complessivo pari a circa 19.000 euro.

 

Le indagini e come si è arrivati al 33enne

La Chrysler Station Wagon sospetta

La scrupolosa analisi delle immagini videoregistrate dalle telecamere cittadine e private, individuate ed analizzate una per una dai poliziotti nelle ore e nei giorni successivi, in tutta la zona interessata dal grave evento, ha consentito loro di individuare la presenza sospetta all’interno di una stazione di servizio di via Armistizio – distante circa un chilometro dal punto situato su Corso Boston da dove gli agenti avevano da subito intuito che i rapinatori si erano introdotti nell’area di pertinenza dell’abitazione delle vittime, raggiungendola poi a piedi –, per l’intero arco temporale in cui veniva commessa la rapina, di un’auto Chrysler Station Wagon. Analizzando l’intero materiale acquisito, ed individuata la targa dell’auto, gli investigatori della Squadra Mobile hanno ricostruito il percorso che la stessa aveva effettuato il giorno della rapina, fino a convincersi che la stessa era stata utilizzata per condurre sul posto e poi recuperare i rapinatori. L’auto, intestata ad una 60enne di Vo' Euganeo è risultata in uso al figlio 33enne moldavo, incensurato e disoccupato, da anni a Padova. ;a dell'auto non si sono trovate tracce, nonostante i controlli. ma poi la svolta.

Mediante l’analisi del traffico di un’utenza riconducibile al 33enne, individuato con certezza nel soggetto alla guida dell’autovettura utilizzata dai rapinatori, i poliziotti hanno verificato come si era effettivamente spostato, già all’indomani della rapina, in provincia di Sondrio, e precisamente in località Grosio, ove veniva finalmente rilevata qualche giorno dopo la presenza della sua auto, parcheggiata nei pressi di un’abitazione che riconduceva ad un uomo ed una donna di nazionalità moldava.

E qui, inaspettatamente, il collegamento con la coppia di anziani vittime della rapina in villa a Padova.

Il giardiniere e la colf

Questi ultimi avevano lavorato proprio alle dipendenze della coppia di anziani di Padova sino al 2017, l’uno come giardiniere, l’altra come colf. Le ulteriori indagini hanno consentito quindi di individuare proprio nel figlio dell’uomo un altro dei complici della rapina, che aveva in effetti raggiunto Padova i primi giorni di agosto, rimanendo ospite del suo connazionale. Proprio da costui si è ragionevolmente ritenuto siano arrivate le informazioni sulla villa della coppia rapinata, come l’esistenza di una cassaforte all’interno dell’abitazione, che i rapinatori hanno cercato spasmodicamente, ma senza riuscire a trovarla.

È su tali prime, chiare evidenze che si è sviluppata l’intera attività di indagine, che ha non solo portato ad accertare la responsabilità dei predetti due soggetti per la grave rapina dell’agosto, ma ad acquisire pure prove di altri gravissimi episodi, ovvero ad accertare la continua dedizione da parte dei soggetti a compiere sopralluoghi per l’individuazione e studio di altre potenziali vittime (di cui riuscivano ad ottenere informazioni da terzi soggetti); per lo più vittime inermi e indifese, presso le cui abitazioni commettere rapine con uso di pistole e coltelli.

La violenza sessuale a Padova nel 2020

Il 33enne arrestato a Padova è stato così individuato non solo quale capo-maglia, nel senso che era lui ad accogliere e coinvolgere nelle rapine suoi connazionali, fatti giungere a tale scopo in Italia per pochi giorni, ma anche quale autore di un episodio di rapina e violenza sessuale commessi a Padova nel giugno 2020 ai danni di una 53enne. Introdottosi nel garage condominiale, travisato con un passamontagna, sotto la minaccia di una pistola e di un coltello aveva costretto la donna a consentirgli l’accesso nel suo appartamento, sottraendole una decina di borse griffate, posate d'argento, orologi preziosi, anelli e bracciali, e costringendola a subire atti sessuali.

Doppia rapina a casa di un noto padovano

Sempre lui è stato individuato dai poliziotti quale autore di altre due gravi rapine commesse a distanza di un solo giorno ai danni di una stessa vittima, un noto 75enne di Padova. Nel luglio 2020, infatti, si era introdotto per ben due volte all’interno dell’appartamento dell’uomo, impossessandosi, anche in questo caso sotto la minaccia di una pistola e di un coltello, sia di denaro contante che di un prezioso orologio.

Cosa hanno trovato in casa del 33enne e del complice

In sede di esecuzione della misura cautelare, la Procura ha demandato ai poliziotti della Squadra Mobile tre perquisizioni nei confronti sia del 33enne dimorante a Padova che del suo complice dimorante a Sondrio, in luoghi ed abitazioni loro riconducibili. All’esito delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sequestrati presso il solo appartamento in uso all’arrestato di Padova, sia cose pertinenti ai reati, strumenti e capi di abbigliamento utilizzati in fase di sopralluogo e di rapina: guanti, passamontagna, binocoli, oggetti atti ad offendere, fra cui un coltello di grosse dimensioni, persino un piano di azione con la mappa di una villa, sia dell’ulteriore merce griffata, di probabile provenienza furtiva, per un valore commerciale compreso tra i 20.000 ed i 25.000 euro, di cui si è ancora in attesa dei necessari riscontri. All’interno della medesima abitazione è stato identificato un altro moldavo di 29anni, allo stato meramente sospettato di aver preso parte quanto meno ad alcuni sopralluoghi prodromici a futuri furti e rapine in abitazione, in ogni caso anche lui deferito per ricettazione in relazione alla merce rinvenuta in loro possesso, ennesima riprova del fatto che il 33enne era solito accogliere propri connazionali coi quali poi commettere le gravi azioni.

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 10:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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