Padova. Delitto di Forcellini, i due fratelli accusati dell'omicidio di fronte al Gip fanno scena muta

Ilmi e Klinton Rakipaj sono accusati dell'omicidio di Albert Deda, 24 anni, e del tentato omicidio di altri due giovani. Con l'aggravante dei futili motivi

Giovedì 27 Luglio 2023 di Marco Aldighieri
I fratelli Rakipaj

PADOVA - Bocche cucite davanti al Gip di Gorizia. I fratelli albanesi Ilmi e Klinton Rakipaj, rispettivamente di 24 e 19 anni, ieri davanti al giudice si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il loro fermo è stato convalidato e restano in carcere con l’accusa di omicidio e duplice tentato omicidio con l’aggravante dei futili motivi. Il movente è dunque ancora avvolto nel mistero. Gli inquirenti, al momento, sembrano avere molti dubbi sul perchè i due fratelli domenica pomeriggio nell’androne della palazzina di via Dorighello al numero 8, nel quartiere Forcellini, hanno compiuto un massacro. L’avere negato ospitalità a un altro giovane albanese, sbarcato in Italia lo scorso sabato, appare un motivo poco credibile per dare vita a una carneficina. I carabinieri, in queste ore, stanno battendo diverse piste oltre a cercare i vestiti sporchi di sangue che i Rakipaj avrebbero gettato durante la loro fuga in autostrada in direzione del confine sloveno.

Le indagini

Domani mattina alle 8 il medico legale Guido Viel, nominato dal pubblico ministero Roberto Piccione titolare del fascicolo, eseguirà l’autopsia sul corpo del 24enne Albert Deda. Da un primo esame esterno del cadavere, il giovane albanese sarebbe stato ucciso con un solo fendente dritto al cuore. Durante l’esame autoptico verranno anche prelevati alcuni campioni di organi interni da sottoporre ai test tossicologici. Intanto i carabinieri stanno analizzando il traffico telefonico intercorso, nei giorni prima del delitto, tra i fratelli Rakipaj, il morto e gli altri due feriti sempre di nazionalità albanese. I loro smartphone saranno anche passati al setaccio per scovare eventuali file audio e video utili all’inchiesta. Gli inquirenti devono anche raccogliere le impronte digitali trovate all’interno della Renault Clio rossa utilizzata dai due fratelli per tentare la fuga. Nell’utilitaria inoltre sono state riscontate numerose macchie di sangue. L’attenzione sul caso da parte della Procura è ancora molto alta. I due feriti, ricoverati con diverse ferite da taglio in tutto il corpo, restano piantonati. Gli uomini dell’Arma sorvegliano a vista le loro stanze di ospedale perchè temono ritorsioni e vendette. Il più piccolo dei due, A.C. di 26 anni, domenica pomeriggio prima di entrare in sala operatoria ai carabinieri ha dichiarato: «Ad accoltellarci sono stati i fratelli Rakipaj poi scappati con la Renault rossa». Restano dubbi anche sulle armi. Gli inquirenti, nel tardo pomeriggio di domenica, all’interno dell’appartamento in locazione ai due fratelli hanno sequestrato una serie di coltelli da cucina.

Ma al momento nessuno di questi sembra essere stato impugnato da Ilmi e Klinton per il massacro. È possibile che durante la fuga verso il confine sloveno si siano liberati, oltre che dei vestiti sporchi di sangue, anche dei coltelli. E poi non è ancora chiaro dove si siano fermati mentre scappavano da Padova. Sei ore per raggiungere il confine sono troppe, quando al massimo si arriva in Slovenia dopo tre ore di viaggio solo se il traffico è molto intenso ma domenica pomeriggio era scorrevole.

La famiglia

I parenti di Albert Deda, affiancati dal legale Pietro Masutti, sperano già nella giornata di domani al termine dell’autopsia di avere il nulla osta dalla Procura per rimpatriare la salma del ragazzo in Albania. Cattolici credenti hanno fretta di celebrare il suo funerale. La mamma Mira non si dà pace. «Albert era un bravo ragazzo e in Italia lavorava». Albert, come i due presunti assassini e i due feriti, è risultato incensurato. Nemmeno un precedente di polizia. E tutti hanno un impiego. Perfettamente inseriti, spesso si frequentavano.

Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 11:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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