Sara uccisa, la mamma disperata: «Non li ho mai visti litigare». Alberto è indagato per omicidio volontario

Giovedì 29 Febbraio 2024 di Marina Lucchin e Nicola Munaro
Sara uccisa, la mamma disperata: «Non li ho mai visti litigare». Alberto è indagato per omicidio volontario

PADOVA - Sentita dai carabinieri poche ore dopo aver scoperto che sua figlia Sara Buratin, 40 anni, era stata accoltellata e uccisa dal compagno Alberto Pittarello, 38 anni, Maria Pasqualetto ha fatto mettere a verbale una frase che ha spalancato il baratro dell’incomprensibile: «Non li ho mai visti litigare».

Dove quel «li» metteva assieme Sara e Alberto. Insieme da vent’anni, una figlia di 15 che ora vive con i parenti della mamma a Terrassa Padovana, avevano tenuto sotto traccia la fine della loro storia. Sara - la sua macchina rossa era ancora parcheggiata in viale Italia a Bovolenta, davanti alla casa della madre - era tornata a vivere da lei da due settimane. Aveva portato con sé anche la figlia, lasciando la grande villa di via San Gabriele, dove viveva lei con tutta la famiglia Pittarello. E alla mamma che le aveva chiesto il motivo di quella decisione, Sara aveva risposto soltanto che lei e Alberto “erano in crisi”. Una storia d’amore che finisce ma nulla di più a far presagire la tragedia di martedì mattina: la morte di Sara, la fuga nel nulla di Alberto, forse in fondo al Bacchiglione in zona Ca’ Molin. Si immaginava che ieri potesse essere la giornata giusta per il recupero del furgone e, si ipotizza, del corpo di Pittarello, ma le ricerche sono state sospese quasi subito a causa del maltempo e della corrente del Bacchiglione. Il furgone si trova a 8 metri di profondità e il solo tentare il recupero avrebbe potuto mettere a rischio la vita dei sommozzatori.


IL DOLORE CONDIVISO
Silenzio, anche ieri, nelle due famiglie. «Vogliamo proteggere la bambina» le uniche parole scucite a Terrassa Padovana, dove la figlia e la mamma di Sara si sono rifugiate da Angela, sorella della vittima. Un dolore condiviso quello delle due famiglie perché ieri mattina i genitori di Alberto - dopo un primo contatto - si sono incontrati con la mamma di Sara. Tutti protagonisti di un fatto, per ora, inspiegabile.


IL FASCICOLO
Da un punto di vista formale, il sostituto procuratore Sergio Dini ha aperto un fascicolo d’inchiesta iscrivendo Alberto Pittarello sul registro degli indagati, dal momento che finché non viene scoperto il corpo, il 38enne non è da considerarsi morto. L’accusa è di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione e dalla relazione sentimentale. 
Ciò che gli investigatori pensano è che Pittarello abbia studiato nei minimi dettagli ogni cosa. Una settimana fa aveva chiesto un giorno di ferie per martedì scorso. E anche il martedì non era un giorno casuale, in quanto - da sempre - significava per Sara il turno di riposo settimanale dal lavoro nello studio dentistico della quale era dipendente. La quarantenne non si era quindi preoccupata quando alcuni giorni prima lui l’aveva contattata dicendole che quella mattina le avrebbe portato uno scooter da dare alla figlia.


I COLPI FATALI
Con il passare delle ore, si stanno ricostruendo anche i dettagli dell’aggressione. Secondo un primo esame esterno, sarebbero stati due i colpi fatali, sferrati da Pittarello alla compagna: entrambi nella zona tra la nuca e la spalla. Due fendenti dati con violenza che hanno ucciso Sara Buratin quasi subito mentre il resto dei colpi, per arrivare a una ventina, sarebbero stati dati dopo, con lei a terra e lui in tranche, come per infierire. Un agguato in piena regola perché Pittarello aveva chiesto alla mamma della loro figlia di aiutarlo a mettere il motorino all’interno di un ricovero auto nella casa della madre. Messo il motorino al coperto lei, sentendosi sicura, aveva dato le spalle al 38enne e lui ne aveva approfittato. Era poi stata la mamma a scoprire il corpo di Sara, tentare di rianimarla con un massaggio cardiaco e chiamare i soccorsi.
Tutto è successo tra le 10.05 e le 10.35 di martedì, momento in cui il furgone Nissan di Pittarello scompare insieme al suo proprietario. Con ogni probabilità - e se le condizioni meteo lo permetteranno - il mezzo da lavoro verrà recuperato questa mattina: sarà quello il momento in cui gli inquirenti scopriranno se il corpo del tecnico di caldaie è all’interno del mezzo o meno. Nemmeno dall’analisi dei cellulari - quello di Sara è stato trovato accanto a lei e quello di Alberto è stato scoperto sull’argine, a 200 metri dal punto in cui il suo furgone si è inabissato - sono emersi messaggi strani o particolari. Mai che lui le avesse paventato la possibilità di fare un gesto estremo, mai nessuna richiesta ossessiva a Sara di tornare con lui. Una situazione che ritorna ogni volta che agli amici si chiede come fossero loro in coppia: uniti, sorridenti e sempre assieme.
 

Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 07:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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