Padova. Studiosi pronti a scrivere a Macron: «Parigi restituisca il grande obelisco firmato da Belzoni»

Sull'obelisco di Place de la Concorde c'è la firma dell'egittologo padovano

Venerdì 21 Aprile 2023 di Nicoletta Cozza
La firma di Belzoni sull'obelisco di Place de la Concorde

PADOVA - Ricorrendo a una metafora, potrebbe trattarsi di "un'appropriazione indebita", avvenuta due secoli fa. Perché, documenti dell'epoca alla mano, proprietario a tutti gli effetti era quel figlio del Portello, quartiere popolare di Padova che si affaccia sul canale Piovego, diventato poi il padre dell'egittologia. E oggi, pertanto, la sua eredità sarebbe della città che gli ha dato i natali. La clamorosa scoperta fatta nel dicembre scorso dagli studiosi del Louvre, che ha accertato la presenza, mai notata in precedenza, delle firma di Giambattista Belzoni, incisa con uno scalpellino sul lato inferiore dell'obelisco di Place de la Concorde che guarda la Senna, e annunciata ieri durante un incontro che si è tenuto in Sala del Romanino a Padova, lascia spazio a una provocazione, ironica, giocosa, ma anche suggestiva, di chiedere a Emmanuel Macron la restituzione dello straordinario monumento, alto 23 metri e realizzato 3.200 anni a Luxor alla città che ha dato i natali all'esploratore che 200 anni fa ne deteneva il possesso.

La provocazione

E la richiesta di valutare la possibilità di rivolgere l'istanza al premier transalpino è stata lanciata con una modalità originale: una lettera consegnata a Francesca Veronese, direttore del Museo civico patavino. A firmarla sono stati l'egittologa Silvia Einaudi, docente all'Università di Cagliari, e Marco Zatterin, biografo di Giambattista Belzoni, i quali erano stati informati della novità mentre si trovavano nella capitale francese in occasione del bicentenario della mostra dedicata alla tomba di Seti I, allestita là dal viaggiatore padovano alla fine del 1822. E sempre con una missiva quello stesso anno Jean François Champollion aveva fatto sapere all'Accademia delle Lettere francese che era riuscito a decifrare i geroglifici degli antichi egizi. Francesca Veronese si è prestata al gioco e sorridendo ha affermato: «Vedremo con il sindaco Sergio Giordani e l'assessore Andrea Colasio se è il caso di scrivere queste due righe a Macron...».

I dettagli

«Siamo stati avvicinati da due studiosi del Louvre - ha ricordato Zatterin, autore della biografia "Il gigante del Nilo" - uno dei quali era al corrente del fatto che durante il restauro dell'obelisco situato nel cuore di Parigi era stata trovato "l'autografo" di Belzoni. E già questo è divertente. Da qui, dunque, abbiamo costruito una provocazione giocosa, in quanto era abitudine dello stesso Belzoni, ma anche di Drovetti e di altri cercatori di antichità egizie, "firmare" monumenti e reperti che ritenevano fossero entrati in loro possesso: basta entrare al museo di Torino per vedere che le statue riportano incisi i nomi di coloro che le avevano rinvenute e anche a Vienna, ma pure a Padova agli Eremitani, quelle leontocefale di Sekhmet sono autografate dallo stesso Belzoni. Nella fattispecie, scolpendo il suo nome sull'obelisco di Parigi, ne ha stabilito la proprietà. Per questo Padova, e lo diciamo con un grande sorriso, potrebbe chiederne la restituzione».
«La posizione del graffito di Belzoni - ha detto poi Einaudi - corrisponde all'altezza del piano di calpestio intorno all'obelisco nel periodo tra il 1800 e il 1828, come risulta da alcune stampe dell'epoca.

Una pratica, quella delle firme, che serve a ricostruire viaggi e scoperte avvenute in Egitto». 

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