Sarah, la moglie di Indiana Jones che dormiva tra le tombe egizie

Venerdì 24 Aprile 2020 di Maria Grazia Bocci
Sarah, la moglie di Indiana Jones che dormiva tra le tombe egizie
PADOVA - Non si scomponeva a dormire in mezzo a tombe egizie, ad affrontare tempeste di sabbia o ad alloggiare in templi o tende di fortuna. Ma le pulci proprio non le sopportava. «In Spagna, in altri tempi, avrei certo ottenuto un premio dalla Santa Inquisizione se avessi suggerito una tortura così raffinata», scrisse con ironia nel suo diario. Ma superò anche quel tormento pur di non rinunciare a seguire il marito nelle sue avventurose peregrinazioni alla scoperta dell'Egitto. Sarah Banne - o Sarah Parker Browne secondo altre fonti - fu la compagna, fedele e temeraria, audace e volitiva, di Giovanni Battista Belzoni. La sua figura, troppo spesso descritta all'ombra dell'illustre consorte, viene ora indagata dallo studioso belzoniano Gianluigi Peretti, padovano come l'Indiana Jones nato nel quartiere Portello, nel suo libro Sarah Belzoni (1783-1870) (Valentina Editrice, disegni di Alberto Bolzonella, pg. 119, euro 15, con prefazione di Giuliano Pisani), dato alle stampe in occasione del 150. anniversario della morte passato un po' in sordina rispetto alle celebrazioni riservate al marito dalla città di Padova con la grande mostra - purtroppo chiusa - al centro San Gaetano nei duecento anni dal suo breve rientro in città.
LA VITA
Tra Sarah, nata a Bristol e di religione anglicana, e il gigantesco esploratore che sarebbe diventato un egittologo ante-litteram la scintilla scoccò in brevissimo tempo. Un vero colpo di fulmine che nel 1803 li portò a sposarsi a Londra, poco dopo essersi conosciuti mentre lui ancora si esibiva nel numero di Sansone Patagonico. Del prima della signora Belzoni nulla si sa. Sembra non fosse particolarmente avvenente ma sicuramente dotata di un carattere forte e di una certa istruzione, cosa quest'ultima che faceva difetto al marito il quale sopperiva con la determinazione e una certa genialità. Della sua vita, per molti aspetti defilata, non si sa moltissimo, solo ciò che deriva dai suoi stessi scritti, dalle lettere e dai racconti di chi ebbe occasione di incontrarla. Il mistero la avvolge a partire dal cognome. Peretti sposa la tesi di Banne, sulla base di documenti anagrafici scovati a Bruxelles, mentre nella licenza di nozze londinese diventa Parker Browne, «un documento - spiega Peretti - che mi è pervenuto dopo aver dato alle stampe il libro. La questione rimane aperta». Ma al di là degli approfondimenti degli studiosi, Sarah appare un personaggio affascinante, capace di imprese all'epoca non seconde a quelle del marito. Come il celebre viaggio in Terrasanta che intraprese da sola, nel 1817: vestita da uomo, per la precisione da mamelucco, grazie ad alcuni complici, riuscì a visitare la spianata delle moschee, prima europea a riuscirci visto che erano precluse alle donne e agli infedeli. E la pena era la morte.
LA CURIOSITÁ
Non bastava dire, come fece il suo Mister B., come affettuosamente lo chiamava, che «la signora Belzoni si era tanto abituata a viaggiare che era diventata come me indifferente alle comodità», per giustificare la tenacia e la forza di volontà che questa donna mise nel seguire il marito. C'era molto di più, legato anche a un suo connaturato spirito autonomo. Il suo maggiore interesse «non erano le antichità - precisa Peretti - ma come noto conoscere da vicino gli usi, le costumanze e i modi di vivere delle donne del posto. Una ricerca tanto antropologica quanto psicologica, assai interessante anche per i nostri tempi». Una proto-femminista? Forse è un po' troppo, ma certo non le mancava il senso d'indipendenza e d'emancipazione che tra Egitto e Nubia la portarono in quegli anni a fare incontri e trarre osservazioni anche a prescindere dalle scoperte e dagli avventurosi pellegrinaggi del marito.
Era abituata a vestire da uomo, in testa un cappello a larghe tese da esploratore europeo o in alternativa il turbante, un foulard di seta stile cravatta. Tra gli arabi imparò a fumare la pipa e a Rosetta mise su un suo personale zoo con antilopi, pecore, capre, gazzelle, volatili e i suoi amatissimi camaleonti tra cui uno che le dormiva sulla testa o sulla spalla. Non solo, una volta che la coppia fu rientrata in Europa nel 1819, il suo apporto fu fondamentale nell'aiutare Mister B. a riordinare i propri appunti (poi sfociati nel Narrative) e anche a redigere i cosiddetti scritti massonici, che ponevano in relazione la Bibbia, la massoneria e la civiltà egizia. Determinante - sottolinea Peretti - fu anche il suo ruolo nell'allestimento della famosa mostra di reperti egizi a Londra nel 1821.
L'ADDIO
Sarah e Giambattista si videro per l'ultima volta il 20 maggio del 1823, quando lui partì alla ricerca delle sorgenti del Niger e della mitica città di Timbuctu. Troppo pericoloso anche per lei. Lui in quel viaggio morì, il 3 dicembre, probabilmente di dissenteria. Il suo ultimo pensiero fu per la moglie: «Consolate la mia amata Sarah, ditele che non posso scriverle; essa è stata per me la più fedele e rispettosa consorte per oltre vent'anni». Si narra che quella notte Sarah abbia sentito nella sua camera da letto la presenza di Giambattista: una folata di vento scosse le tende e sentì alcuni colpi sul legno del letto.
Dopo la morte di Belzoni, Sarah cadde in miseria. Dovette attendere il 1851 perchè il goiverno inglese le concedesse una pensione di cento sterline, nonostante le pressioni esercitate dalla stampa londinese. Nel 1833 la troviamo in Belgio, dove diventerà una fervente mazziniana. Ma dopo il fallimento della spedizione di Pisacane e i moti abortiti di Genova e Livorno, a ormai 74 anni, decise - secondo Peretti per evitare rischi dati le sue idee politiche - di riparare nell'isola di Jersey, nel Canale della Manica, dove morirà il 12 gennaio del 1870, all'età di 87 anni. Ne sopravvisse 47 al suo Mister B., nel ricordo di lui e delle sue imprese, scegliendo coscientemente - conclude Peretti - di vivere di luce riflessa.
Maria Grazia Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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