Padova. Galileiana in lutto, è morto il professor Antonio Daniele. Era poeta dialettale e autore di numerosi saggi

Martedì 30 Maggio 2023 di Nicoletta Cozza
Antonio Daniele

PADOVA - Fino a sabato pomeriggio ha preso decisioni e messo nero su bianco gli appuntamenti di giugno. E pochi giorni prima, venerdì 19, aveva presieduto l'adunanza mensile. Nonostante qualche malanno che stava curando da tempo, nulla faceva presagire che sarebbero state le ultime volte in cui avrebbe esercitato, con passione e dedizione, il suo ruolo di presidente dell'Accademia Galileiana. Nelle prima ore di ieri mattina invece il professor Antonio Daniele è mancato all'età di 77 anni. Nella sua abitazione di via Alsazia 4 a Camin è stato colpito da un'emorragia cerebrale: subito soccorso dai familiari, è stato accompagnato al pronto soccorso dove è spirato poco dopo.

Il funerale verrà celebrato domani alle 10.30 nella chiesa di San Salvatore. Lascia la moglie Maria Rosa Davi, i figli Elena e Lorenzo, e i nipotini Sofia e Leonardo.

Il docente, in pensione da alcuni anni, era nato all'ombra del Santo il 13 settembre 1946 e aveva iniziato l'attività nel 1971, insegnando nelle università di Vienna, Padova e Cosenza, finendo la carriera nel 2016 a Udine da ordinario di Storia della lingua italiana e Filologia. Accademico della Crusca e di quella Olimpica di Vicenza, era stato eletto socio della Galileiana nel 1991 e nel 2018 era diventato presidente. Si occupava in particolare della lingua e della letteratura del Cinquecento e del Seicento e ha scritto saggi su Torquato Tasso, tra cui "Capitoli tassiani" e "Nuovi capitoli tassiani" e poi su Folengo e Ruzzante: "Dodici studî sul plurilinguismo rinascimentale". Si è interessato pure di questioni di filologia e di metrica dando alle stampe "Linguaggi e metri del Cinquecento". A Carlo de' Dottori ha dedicato una monografia, "Carlo de' Dottori. Lingua, cultura e aneddoti", e in aggiunta ha approfondito gli studi sulla lirica del Petrarca e sul Trecento in generale ("La memoria innamorata. Indagini e letture petrarchesche"), mentre "Delle Rime di Giovanni Dondi dell'Orologio" ha realizzato un'edizione commentata. Ha raccolto i poemetti in dialetto veneto di Romano Pascutto e da qualche anno si concentrava pure sulla storia della Grande Guerra. Negli ultimi tempi invece aveva rivolto l'attenzione alla poesia e alla prosa contemporanee, specie venete, scrivendo "Dal centro al cerchio. L'esperienza narrativa di Luigi Meneghello" e "Nostro Novecento".

«Era un uomo di cultura profonda e a tutto tondo, ma anche una persona di grande umiltà e di straordinaria umanità e la sua morte è stata un fulmine a ciel sereno - ha commentato il segretario dell'Accademia, Luca Chiereghin -. Tra le tante cose era un poeta dialettale, autore di numerosi saggi a partire dagli studi giovanili sulla letteratura italiana del Seicento che poi si sono estesi ad altri campi del sapere, con particolare a riguardo al Novecento italiano ed europeo».
«Avevo conosciuto Antonio 60 anni fa nella sua "inseparabile" Camin - ha aggiunto lo scultore Elio Armano -. Un giovane impegnato e curioso del quale poi avevo seguito da distante i successi universitari e l'attività di poeta schivo e insieme acutamente penetrante. Con affetto ne conservo l'immagine con l'inseparabile basco, il pallore e l'elegante ironia. Una persona per bene che mancherà alla città e alla nostra secolare accademia». Daniele aveva espresso grande soddisfazione dopo la proclamazione dell'Urbs Picta di cui fa parte la Reggia Carrarese, sede dell'Accademia: «Grazie al sigillo Unesco aveva detto di recente abbiamo registrato un'impennata clamorosa di visitatori, soprattutto padovani, e gli arrivi sono aumentati di dieci volte». 

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