Tragedia della Marmolada, il primo studio che spiega le cause della valanga è firmato Unipd

Ad analizzare cosa sia accaduto è stato un team di ricercatori internazionale coordinato dal professor Aldino Bondesan del Bo

Venerdì 14 Aprile 2023 di Redazione Web
L'area del ghiacciaio crollato

PADOVA - Temperature anomale, il cedimento e la tragedia. Il primo studio sulle cause del crollo del ghiacciaio della Marmolada porta la firma dell'Università di Padova. Era il 3 luglio dell'anno scorso quando 64 mila tonnellate di acqua, ghiaccio e detriti rocciosi hanno travolto e ucciso 11 alpinisti.

Altri 7 sono rimasti feriti. Ad analizzare cosa sia accaduto è stato un team di ricercatori internazionale coordinato dal professor Aldino Bondesan del Bo: lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Geomorphology" ed è stato ripreso anche negli highlights di "Nature".

Lo studio: ecco perché è crollato il ghiacciaio

La valanga di ghiaccio e detriti si è arrestata in un canalone dopo aver percorso circa 2,3 km lungo il pendio. Il crollo è avvenuto nella parte alta del versante settentrionale della Marmolada alla quota di 3213 m s.l.m. e ha interessato un lembo sommitale del ghiacciaio, nei pressi di Punta Rocca. Questo piccolo ghiacciaio residuale era parte integrante dell’ampia fronte glaciale fino a circa un decennio fa, e oggi, a causa della frammentazione causata dall'arretramento, è rimasto isolato e racchiuso entro una nicchia sul versante esposto a settentrione appena al di sotto della cresta.

L'evento è stato documentato da diversi video registrati da escursionisti che si trovavano sul posto, che hanno aiutato nell’analisi delle cause del collasso. L'energia sismica rilasciata dall'evento è stata paragonabile a un terremoto di magnitudo pari a 0,6. «Un'analisi dettagliata delle immagini satellitari e aeree stereoscopiche, scattate prima e dopo l'evento, ci ha consentito di analizzare le modalità di collasso – spiega Bondesan -. Il distacco è stato in gran parte causato da un cedimento lungo un crepaccio mediano, in parte occupato da un enorme volume di acqua di disgelo generato dalle temperature altamente anomale della tarda primavera e dell'inizio dell'estate. Al momento dell’evento erano stati raggiunti in quota i 10.7 ◦C. La fitta rete di crepacci insieme alla morfologia e alle proprietà della superficie rocciosa basale hanno predisposto questo settore glaciale al collasso, la cui causa scatenante è da individuarsi nella pressione sovrastante causata dall'eccesso di acqua di fusione. Sono stati individuati due meccanismi concomitanti che hanno provocato l'instabilità con conseguente crollo improvviso del ghiacciaio: l’acqua infiltrata all’interno di un crepaccio del ghiacciaio ha causato da sotto una pressione tale da sollevare lo strato di ghiaccio; quando l’acqua è penetrata all’interno dei sedimenti basali si è verificata una spinta al galleggiamento, essendo il ghiaccio meno denso dell’acqua».

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