Lehman Brothers, da risarcire i settanta risparmiatori padovani

Lunedì 28 Giugno 2021 di Mauro Giacon
Risarciti investitori di Lehman Brothers

PADOVA - I settanta risparmiatori padovani che il Comune ha sostenuto nella battaglia per riavere i soldi volatilizzati nel 2008 dalla crisi della Lehman Brothers hanno vinto ancora una volta.

La Corte d’appello di Venezia ha stabilito che avevano ragione a chiedere il risarcimento nei confronti del Consorzio fra banche denominato “Patti Chiari” che li aveva convinti a prendere quelle obbligazioni. Il Comune si era sentito quasi in obbligo morale di aiutarli. L’amministrazione aveva perso 6 milioni di fondi propri ma con una battaglia legale li aveva riottenuti. L’allora sindaco Zanonato disse subito che avrebbe condotto una “class action”. Erano un migliaio i padovani che avevano sottoscritto i titoli spazzatura, per circa 200 milioni. Nel frattempo molti hanno rinunciato altri hanno fatto da soli. Settanta si sono fidati dell’allora assessore Gaetano Sirone che con l’avvocato Mario Azzarita ha portato avanti le loro istanze. Lo snodo fondamentale è avvenuto nell’ottobre del 2018 quando il tribunale condannò in primo grado il Consorzio e Banca Intesa, quest’ultima nella doppia veste di consorziata e intermediaria, a rifondere il danno. Cosa che Intesa peraltro ha fatto subito, versando loro circa 1 milione di euro. 


IN TRIBUNALE
Il Consorzio in seguito è ricorso in Appello. I giudici però nell’ultima sentenza hanno sottolineato aspetti fondamentali. Hanno citato la Guida Pratica del Consorzio nella quale le banche “si impegnano a fornire ai propri clienti una chiara informativa prima, durante e dopo le scelte di investimento” rilevando che non fu fatto. Nè si tenne fede “all’impegno di salvaguardare i destinatari della promessa dal rischio di una perdita di valore del titolo sul mercato finanziario”.
Insomma erano titoli a basso rischio e a basso rendimento, ma doveva essere monitorato giorno per giorno e se il rischio aumentava bisognava dirlo al cliente che così poteva cambiare idea. Il Consorzio Patti Chiari e Intesa Sanpaolo dunque sono stati condannati a “risarcire i danni provocati ai risparmiatori, così come quantificati in primo grado, per non averli avvisati della rischiosità dei titoli in sede di acquisto e dopo, in violazione dell’obbligo di informazione continuativa esistente a carico degli intermediari finanziari in forza della normativa di riferimento”.


SIRONE
È una vicenda questa che ha molto da insegnare sotto diversi punti di vista. Gaetano Sirone, commercialista e revisore contabile, all’epoca era assessore al Bilancio nella Giunta Zanonato e successivamente fu nominato amministratore della Finaps la Finanziaria del Comune, in pratica la cassaforte di palazzo Moroni. Ma soprattutto fu il protagonista di innumerevoli riunioni con i risparmiatori che si tenevano al centro S.Gaetano per informarli dell’avanzamento del processo. «Questa vicenda insegna che a volte il Pubblico può andare oltre ai ruoli istituzionali. Sostenere una class action non era all’inizio possibile per legge e anzi addirittura rischioso. Abbiamo dovuto attendere i primi risultati del Ctu, quando la perizia disposta dal giudice ha confermato la nostra perizia di parte, per partire. Così ci ha fatto enormemente piacere che dei cittadini grazie a una iniziativa pubblica abbiano ottenuto giustizia. In questo modo non si sono sentiti abbandonati. E per molti quelli erano i risparmi di una vita. Ottenere le loro attestazioni di stima e il sollievo che provavano è stato incredibile. Fra l’altro alla fine è stato sollevato da ogni responsabilità anche chi nel Comune aveva fatto gli investimenti».
Il Comune è stato risarcito nel 2016 anche se l’allora sindaco Bitonci si arrabbiò per la spesa sostenuta, 250mila euro per la consulenza finanziaria di Consultique Verona.
 

Ultimo aggiornamento: 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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