Fertilità delle bambine malate, conservato il tessuto ovarico di una 14enne con un grave tumore: da adulta non avrebbe potuto avere figli

Giovedì 14 Dicembre 2023 di Nicoletta Cozza
Intervento in sala operatoria (foto d'archivio)

PADOVA - Ha 14 anni compiuti da poco e una diagnosi di tumore osseo. Ma la speranza di condurre un'esistenza normale, libera dalla malattia e con la possibilità di diventare mamma nonostante le pesantissime cure oncologiche a cui deve sottoporsi, è diventata una certezza nell'ottobre scorso quando, per la prima volta nel Veneto per un soggetto in età pediatrica e quindi con il consenso dei genitori, è stata sottoposta in laparoscopia a un prelievo di tessuto ovarico che è stato congelato e che le sarà re-impiantato quando deciderà di avere un bimbo.

È una ragazzina straniera residente in città la protagonista dell'eccezionale intervento effettuato da un'équipe multidisciplinare dell'Azienda ospedaliera che ha coinvolto in sala operatoria i medici della UOSD di Procreazione Medicalmente Assistita diretta da Alessandra Andrisani e l'UOC di Chirurgia Pediatrica di cui è responsabile Piergiorgio Gamba, i quali hanno lavorato in sinergia con la collega Alessandra Biffi, che guida l'UOC di Oncoematologia Pediatrica.

A illustrare l'operazione, eseguita da Federica De Corti e Loris Marin, è stato il dg Giuseppe Dal Ben, affiancato dai sanitari che, sulla scorta di quanto già fatto al San Raffele di Milano, hanno contribuito allo straordinario risultato finora ottenuto solo sugli adulti, e che nella fattispecie ha preso le mosse da un progetto del compianto professor Giuseppe Basso.

Il successo apre nuovi scenari perchè in futuro si potrà ricorrere alla conservazione del tessuto ovarico anche per prolungare la fertilità nelle donne adulte che decidessero di procreare in età più avanzata.

Intanto ora per quanto riguarda la fascia pediatrica, o delle "giovani adulte", come ha ricordato la professoressa Biffi sono incluse nel PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) le pazienti con diagnosi di patologia emato-oncologica in cura in una struttura della Regione Veneto, qualora le terapie previste implichino un rischio di gonadotossicità elevato, con conseguente impatto negativo sulla fertilità. La tecnica, ancora sperimentale perché al mondo solo nel 5-7% dei casi è stato effettuato il re-impianto, non prevede stimolazione ormonale e neppure lungaggini per chi si accinge a iniziare la chemioterapia. Inoltre, tale metodo consente il ripristino dell'attività dell'ovaio.

I PARTICOLARI

Dopo il plauso di Dal Ben, il quale ha sottolineato la valenza del traguardo raggiunto a Padova, è stata poi la stessa Andrisani a raccontare la vicenda. «Un successo - ha osservato - che dimostra come oggi la Medicina non sia più deputata solo alla guarigione del paziente in senso classico, ma lo prenda in carico a 360 gradi, con la cura del fisico e anche dell'animo, pensando al suo benessere. Mi ha colpito la reazione della mamma quando le abbiamo comunicato che l'intervento era riuscito: aveva ricevuto una diagnosi drammatica per la figlia, ma anche delle rassicurazioni da parte degli oncologi, e il fatto di disporre di questa opportunità le ha aperto il cuore alla speranza, con la consapevolezza che ci sarà un "dopo" la malattia, cioè una vita normale per la sua ragazzina». Ed entrando nello specifico dell'operazione, ha aggiunto: «Quella del prelievo del tessuto ovarico è una delle tecniche e l'altra è il congelamento degli ovociti da conservare in una criobanca, che è la più conosciuta, ma dev'essere preceduta dalla stimolazione ormonale e può essere proposta solo alle donne adulte. Oggi, però, la prima l'ha scavalcata perché rappresenta un'opzione sia per le bimbe, sia per coloro che devono cominciare subito la chemio: ha bassissimi rischi in quanto si asporta solo parte del tessuto corticale che avvolge l'ovaio, suddiviso poi in striscioline che vengono conservate. La giovanissima paziente ha partecipato alla decisione con maturità e convinzione, anche perchè per la sua cultura e la sua religione la maternità è fondamentale. Era preoccupata per le cure oncologiche, ma si è sollevata sapendo di avere tale opportunità. E per questo ha affrontato tutto con grande serenità».

I NUMERI

Dal 1997 l'attività della PMA ha visto la presa in carico di 11mila coppie che non riescono ad avere un figlio, con 7mila trattamenti effettuati, e 300 preservazioni della fertilità.

Ultimo aggiornamento: 11:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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