SAN MARTINO DI LUPARI (PADOVA) - In sella alla sua bicicletta stava entrando nel cancello dell'azienda dove lavora come impiegata amministrativa quando un'auto l'ha centrata, trascinata per una ventina di metri, facendola poi cadere dentro un fossato. La donna alla guida non si è fermata, ha proseguito la marcia, finché, più di duecento metri dopo, grazie all'intervento provvidenziale della conducente di un'altra auto che sopraggiungeva, ha arrestato la corsa: l'automobilista che seguiva l'investitrice le ha fatto i fari, ha suonato il clacson e poi l'ha affiancata in auto.
Dal pronto soccorso dell'ospedale di Cittadella è stata inviata una unità mobile di soccorso. La centrale operativa di Padova del Suem 118 ha fatto decollare l'eliambulanza, atterrata nel campo a lato della strada. Le équipe sanitarie, la ragazza è sempre stata cosciente seppur molto dolorante, hanno deciso per il trasferimento diretto con il mezzo aereo all'ospedale di Padova. I primi esami clinici hanno riscontrato un leggero trauma cranico, la frattura del bacino, la frattura della gamba destra e altre lesioni ossee soprattutto nella parte destra del corpo, colpita dall'auto. La prognosi rimane riservata in via cautelativa. Necessari ulteriori esami e tempi tecnici per i riscontri clinici. Di fronte al portone dell'azienda, a terra sono rimasti gli occhiali della ragazza. La bicicletta piegata è molti metri avanti. N.P. non ha avuto il tempo di schivare l'auto. Non c'è segno di frenata. Chi fosse passato non avrebbe visto il corpo caduto nel fossato, non profondo. «So che la signora che ha soccorso mia figlia è una insegnante di San Martino di Lupari che vive a Galliera Veneta. Non ha veduto l'impatto - racconta D.P., papà della ragazza investita, accorso poco dopo sul luogo del sinistro - ma ha visto la bicicletta distrutta, c'era solo una macchina davanti a lei ed ha capito subito quello che era successo. Non ci fosse stata cosa sarebbe accaduto? Posso capire anche una disattenzione, un errore, ma non si può non prestare soccorso. Mi interessa solo che mia figlia stia bene, che non ci siano lesioni gravi. Il resto è secondario». La notizia è circolata in breve tempo a Tombolo dove la famiglia della ferita è molto conosciuta. La strada non è purtroppo nuova a sinistri. A meno di 100 metri dal punto dell'impatto di ieri, sul lato opposto, c'è una croce in acciaio a ricordo di un'altra giovane di Tombolo anche lei investita in bici mentre andava al lavoro.