Inaugurato ieri il nuovo museo al Bo per questa antica tradizione d'ateneo. Un percorso storico, ironico e a tratti irriverente lungo gli anni di baldorie. In mostra oltre 350 reperti tra feluche, papiri, libri, utensili e inni beffardi.
LA CURIOSITÀ
Il nome l'hanno preso in prestito dal congiuntivo esortativo latino con cui inizia il loro inno: GaudeaMus. E pure per il sottotitolo esplicativo è stata scelta la lingua classica: Museum Goliardicum Patavinum. Una tradizione che affonda le radici nel passato, giovane da 8 secoli, ma sempre ironica, satirica, irriverente, sfrontata, ma anche molto amata, con un trasporto rimasto inalterato nel tempo. I goliardi di Padova, hanno inaugurato ieri al Palazzo del Bo il primo sito museale in cui sono esposti 350 reperti nelle sale situate vicino allo storico bar da Mario, nel Cortile Antico dell'Ateneo, dove feluche, papiri, libri, documenti, strumenti musicali, cappelli, mantelli e i bicchieri di Morandini e Polifonico (due aperitivi alcolici), sistemati nelle vetrine, danno vita a un mini itinerario nella storia della goliardia, di cui la città del Santo è la culla, ispirato alla Patavina Libertas. L'obiettivo è di spiegare ai visitatori, e di tramandare alle generazioni future, i valori secolari di cui è portatrice, che di primo acchito potrebbero sembrare banali, beffardi o carnevaleschi, ma che in realtà sono intrisi di significati profondi. Il taglio del nastro ha dato il via alle iniziative in calendario per gli 800 anni del Bo. L'allestimento, che rimarrà permanente e a ingresso gratuito, ha ottenuto il patrocinio della Regione.
Alla vernice hanno presenziato Daniela Mapelli, prima rettrice insediata l'altro ieri, e Apocalisse Valerianas, al secolo Elena Baldan, la prima donna tribuno; con loro in Aula Nievo c'erano anche il sindaco Sergio Giordani; il consigliere provinciale Enrico Turrin; gli ex rettori Gilberto Muraro (che è anche al vertice di Cariparo, Fondazione che ha finanziato l'operazione), Vincenzo Milanesi, Giuseppe Zaccaria e Rosario Rizzuto; poi Stefano Baroni, presidente della Fondazione Comitato Otto Febbraio che ha portato a compimento il progetto; principi e senatori del Bo; i musici della Polifonica Vitaliano Lenguazza, l'orchestra dei goliardi fondata nel 1959, e che anch'essa per la prima volta oggi è diretta da una donna, Irene Bertozzi, e l'architetto Martina Padovan, curatrice dell'allestimento.
I DETTAGLI
Dieci sono i totem che fanno da guida al visitatore, illustrando i temi dell'esposizione: la goliardia patavina, una storia di libertà; le celebrazioni dell'8 Febbraio; le Feriae matricularum.
LE RIFLESSIONI
L'idea del Museo, come ha evidenziato Baroni, è nata nel 2018 e il progetto è stato approvato poi dal cda dell'Ateneo. La Cariparo ha subito accolto la proposta e l'ha finanziata. GaudeaMus che ora occupa 69 metri quadri, in tempi brevi verrà implementato con l'inserimento nel percorso di una postazione interattiva e di una seconda per la proiezione di immagini e video storici. «Ricorderò con piacere questa inaugurazione - ha sottolineato Daniela Mapelli, alla quale è stato consegnato il certificato di adozione a distanza di una gallina padovana, che ha chiamato Galilea - in quanto si tratta del primo evento pubblico che mi vede nel ruolo di rettrice del Bo. La goliardia è un tocco di colore vivace che ha accompagnato la vita del nostro Ateneo e che continuerà a farlo nel rispetto della storia, ma proiettato verso il futuro. Una tradizione in movimento che ora ha uno spazio in cui viene raccontata». «Qui - ha detto poi Rizzuto - abbiamo la dimostrazione che siamo un'Università giovane di 800 anni». «È bello ricordare il passato - ha proseguito Giordani - e sono orgoglioso che Padova abbia un Museo dedicato alla goliardia, che è un ricchezza culturale della nostra città». «È un percorso - ha concluso Martina Padovan - per chi non sa cos'è la goliardia, quindi per i neo iscritti, i turisti e la gente. Quattro sono i livelli di approfondimento, che possono essere incrementati nel sito, dove è possibile anche sfogliare le riviste».