Frida Kahlo e Dario Rivera in mostra a Padova: la passione travolgente, il colore e la magia

Giovedì 2 Febbraio 2023 di Nicoletta Cozza
Frida Kahlo e Dario Rivera in mostra a Padova: la passione travolgente, il colore e la magia

Presentata l’esposizione che aprirà il 14 febbraio al Centro San Gaetano con 32 opere dei due artisti più fotografie d’epoca e costumi messicani.

Ventun anni di differenza e una passione travolgente, nonostante i tradimenti da parte di entrambi, suggellata da un doppio matrimonio, nel 1929 e nel 1940. Li chiamavano l'elefante e la colomba per il loro aspetto fisico opposto: lei esile, minuta e di salute cagionevole, e lui alto e grosso, decisamente poco raffinato. Una coppia incredibile, trasgressiva, la cui storia d'amore ha influito in modo determinante nella creatività di marito e moglie.
Non poteva che essere fissata il 14 febbraio, festa degli innamorati, l'inaugurazione della mostra Frida Kahlo e Diego Rivera, allestita al Centro culturale San Gaetano di Padova, che rimarrà aperta fino al 4 giugno.

L'esposizione dedicata alle opere dei due artisti diventati miti a livello planetario è stata promossa dal Comune patavino in collaborazione con l'Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura (INBAL) e MondoMostre, con la curatela di Daniela Ferretti: provengono da Melbourne, e poi dopo la Città del Santo, unica tappa italiana del tour mondiale, dopo Londra e New York, faranno ritorno a Città del Messico, da dove per alcuni anni non si sposteranno più. Oltre ai 23 lavori di lei, tra cui i più celebri autoritratti, e ai 9 di lui, i visitatori potranno ammirare una serie di immagini di fotografi dell'epoca, come Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston, e Karl Wilhem Kahlo, papà di Frida, ebreo tedesco emigrato in Messico, che quando andava a scattarle si faceva accompagnare dalla figlia. Infine, una sezione sarà dedicata ai costumi messicani, i cui colori si riverberano nelle opere esposte.


I DETTAGLI
Quella di Frida Kahlo, che muore nel 1954 di embolia polmonare dopo che le era stata tagliata una gamba, è una cifra artistica difficilmente classificabile. È una pittrice originale e iconica, e molti di suoi dipinti rappresentano il suo rapporto con il dolore. Emblematico è il quadro con cui narra la sua nascita, in quanto dipinge una bimba che sembra morta, partorita da una donna il cui volto è celato da un lenzuolo: sul letto un'effigie dell'Addolorata trafitta dalle spade, quasi una sorta di presagio per le disgrazie che le capiteranno. È un Messico forte e vivo, comunque, quello che emerge alla fine dalla mostra di Padova, un Paese che nella parte centrale del 900 attrasse intellettuali, artisti, militanti e avventurieri dal Vecchio Continente».


LE RIFLESSIONI
«Gli organizzatori - ha evidenziato Andrea Colasio, assessore alla Cultura - hanno scelto Padova che con l'Urbs Picta rappresenta uno snodo culturale importante. Questa è quindi un'occasione irripetibile per confrontarsi con un'artista unica, non riconducibile a categorie tradizionali. Amava dire che il suo approccio alla pittura era il realismo magico che sintetizzava in una frase: è come aprire un armadio e invece di trovarci vestiti trovare un leone. Frida Kahlo ha un rapporto fortissimo non solo con Rivera, ma anche con la malattia che la assilla fin da bambina, tanto che la chiamano gamba di legno, e che poi era stata accentuata da un gravissimo incidente di cui era stata vittima a 18 anni. Dovette rimanere a letto per 2 anni e la madre le allestì un letto a baldacchino con uno specchio. E lei, che non si era mai occupata di pittura, cominciò a realizzare degli autoritratti, perché quello che poteva vedere riflessa era solo la sua immagine. Sono il soggetto che conosco meglio, era solita ripetere. E le sue opere suscitarono l'interesse prima di Rivera, poi di Kandinskij, di Andrè Breton e di Picasso». «Frida Kahlo - ha detto ancora l'esponente della giunta patavina - è stata un personaggio originale, eversivo, fu iscritta al partito comunista, sostenitrice di un recupero delle tradizioni precolombiane, molto attenta all'identità dei nativi messicani ed è un'anticipatrice dell'innovazione dei costumi. Ebbe moltissimi rapporti con uomini e con donne, tra cui Tina Modotti e poi lo stesso Breton, ed era per l'epoca estremamente trasgressiva, come lo era il marito, a cui era legata da un rapporto intenso ma complesso, che sposò, dal quale poi si separò e divorziò, per poi unirsi nuovamente in matrimonio. Non potè avere figli a causa delle conseguenze dell'incidente del 1925, e questo, assieme al dolore fisico, fu il suo dramma. E infatti lavora molto sulla sofferenza, partendo da quella ancestrale».


LE INFORMAZIONI
Il giorno della vernice l'esposizione sarà aperta dalle 15 alle 21, con ingresso a 10 euro. Negli altri giorni, invece, si accede dal lunedì al giovedì e nei week end, dalle 10 alle 19,30, mentre il venerdì la chiusura è posticipata alle 22: il biglietto costa 15 euro (13 il ridotto), e si può prenotare telefonando al numero 0492010010.

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