Torreglia. Insulti, minacce e disdette al locale che fu dei Turetta. L'attuale titolare: «Noi non c'entriamo, basta tormentarci»

Lunedì 20 Novembre 2023 di Eugenio Garzotto
Il ristorante, a destra Federico Fesio

TORREGLIA (PADOVA) - Insulti, minacce, prenotazioni disdette o fatte per finta a mo' di sberleffo per costringere a tenere inutilmente riservato un tavolo. Da quando è stata diffusa la notizia della morte di Giulia Cecchettin i componenti della famiglia Fesio non hanno un attimo di pace e sono diventati bersaglio di un odio dettato dall'ignoranza. Sono i titolari del ristorante "La Cicogna" in via Abate Barbieri, nella frazione di Torreglia Alta. Hanno rilevato l'attività da Gilmo Turetta, nonno di Filippo, nel 2011. Eppure molti sono ancora convinti che i familiari del 21enne siano tutt'oggi i proprietari del locale. «Siamo diventati "Il ristorante dell'omicida" - esclama esasperato Federico Fesio, titolare assieme a papà, mamma e fratello -. Solo nella giornata di sabato, quando si è saputo del ritrovamento della povera Giulia, abbiamo ricevuto almeno ottanta telefonate. Gli insulti più ricorrenti erano "mostro" e "assassino", oppure "vi ammazziamo" e "la vostra famiglia ha messo al mondo un mostro". L'apparecchio squillava di continuo. Oltre a trovarci con il ristorante praticamente vuoto». Già. Perché non sono piovuti solo improperi e minacce, ma anche disdette a raffica. «Molti clienti hanno cominciato a chiamare per dirci che non potevano più venire, con le scuse più varie. Una situazione che ci ha lasciati a bocca aperta. Ma purtroppo - continua Fesio - non era ancora finita. Come se non bastasse sono iniziate ad arrivare le prenotazioni finte. Chiamavano con il numero nascosto e davano generalità chiaramente false. Fissavano il tavolo e poi non si facevano vedere. Tutto questo ci sta provocando un gravissimo danno d'immagine e anche una notevole perdita economica. Il nostro è uno dei locali più noti dei colli Euganei; d'estate con il giardino esterno abbiamo più di trecento coperti, mentre il locale interno può accogliere fino a 180 persone».

I Fesio sono stati costretti persino a postare un lungo intervento su Facebook. «Mai avremmo pensato di dover scrivere un messaggio di questo tipo, in un momento di grande dolore per la famiglia di Giulia - si legge -.

Il nostro pensiero va a lei, una creatura di 22 anni che aveva tutta la vita davanti e tanti sogni. Ma in seguito a insulti e minacce ricevute vogliamo chiarire che la 2011 "La Cicogna" è gestita dalla nostra famiglia e non abbiamo nulla a che fare con i Turetta. Mai avremmo voluto scrivere queste parole, ma noi viviamo del nostro lavoro e trovarci in una situazione di intimidazioni e disdette dei tavoli senza alcun motivo è una cosa grave». Federico Fesio e i suoi congiunti si augurano ora che l'equivoco sia chiarito. «Ci siamo venuti a trovare in situazione totalmente assurda - conclude il ristoratore -. Speriamo di uscire presto da quello che, lo dico senza esagerazione, per noi è diventato un incubo. Adesso ogni volta che squilla il telefono temiamo sia qualcuno che non aspetta altro che riempirci di offese, o peggio». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci