Licenziate dal bar degli Eremitani: Bitonci interroga i ministri sulla coop di don Favarin

Venerdì 25 Febbraio 2022 di Luisa Morbiato
Susanna Sartore, una delle due ex bariste, con Claudio Bisio
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PADOVA - Sulla vicenda delle due bariste della caffetteria del Museo Eremitani torna l’onorevole Massimo Bitonci, che ha rivolto un’interrogazione ai ministri del Lavoro e della Cultura. Le due donne hanno perso il lavoro dopo 10 anni di servizio perché ritenute non più adeguate al ruolo dalla cooperativa “Percorso vita” fondata da don Luca Favarin.
«Supporto ai profughi non vuol dire licenziare gli italiani.

La scelta demagogica di solidarietà e supporto ai migranti si trasforma spesso in beffa ai cittadini italiani – ha affermato Bitonci –. La dignità e la professionalità di Susanna Sartore e Ornella Moro meritano di essere tutelate in ogni sede».

LA QUESTIONE

«L’esercizio, che si appresta alla riapertura dopo due anni di chiusura per l’emergenza pandemica, darà lavoro a giovani profughi, mentre dopo 20 anni di esperienza come bariste e 10 anni di lavoro alla caffetteria del museo, le due donne si sono viste respingere la domanda di riassunzione – ha aggiunto –. Il loro è il caso tipico della salvaguardia dei diritti occupazionali dei cittadini italiani e per questo la Lega ha presentato una interrogazione ai ministri Orlando e Franceschini».
Per le due donne si sono mobilitati anche le guide turistiche e gli ormai ex colleghi del museo, che hanno avviato una raccolta firme per manifestare la loro solidarietà e testimoniare la loro professionalità. La coop non le ha ritenute idonee in quanto richiedeva la conoscenza di inglese, tedesco e spagnolo e la conoscenza dei vini in previsione dell’ampliamento della caffetteria con un’enoteca.

PALAZZO MORONI

A emanare il bando per la nuova gestione del locale è il settore Cultura del Comune. «La situazione è complessa ma l’amministrazione ha fatto la sua parte, ci sono stati diversi incontri anche con il sindacato Cisl e nel bando è stata inserita la clausola sociale – commenta l’assessore Andrea Colasio – La clausola prevede che nel caso di cambio dell’appalto ci sia la priorità di valutare il personale impiegato precedentemente. Il mio auspicio era che ci fossero le condizioni affinché le due donne potessero proseguire il loro lavoro».
«Ovviamente la decisione finale sul personale da impiegare spetta a chi ha vinto l’appalto e gestirà la caffetteria – continua l’assessore –. Certo che anch’io resto con l’amaro in bocca e mi appello al buon senso per una soluzione che tenga conto della professionalità delle due lavoratrici». Resta invece in silenzio don Luca, che in precedenza aveva spiegato: «Il Comune stesso definiva i requisiti precisi dei quali deve essere in possesso il personale. Le due donne non li possedevano».

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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