Da operatore sociosanitario a paziente: «Io, malato per un anno e semi paralizzato per colpa del Covid»

Giovedì 30 Dicembre 2021 di Nicola Benvenuti
Vito Scarparo (al centro in maglietta chiara) con gli operatori all'ospedale di Piove di Sacco
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PIOVE DI SACCO - L’ospedale di Piove di Sacco è sempre stato la sua seconda casa, fin dal 2017 quando vi è arrivato come operatore sociosanitario. In questo ultimo anno però corsie e reparti li ha vissuti dall’altro lato della barricata. «Invito tutti a vaccinarsi, il Covid è una brutta bestia e ringrazio di cuore i medici e i reparti dell’ospedale di Piove che mi hanno sostenuto e curato in questi oltre 12 mesi di malattia». Vito Scarparo, 59enne nativo di Anguillara Veneta che oggi vive a Cavarzere, si commuove ancora quando racconta l’odissea che sta vivendo da più di un anno a causa del Covid.

Ha contratto la malattia a fine novembre 2020, probabilmente durante il servizio in ospedale nonostante avesse utilizzato tutti i dispositivi previsti: «Scoperta la positività ero ovviamente a casa mia a Cavarzere, ma le condizioni di salute peggioravano, tanto che ero stato ricoverato il 6 dicembre alla Medicina Covid di Piove a causa di una forma febbrile – racconta Vito – Tornato a casa ancora positivo, il 18 dicembre avvertii una forte tachicardia, poi altri fenomeni più lievi e così fui nuovamente riportato in ospedale, dove a seguito degli esiti del Covid ho avuto anche una embolia polmonare poco prima di Natale».
Il 10 gennaio di quest’anno Scarparo risulta negativo, ma la sua salute non è ancora ottimale, tanto che subisce un blocco alle vie urinarie che poi viene superato. Con molta forza di volontà riprende il suo lavoro di operatore sociosanitario, a metà febbraio 2021. «A una settimana dal rientro, un’altra tegola mi cade in testa – aggiunge – Sentivo un continuo formicolio ai piedi, che mi rendeva difficile camminare, tanto che dovetti ricorrere nuovamente alle cure dei sanitari, questa volta del reparto di Neurologia. E la diagnosi fu peggiore delle precedenti: mi venne diagnosticata una mielite da Covid».

Per il 59enne dunque un nuovo e prolungato ricovero in ospedale, prima in Neurologia e poi in Riabilitazione. «Sono stati due mesi difficili, perché praticamente il Covid mi aveva provocato una paresi agli arti inferiori, in sostanza ero paralizzato totalmente – sottolinea Scarparo – I medici e i colleghi dei due reparti si sono presi a cuore la mia situazione, oltre che dal punto di vista medico, anche da quello psicologico, perché davvero sono stato molto prostrato da questa vicenda che mi è accaduta».

Vito però non è uomo che si perde d’animo e, tornato a casa e supportato dalla moglie Monica e dai figli Massimiliano e Damiano, sta proseguendo la convalescenza e pian piano cerca di tornare alla normalità. «Mi sento come un germoglio che lentamente cresce e si sviluppa, una sorta di seconda vita che il Signore mi ha dato e per questo non vedo l’ora di poter tornare a svolgere il mio lavoro in Pronto soccorso a Piove di Sacco, dove sono dal 2017 dopo aver lavorato in alcune Rsa di Padova».
Oggi, quasi alla fine del suo calvario legato al Covid, si sente in dovere di fare un appello: «Sono per la libertà di scelta, ma credetemi, il vaccino è l’unica arma che abbiamo a disposizione.

Oggi, se avessi contratto il virus dopo il vaccino, anche i sanitari mi hanno confermato che non avrei avuto tutte le conseguenze che ho dovuto patire. E sono grato davvero a tutti: medici, infermieri, colleghi oss, ma anche ai barellieri dell’ospedale di Piove che in questi lunghi mesi ho potuto sperimentare dall’altra parte della barricata. Un mix di professionalità e umanità che con il Covid, con i reparti chiusi alle visite, sono due ingredienti necessari e che all’Immacolata Concezione sono ben presenti in tutti i reparti».

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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