«Ho il cancro, peso 37 chili e mi hanno abbandonata: la mia oncologa da un anno non mi risponde più»

Mercoledì 29 Dicembre 2021 di Luca Bagnoli
La denuncia di una donna malata di tumore - Foto di Ulrike Mai da Pixabay
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MESTRE - «Ho il cancro, peso 37 chili e mi hanno abbandonata». A gridare il suo dolore è una paziente oncologica di Venezia, 50 anni, che chiameremo Lucia. Si trova da quasi due anni chiusa a casa, senza potersi vaccinare per via, paradossalmente, non del suo tumore, ma di un disturbo sopraggiunto dopo un calvario sanitario, un tunnel da cui oggi si scorge sì una luce, peccato sia quella di un treno contrario portatore della negazione dello stato d'invalidità.

Ma per Lucia la sofferenza maggiore è di carattere psicologico e relazionale. «La mia oncologa da un anno non mi risponde più».


LA VICENDA

Era il 2011, e Lucia aveva 40 anni quando si è accorta di un gonfiore al seno. «Mi stavo lavando i denti - ricorda - e sfiorando la maglia l'ho sentito». Così è corsa subito a Treviso, dove è stata operata d'urgenza. «Cercando poi qualcuno che mi seguisse sono finita a Milano, alla Fondazione Veronesi, il cui primario mi cambia la cura: anziché la chemio per vena avrei dovuto prendere la pastiglia e sottopormi a radioterapia». Da lì le consigliano Padova. «Ho cominciato ad essere accompagnata da un'oncologa, l'unica che mi è stata vicino quando sono rimasta incinta e tutti mi dicevano di abortire. Oggi mia figlia sta bene, ha 9 anni, e con il mio caso clinico pubblicato ho donato una luce di speranza ad altre donne». Poi arrivano il 2019, con una seconda operazione, e il 2020, quando il quadro clinico e il trattamento assistenziale peggiorano. «Mi hanno scoperto delle cellule tumorali all'utero; il mio intervento era previsto per marzo, ma il Covid lo ha spazzato via, costringendomi a casa con l'angoscia per questa diagnosi». Lucia entra in sala operatoria a maggio; l'azione chirurgica riesce, ma la ginecologa le dice di farsi seguire da un'altra parte. A questo punto entro in depressione - racconta Lucia - perché nello stesso periodo la mia oncologa di Padova sparisce». Non solo. «Con l'ultimo intervento, come mi avevano anticipato, potrebbero avermi toccato l'intestino, organo inerente al morbo di Crohn, malattia che sospettano abbia contratto, e che considero peggio del tumore, perché non ti lascia mai in pace». Si tratta di una patologia le cui cause sono ancora sconosciute, ma uno dei sintomi è la diarrea cronica. «Sei sempre in bagno - spiega - e devi girare con il pannolone. Dunque, non riuscendo ad assimilare nulla, non posso vaccinarmi. In più qui a Mestre mi curavano per il colon irritabile, e sono dovuta andare a Trieste per ricevere l'attuale ipotesi diagnostica». A tutto questo si aggiunge la recente riduzione dell'invalidità. «Prima avevo il 100% - racconta - poi sono passata al 70, e adesso al 67 permanente. Ma come fa un malato oncologico a vivere senza sostegni economici?».


Intanto la specialista patavina continua a negarsi. «Mi sono sentita abbandonata, senza una spiegazione. Ormai è più di un anno che la chiamo e non mi risponde, oppure butta giù, e poi vedo che visualizza i messaggi ma continua ad ignorarmi». Così Lucia prova a seguirsi da sola, programmando dei controlli. «Mi hanno chiamata pochi giorni fa, dopo 3 mesi di tentativi per una ecografia e una mammografia; sono due anni che nessuno verifica il mio stato di salute: solo il medico di base non mi ha trascurata, e lo ringrazio con tutto il cuore, ma non è il suo mestiere. Perché di cancro non si occupa più nessuno? Per non parlare del Crohn. Esiste solo il Covid, le altre malattie sono dimenticate».

Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 18:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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