Mascherine, nuova frontiera della produzione per un migliaio di aziende

Venerdì 3 Aprile 2020 di Gabriele Pipia
Un laboratorio padovano riconvertito per la produzione di mascherine

PADOVA - Si trasformano per non doversi fermare, per trovare nuova linfa e non dover lasciare a casa i propri dipendenti. Ma si riconvertono anche per pura solidarietà, dando una mano in un’emergenza sanitaria che ha travolto davvero tutti. Decine di aziende padovane hanno modificato la propria produzione per creare mascherine, tute, camici, guanti e qualunque altro tipo di barriera protettiva contro il virus.

LA STIMA
«Abbiamo fatto una stima delle aziende potenzialmente riconvertibili e abbiamo visto che nella sola provincia di Padova sono circa un migliaio – sorride il presidente della Camera di Commercio, Antonio Santocono -. Le telefonate ai nostri centralini sono centinaia e molte si sono già messe all’opera». La stessa Camera di Commercio ha goduto di un’importante donazione di mascherine da parte della “Ventidue” di Bovolenta, società specializzata nella produzione di tovaglie e tovaglioli che ha cambiato in fretta la propria missione pur di rendersi utile. Gli esempi sono tantissimi. Da Grafica Veneta, il colosso di Trebaseleghe che ha realizzato cinque milioni di mascherine per la Regione, alla piccola “Camiceria italiana” di Vo’, dove la titolare non si è arresa di fronte a quel nemico invisibile che ha blindato e terrorizzato per due settimane il paese. «Non posso più confezionare camice su misura? E allora inizio a produrre mascherine in cotone». Questo è lo spirito di Moira Biasio e di molti altri piccoli e grandi imprenditori. Uno spirito riassunto bene dallo stesso presidente Santocono: «Questa provincia ha dimostrato di sapersi adeguare immediatamente alle situazioni di emergenza – assicura – con una grande capacità creativa. Molte hanno rinnovato il proprio business, magari solo in un’ottica temporale, ma con il lodevole obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro. Per altri si è trattato invece di gesti di pura e splendida beneficenza».
Santocono guarda al presente ma anche al futuro: «La riconversione è auspicabile in considerazione dei tempi lunghi che si prevedono per uscire dall’emergenza. Le imprese dovranno riaprire e avranno bisogno di garantire la protezione dei propri dipendenti, fino a che non avremo il vaccino».

LA MOBILITAZIONE
Anche Assindustria Venetocentro, intanto, si mobilita. L’associazione di categoria ha gestito il reperimento e la fornitura alle imprese di un primo quantitativo di 350 mila mascherine chirurgiche a 3 veli e Ffp2 «per iniziare a rispondere alla domanda di due milioni di pezzi rilevata dalle aziende. Sono state censite 15 aziende già operative per la riconversione della propria produzione e per potenziare la capacità delle imprese italiane produttrici di mascherine, dimostrando l’abilità del nostro tessuto imprenditoriale di rispondere alle situazioni di emergenza». Sono stati inoltre attivati contatti con 35 aziende disponibili alla riconversione produttiva per dare informazioni e consulenza.

«Vista la difficoltà a reperire sul mercato questi presidi sanitari - spiegano la presidente Maria Cristina Piovesana e il presidente  vicario Massimo Finco - Assindustria è diventata il punto di incontro e coordinamento per la domanda di mascherine certificate da parte delle aziende.

Al momento siamo riusciti a procurare quasi un quarto di questa domanda, a prezzi calmierati, altre contiamo di reperirle nei prossimi giorni». La missione è appena iniziata.

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