Braccianti agricoli sfruttati 12 ore al giorno, 7 giorni su 7: caporale nei guai

Domenica 25 Aprile 2021 di Luca Ingegneri
Braccianti agricoli sfruttati 12 ore al giorno, 7 giorni su 7: caporale nei guai
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PADOVA «Sono arrivato in Italia nel dicembre 2016, con un barcone partito dalla Libia. Ho cercato lavoro in Veneto: ero sprovvisto di permesso di soggiorno e mi serviva un’occupazione per regolare la mia posizione. Grazie ad alcuni connazionali ho saputo che nei bar di Cavarzere era possibile trovare gente che assume operai, da far lavorare nelle campagne». Inizia così la dettagliata denuncia di un marocchino 35enne che ha consentito ai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia di scoprire l’ennesimo caso di caporalato nelle campagne della Bassa padovana e dell’area collinare. Sei i braccianti agricoli indicati dal connazionale che hanno trovato il coraggio di ribellarsi a condizioni di lavoro degradanti, con paghe da fame, in assenza delle minime precauzioni di sicurezza, salute ed igiene, tra minacce e costrizioni di ogni tipo. 
Sono le vittime indicate nel capo d’imputazione a carico del caporale Abdelatif Essya, marocchino quarantenne, titolare della società di impiego di manodopera “La Perla Srl”, con sede a Conselve, in piazzetta San Francesco, ultimo domicilio a Resana, nel trevigiano, ma da tempo irreperibile.

Il sostituto procuratore Marco Brusegan, titolare delle indagini, le ha provate tutte nel tentativo di notificargli l’avviso di conclusione indagini. Tutto inutile.


LE RICERCHE
Essya sembra essersi volatilizzato. Si è cercato di rintracciarlo sull’intero territorio nazionale attraverso “positioning”, il servizio on line che consente di geolocalizzare un telefono cellulare nello spazio di un paio di minuti. Purtroppo dell’utenza telefonica intestata al caporale non c’è alcuna traccia. Gli investigatori hanno il sospetto che abbia sentito puzza di bruciato e si sia deciso ad abbandonare la redditizia attività riparando in patria.
Abdelatif Essya è accusato di sfruttamento del lavoro, favoreggiamento e impiego di manodopera clandestina. Gravissime le contestazioni a suo carico: corresponsione di retribuzioni palesemente inadeguate rispetto ai contratti collettivi nazionali della manovalanza agricola (80 centesimi di euro l’ora fino ad un massimo di 1,50 al posto di paghe da 7-8 euro), turni massacranti da 10-15 ore giornaliere, in palese violazione della normativa sugli orari di lavoro, i periodi e le giornate di riposo, e le ferie. Ai braccianti non venivano assicurati i dispositivi di protezione individuale come scarpe e guanti, e neppure le visite mediche di sorveglianza sanitaria. Il caporale approfittava del loro status di clandestini facendoli lavorare in nero con la promessa di assumerli in regola. Quando alzavano la voce con timide proteste minacciava di lasciarli a casa privandoli dell’unica fonte di sostentamento.


L’ATTIVITÁ
Secondo l’accusa Essya ha operato ininterrottamente sul territorio padovano dal 15 marzo 2017 al 20 maggio 2019 gestendo le raccolte di prodotti agricoli nelle campagne tra Este, Monselice, Tribano, Cinto Euganeo, Montegrotto, Terrassa, Battaglia e Conselve. Ovunque le paghe erano da fame. Il 35enne che ha fatto scattare le indagini avrebbe incassato da settembre 2018 all’aprile 2019 cifre oscillanti tra i 200 e i 300 euro al mese, lavorando sui campi 12 ore al giorno, sette giorni su sette, senza mai fruire di alcuna pausa. Gli veniva concessa una sosta di trenta minuti a mezzogiorno per mangiare un panino e per espletare i bisogni corporali. Non erano consentite altre fermate.
I manovali erano costantemente tenuti sotto controllo. Il caporale formava le squadre, indicava il giorno prima il fondo agricolo di destinazione e all’alba si incaricava personalmente di accompagnare i connazionali a bordo di un furgone o sulla sua Opel Zafira di colore grigio. A tutti veniva ripetutamente promessa la regolarizzazione del rapporto di lavoro. Passaggio indispensabile ad ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. Questa la ragione che ha spinto i braccianti ad accettare le terribili condizioni di lavoro. Senza peraltro riuscire a liberarsi dallo status di clandestini.
 

Ultimo aggiornamento: 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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