Abusi sessuali sulla tirocinante, l'infermiere nega davanti al giudice: «Lei era d'accordo»

Mercoledì 6 Dicembre 2023 di Serena De Salvador
Il policlinico

PADOVA - «Ho avuto con lei dei contatti sessuali, ma era pienamente consenziente. Quando ha rifiutato un rapporto orale ho lasciato perdere». Non si è sottratto alle domande del giudice per le indagini preliminari, Elena Lazzarin, il 40enne infermiere arrestato all’alba di sabato per una presunta violenza sessuale pluriaggravata commessa in ospedale ai danni di una tirocinante. Ha negato ogni addebito e, seppur la testimonianza della ragazza sia stata ritenuta «lucida, ben circostanziata e con particolari verosimili», l’arresto non è stato convalidato e la misura cautelare della carcerazione è stata sostituita con gli arresti domiciliari.

Il pubblico ministero aveva contestato anche tre aggravanti e chiesto che fosse trattenuto in cella.

L’UDIENZA

Ieri mattina il 40enne ha ammesso che la notte tra venerdì e sabato, mentre sia lui che la studentessa tirocinante erano impegnati nel turno di notte al Policlinico, ha più volte approcciato sessualmente la ragazza, che vedeva per la prima volta e di cui era stato designato come guida. Ha però sottolineato che lei sarebbe stata pienamente consenziente, tranne a una richiesta di rapporto orale dopo la quale avrebbe desistito. Il giudice ha ritenuto la sua versione «poco verosimile e tesa a sminuire la propria responsabilità». Non essendo però l’arresto avvenuto in flagranza di reato non c’è stata convalida della misura. Tuttavia per il Gip c’è il pericolo che l’uomo reiteri questi comportamenti e quindi ha disposto che esca dal carcere ma venendo posto agli arresti domiciliari. Sul 40enne pesa anche la dichiarazione di un’altra infermiera, pure lei presente quella notte, che ha sostenuto come il collega lo scorso agosto le avesse fatto delle avances e di recente le avesse palpeggiato i glutei. A carico dell’infermiere tuttavia non risultano pregresse denuncia.

LA DIFESA

«Sono due versioni completamente opposte – spiega l’avvocato Paolo Marangoni, che difende l’indagato con il collega Leonardo Massaro –. Il mio cliente è rimasto stupefatto nel sentire le accuse, nei suoi confronti non c’è mai stato alcun procedimento o segnalazione. Nei confronti dell’altra infermiera ha ammesso di essersi dichiarato, ma ha negato fermamente di averla molestata. La querela della tirocinante presenta diverse contraddizioni, in primis il fatto che non abbia in alcun modo avvisato le altre colleghe presenti in reparto quando aveva modi e tempi per farlo.

Non c’è alcun riscontro o testimonianza dell’avvenuta violenza tranne il suo racconto. Ritengo che la sua credibilità sia da vagliare, anche a fronte di una certificazione medica di disturbo psichico e di pregresse denunce a carico dei familiari, poi ritirate. Ritengo che non ricorreremo al Riesame, ma ci concentreremo sulla difesa tecnica. E siamo pronti a muoverci anche sul fronte giuslavorista per la posizione lavorativa del mio assistito che, al momento, non ha ricevuto alcun avviso di sospensione dall’Azienda ospedaliera (di cui è dipendente, ndr). Possiamo comunque dirci sereni e fiduciosi del fatto che emergerà l’inconsistenza delle accuse». In sede di udienza, esaminati gli elementi raccolti dai carabinieri, è emerso che gli approcci sessuali sono stati molteplici, tra le 20 di venerdì e le 4 di sabato.

La ragazza ha mandato un sms alla madre: «Mamma il mio infermiere guida mi ha violentata, vieni a prendermi» e le ha poi telefonato, tanto che ad allertare i carabinieri erano stati proprio i genitori, che vivono fuori provincia. Gli abusi sarebbero cominciati con palpeggiamenti sempre più insistenti per poi passare a tre diversi tentativi dell’uomo di avere un rapporto orale, fino a quando la giovane è andata a rifugiarsi in uno stanzino, dove l’hanno trovata i militari intervenuti.

Ultimo aggiornamento: 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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