Vanoi, la diga contestata. Dal sindaco e dal Pd un secco no: «Alto rischio idrogeologico, la storia insegni qualcosa»

Sabato 23 Settembre 2023 di Federica Fant
Vanoi, la diga contestata: dal sindaco e dal Pd un secco no: «Alto rischio idrogeologico, la storia insegni qualcosa»

BELLUNO - «No alla diga del Vanoi».

Il Partito democratico lo dice forte e chiaro: «Si pensi alla sicurezza dei cittadini. La zona è ad alto rischio idrogeologico. E questo accade proprio a 60 anni dalla tragedia del Vajont». Sono le parole del segretario provinciale Pd, Alessandro Del Bianco, del collega di Trento, Alessandro Dal Ri, del sindaco di Lamon Loris Maccagnan e della capogruppo in consiglio Comunale a Belluno Claudia Bettiol che hanno presentato un ordine del giorno contro la diga del Vanoi che arriverà in tutti i comuni della provincia.


IL RISCHIO
«Il territorio non è stato coinvolto – afferma fuori dai denti il primo cittadino di Lamon -. Siamo tornati ai tempi della Serenissima in cui si veniva a prelevare nelle zone di montagna ciò che serviva per la pianura?» «La coerenza della Regione Veneto la dice tutta. Basti pensare – prosegue Loris Maccagnan – che l’area interessata dalla diga rientra, tra gli indicatori nazionali di rischio per frane e alluvioni, in zona “P4 che significa molto alta in termini di rischio idrogeologico, ma è anche un grado in più del villaggio Eni di Borca di Cadore. Se non è pensabile portare gli atleti olimpici per qualche settimana in quel villaggio perché non è sicuro, essendo in zona “P3”, costruire una diga nuova in P4 invece lo è? Che cosa ci viene detto da Venezia, se questo è il grado di coerenza?».


LA STORIA
La consigliera comunale del capoluogo, Claudia Bettiol ha riportato ciò che disse in Consiglio comunale suo nonno, al tempo della tragedia del Vajont «che costò la vita a circa 2 mila persone». Bettiol affermava: «Il problema non è la diga, ma il monte – che guarda caso si chiama Toc, che perde i pezzi». E la nipote Claudia ha detto: «Nessuno vuole strumentalizzare né creare falsi allarmismi, ma la storia deve insegnare qualcosa».


PROGETTO FARAONICO
È il sindaco di Lamon, Loris Maccagnan a fornire alcuni dati che danno la misura di quella che dovrebbe essere l’opera di ingegneria che le Regioni del Veneto e del Trentino, insieme al Bacino di Bonifica del Brenta, intendono realizzare: «Parliamo di un’opera di 116 metri di altezza, di mezzo milione di metri cubi di cemento armato per un invaso che conterrebbe 33 milioni di metri cubi d’acqua. Dai numeri già si capisce che diventerebbe uno dei bacini più grandi non solo della provincia di Belluno, ma anche di Trento. Ci preoccupa (parlo di Lamon, Canal San Bovo e Cinte Tesino) fortemente sotto due punti di vista», che sono la preoccupazione legata al dissesto idrogeologico e la «colonizzazione ad opera della Regione Veneto che vorrebbe imporre l’opera senza interessare le comunità che vi abitano».


LA PREOCCUPAZIONE
Il bacino ipotizzato avrebbe una capienza superiore di tre volte rispetto a quello dello Schener e invaderebbe tutta la val Cortella. Il 24 maggio 2010 si è staccata dalla parete dal monte Totoga lungo una enorme massa di materiale. È crollato parte del versante della la Cortella facendo scomparire, almeno un centinaio di metri dell’ex strada provinciale, oggi interdetta al traffico. Si tratta della zona che dovrebbe costituire il versante del bacino del Vanoi. Sul versante alla destra orografica del Vanoi sono ancora oggi visibili almeno tre frane di modeste dimensioni. Segno evidente dell’instabilità del terreno.


GLI ATTI
Nel giugno 2023 i sindaci di Lamon, Canal San Bovo (Tn) e Cinte Tesino (Tn) hanno inviato una lettera ufficiale al Presidente del Consorzio Bonifica Brenta, e ai presidenti di Regione Veneto, Provincia di Trento e Provincia di Belluno una lettera in cui veniva denunciato il mancato coinvolgimento delle proprie comunità in ogni passaggio che ha portato all’affidamento del progetto, lamentando di essere venuti a conoscenza della notizia attraverso la stampa. «Oltre ai fatti citati va inoltre rilevato che sulla stampa locale lo stesso ingegnere Dal Paos, esimio studioso e luminare dell’ingegneria Idraulica dell’Università di Padova - si legge nell’Ordine del giorno -, già membro della Commissione grandi rischi della Regione del Veneto, ha dichiarato, senza mezzi termini, che la diga del Vanoi sarebbe un insulto alla storia del Vajont. Poco considerati sono inoltre, ad oggi, i possibili contraccolpi ambientali e microclimatici che la realizzazione di un bacino delle dimensioni sopracitate nella Valle del Vanoi comporterebbe sul territorio circostante. A titolo meramente esemplificativo si fa presente che è più che possibile che l’innalzamento del tasso di umidità possa avere pesanti ripercussioni, anche economiche, sui boschi e quindi sul pregiato legname che si ricava dalla zona compromettendo significativamente l’economia di un territorio».
Lo scorso maggio «il presidente Zaia ha dichiarato di avere trasmesso l’elenco di opere e interventi di urgente realizzazione per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit). In questo elenco le opere individuate sono sei e quella che prevede la realizzazione della Diga del Vanoi è inserita al primo posto con una richiesta di finanziamento di 150 milioni di euro», si legge nell’Odg. Con nota ufficiale del 18 maggio 2023 la Provincia di Trento, «per mezzo del vicepresidente Mario Tonina, con lettera inviata agli assessori Gianpaolo Bottacin e Federico Caner, esprimeva una serie di osservazioni per sottolineare la contrarietà dell’Ente al progetto».

Ultimo aggiornamento: 13:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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