Vaccini, ecco dove bisogna andare. Ma il piano è fermo: «Manca la materia prima»

Mercoledì 10 Febbraio 2021 di Davide Piol
Non arriva ancora il vaccino Astrazeneca

SANITÀ
BELLUNO Slitta ancora l’arrivo del vaccino targato Astrazeneca. Delle 20mila dosi destinate al Veneto, solo 400 raggiungeranno Belluno. Ma quando? «La Regione ci ha comunicato che sono in arrivo», fa sapere il direttore del Dipartimento di Prevenzione Sandro Cinquetti. Oggi, forse domani, comunque entro il fine settimana. Difficile cominciare la programmazione perché «il vaccino, in frigo, non ce l’abbiamo». I destinatari, però, si conoscono già: «Siamo pronti per vaccinare forze dell’ordine, insegnanti e tutti i lavoratori dei servizi essenziali che non abbiano compiuto i 55 anni d’età ma occorre la materia prima, ossia il vaccino». Nel frattempo sono state fissate le date per gli ultra ottantenni. 
IL CALENDARIO
Dopo la prima chiamata della classe 1941 al drive in dell’ospedale San Martino i prossimi 27 e 28 febbraio, con possibilità di ricevere la vaccinazione a domicilio per le persone non in grado di uscire dall’abitazione, sono state definite le giornate di recupero dei soggetti con difficoltà a raggiungere Belluno, nelle sedi di Tai di Cadore (15 marzo), Agordo (16 marzo) e Feltre (17 marzo). Per loro è previsto il vaccino Pfizer. L’Usl 1 Dolomiti offrirà la vaccinazione anche alle classi di nascita 1940 (Moderna), 1939 e 1938 (Pfizer o Moderna) in quattro drive in territoriali. Saranno convocati con lettera o per ordine alfabetico con i seguenti criteri di afferenza: area del Bellunese o dell’Alpago al drive-in del San Martino o in quello di Paludi; area del Feltrino, drive-in Ex Marangoni; area Cadore-Comelico-Ampezzano, drive-in di Tai di Cadore; area dell’Agordino, drive-in ad Agordo. Per informazioni scrivere all’indirizzo email vaccinazioni.covid@aulss1.veneto.it. 
IL PIANO
Il dottor Sandro Cinquetti lo definisce un «piano vaccinale evolutivo». Sulla carta c’è tutto, o quasi, ma fatica a prendere corpo nella realtà. «È un piano che purtroppo, ad oggi, manca della materia prima – continua Cinquetti – Queste 4 classi di nascita sono inframezzate dalla priorità dei servizi pubblici essenziali e dei soggetti oncologici che rappresentano numeri importanti. Solo con arrivi consistenti riusciremo a partire e ad affrontare in modo strutturato la campagna vaccinale». I quantitativi attuali sono utili solo per aggiustare il Piano e migliorarlo. Senza contare che a ogni dose somministrata, una viene lasciata in frigo per il richiamo. 
SCUOLE
Il miglioramento della situazione epidemiologica (ieri zero morti) ha permesso di riaprire le scuole superiori. Per adesso non ci sono stati disagi nel sistema di trasporto pubblico locale. Dopo il primo giorno di rodaggio, è sempre stato rispettato il tetto massimo di capienza disposto dalle normative anti-contagio (fissato al 50%) e sui mezzi Dolomitibus si sono registrate occupazioni mediamente attorno al 35-40%. «Il “piano Covid” predisposto da Provincia e Dolomitibus ha funzionato - spiega il consigliere provinciale delegato ai trasporti, Dario Scopel - L’azienda ha disposto l’utilizzo di 18 autobus in più, di cui 16 per il servizio extraurbano e 2 per il servizio urbano del Comune di Belluno; per un totale di 33 corse aggiuntive, oltre alle cosiddette “scorte calde”, vale a dire mezzi a disposizione per migliori distribuzioni di carico in caso di necessità. Dopo le corse del primo febbraio, il sistema è andato a regime». I dati estrapolati dal report di Dolomitibus hanno rilevato qualche eccesso di carico soltanto nei tratti finali di alcune corse mattutine. Il fenomeno è stato registrato alla fermata di Mas di Sedico sulla linea Agordo-Belluno delle 7.15 (capienza rilevata al 60%), alla fermata di Ponte nelle Alpi sulla linea Calalzo-Belluno delle 7.15 (51%), e alla fermata di Tai di Cadore sulla linea Calalzo-Cortina delle 6.57 (65%). Nel primo caso (Agordo-Belluno) il fenomeno è stato causato da un ritardo della corsa Arabba-Agordo, per cui gli utenti sono saliti tutti sulla prima corsa utile. Negli altri si è trattato di una disomogeneità di salita da parte degli utenti, risolta distribuendo i carichi tra le corse in transito. «Il resto della settimana ha visto carichi variabili, raramente al 50% e quasi sempre inferiori al 45-40% - rileva il consigliere Scopel -. Sulle linee urbane di Belluno invece le percentuali di utilizzo sono ancora inferiori. Su tutti i mezzi, sanificati costantemente, ci sono le indicazioni precise della capienza totale e ridotta al 50%, comprensiva di posti a sedere e posti in piedi».
Davide Piol 
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