Pieve di Cadore. La storia di Alessio Tabacchi, il volontario che da 50 anni salva vite in montagna

Sabato 21 Ottobre 2023 di Giuditta Bolzonello
Alessio Tabacchi (in mezzo) premiato per i suoi 50 anni nel Soccorso alpino

PIEVE DI CADORE (BELLUNO) - Quando si dice il caso: solo per un’occasione fortuita Alessio Tabacchi entrò nella grande famiglia del Soccorso alpino. Lui di Pieve di Cadore ben conosceva le crode di casa, ma «avevo altre passioni, mi piaceva essere un radio amatore quando ancora eravamo fuori legge», confida scherzando. Altro che telefonini, internet e video call. Allora c’erano i cb, pionieri dell’etere che si parlavano da un capo all’altro del pianeta. Anni 70, Alessio era poco più che ventenne, aveva due piccole radio portatili, si rivolse al capo stazione Luigino Genova, quando ancora il Cnsas doveva nascere e il soccorso in montagna si affidava alla buona volontà di pochi che facevano di necessità virtù. 


IL RICORDO

«Genova mi disse che tre, quattro giovani di Venas volevano fare la via Menini sull’Antelao, un’uscita invernale, e servivano le radio per poterli seguire. In pieno inverno con neve e ghiaccio non era cosa da tutti, ma andò bene e al contatto stabilito la prima sera mi dissero che era tutto ok. Il giorno dopo però nessun segnale arrivò dalla montagna, chiamavo e non rispondevano tanto che avvisai la stazione. Non potevamo che aspettare, poi mentre si stava affacciando qualche trepidazione, nel cuore della notte, ecco il contatto: avevano avuto un incidente ed uno del gruppo si era infortunato, una frattura gli impediva di proseguire. Il giorno dopo arrivò l’elicottero dell’Esercito, allora c’era solo quello, che li andò a prelevare portandoli in salvo». 
E Alessio Tabacchi entrò nel sodalizio, era dunque l’inizio degli anni ‘70, «eravamo poveri, veramente poveri, in dotazione Pieve aveva un paio di corde di canapa e qualche moschettone, quando Lino Cornaviera, che era anche guida alpina, ci lasciò l’incarico non sapevamo come fare». E così Tabacchi e Genova bussano a tutte le porte, anche a quelle del municipio dove guadagnano un pezzo di corridoio al piano terra. «Era il 1972 -ricorda Tabacchi- non serviva essere iscritti al Soccorso alpino, quando si partiva il capo stazione avvisava la sede di Milano e faceva scattare la copertura assicurativa, dal ‘73 è cambiato tutto». 


LO SPIRITO

Ma non è cambiata la passione e nemmeno il senso di abnegazione di chi come Alessio è stato operativo per 50 anni e che ora, da esterno, continua ad essere presente sempre a seguire il settore radio. Ricorda gli anni della gioventù, lui Vigile del fuoco si impegna sempre di più con il Corpo nazionale del soccorso alpino e vive il passaggio dall’epoca dei “pionieri” a quella che lo ha portato fino ai giorni nostri a ricevere attestazioni e riconoscimenti come l’ultimo che gli è arrivato a sorpresa quando è stato nominato socio emerito per i suoi 50 all’interno del Soccorso alpino di Pieve di Cadore. 


LA SCELTA

Gli amici hanno scelto il palco giusto, quello dalla Dolomiti Rescue Race, davanti ai colleghi di tante nazioni è stato detto della sua competenza, serietà, dedizione, immediatezza nella risposta, presenza costante, ordine, capacità, disponibilità, gran cuore, trait d’union tra le vecchie e giovani generazioni. A conferirgli le onorificenze il presidente del Soccorso alpino e speleologico Veneto Rodolfo Selenati, assieme al capostazione di Pieve di Cadore Giuliano Baracco. Alessio Tabacchi nato a Pieve di Cadore il 6 marzo 1948 è attivo dal 1973 come volontario, Vicecapo Stazione dal 1982 al 1995 nella direzione con l’amico Luigino Genova; coordinatore radio dall’inizio della creazione della struttura provinciale della rete radio e successivo sviluppo regionale; segretario e ‘tuttofare’ insostituibile. Ha all’attivo qualche centinaio di interventi sul territorio di competenza e presenza in supporto alle stazioni della Delegazione con il faro di Pieve di Cadore, ma il numero esatto non lo ricorda proprio, nemmeno quello delle tante persone soccorse o, peggio, recuperate ormai senza vita. 


IL CONSIGLIO

A fronte di tanta esperienza cosa direbbe ad un giovane che si vuole avvicinare a questo mondo? «Che bisogna essere motivati e preparati, oggi servono due anni per formare un soccorritore; che bisogna lavorare sodo, che si esce con qualsiasi tempo. In stazione abbiamo giovani motivati che mi danno soddisfazione.

Se mi succede qualcosa in montagna so che qualcuno mi verrà a prendere». Grazie, Alessio.

Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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