In provincia di Belluno mancano all'appello quasi 600 insegnanti

Lunedì 19 Luglio 2021 di Giovanni Santin
all'appello in provincia di Belluno mancano quasi 600 docenti
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BELLUNO - Per il normale avvio dell’anno scolastico 2021-22 in provincia di Belluno mancano 591 insegnanti: sono questi i dati pubblicati dal sito dell’Ufficio Scolastico di via Mezzaterra. E non si sa quanti di questi possano essere coperti da nuove immissioni in ruolo né quanti rimarranno invece da assegnare tramite supplenze. «Sono tutte ipotesi – riferisce Lorella Benvegnù, responsabile scuola della Cisl di Belluno-Treviso – e nella stessa condizione si trovano sia l’Ufficio Scolastico Provinciale sia quello regionale.

Più precisamente: siamo nella situazione che mentre il Miur, il Ministero dell’Istruzione, ha chiesto di stabilizzare gli insegnanti, il Mef, il Ministero di Economia e Finanza, ancora non ha autorizzato questo passaggio».

IL PARADOSSO
In sostanza manca il consenso alla spesa. La questione naturalmente non è legata alla sola provincia di Belluno, perché prevedere una spesa maggiorata per un plotone di 591 insegnanti non è un problema; lo diventa quando questo numero si somma a quelli degli altri plotoni sparsi per la penisola tanto da generare un esercito. A soffrire di più della mancanza di insegnanti di ruolo è la scuola Superiore di II Grado che al momento denuncia una disponibilità – questo il termine tecnico – di 236 docenti divisi fra quelli di posto comune, cioè insegnanti delle diverse discipline (185) e quelli di sostegno. A ridosso segue la Scuola di I grado, cioè le vecchie scuole medie, che registra una carenza di 144 posti di insegnanti disciplinari, 62 di sostegno. Alla scuola primaria mancano 2 insegnanti di inglese, 69 su posto comune e 55 di sostegno. Le sofferenze si riducono alla scuola dell’Infanzia che al momento è scoperta solo per 14 posti comuni e per 9 di sostegno. Sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, con una punta di ironia la sindacalista Benvegnù aggiunge: «Dovrebbero essere autorizzate le immissioni in ruolo su sostegno. Peccato però che non ci siano insegnanti specializzati, a meno che non prenda piede l’ipotesi che verranno stabilizzate le persone che hanno già lavorato; esse verrebbero formate solo in seguito».
IL TEMPO STRINGE
C’è poi la questione dei tempi da rispettare – e da accelerare – per garantire l’avvio dell’anno scolastico con il maggior numero possibile di insegnanti in cattedra. «Se oggi, per esempio, il Mef autorizzasse la stabilizzazione chiesta dal Miur – ragiona Benvegnù - non è detto che non si riesca a fare un buon lavoro. Il Miur ha infatti imposto una tabella con scadenze strette: martedì si chiudeva la prima fase di immissione in ruolo con la quale è stato chiesto alle persone convocate la scelta della provincia. In Veneto ed altrove si pesca dalle Gae (graduatorie ad esaurimento ndr) e dai concorsi ordinari degli anni 2016, 2018 e 2020. Ma in questo momento nemmeno in via Mezzaterra conoscono i numeri. Se tutto dovesse filare liscio, le immissioni in ruolo potrebbero essere cosa fatta entro questo mese di luglio; le supplenze sono invece da chiudere entro il mese di agosto».


NODO DIRIGENTI
Altro punto dolente per l’avvio dell’anno scolastico che inizierà il prossimo 1° settembre saranno le figure dei Dirigenti Scolastici che in provincia di Belluno, ancor più che altrove, sono difficili da reperire. Pur in mancanza delle disponibilità ufficiali delle sedi da coprire, è possibile azzardare qualche ragionamento. Oltre ad un pensionamento, sarà necessario individuare altri tre Dirigenti Scolastici, visto che gli Istituti Comprensivi di Alleghe, Cencenighe e Longarone hanno riconquistato la loro indipendenza amministrativa e non saranno più accorpati ad altre realtà. Le uniche scuole sottodimensionate, e quindi senza un proprio Dirigente, rimarranno l’Istituto Comprensivo di Forno di Val di Zoldo e l’Istituto Alberghiero Dolomieu di Longarone. «Capisco che ci siano problemi di risorse economiche – conclude amareggiata la sindacalista Cisl – ma quello che non è accettabile è la situazione di incertezza dopo tanti ragionamenti su quanto sia importante investire sulla scuola. Capisco che ci sono questioni di spesa pubblica, ma abbiamo troppi posti liberi. E il modo più semplice per fare in modo che la scuola raggiunga la normalità, è l’immissione di personale di ruolo. Evidentemente è in atto un braccio di ferro fra Miur e Mef».

Ultimo aggiornamento: 08:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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