I genitori: «Addio a Samantha in mare poi vogliamo giustizia»

Domenica 14 Novembre 2021 di Angela Pederiva
Samy , il papà e la mamma
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BELLUNO - Il dolore è una stringa di lettere e numeri, stampati sul braccio di papà Giorgio. C.R.S.: Coma Recovery Scale, cioè la valutazione della risposta, in una scala che va da 0 a 23, allo stimolo uditivo, visivo, motorio, verbale, cognitivo, di vigilanza. La sequenza è desolante: U1 VS0 M2 VR0 C0 VG1. Invece la serenità è il viso sorridente di una ragazza, tratteggiato sul braccio di mamma Genzianella, accanto al nome decorato da un cuoricino: Samantha.

Il suo corpo non si risveglierà più fra queste montagne, ma la sua anima tornerà a nuotare nel mare.

E i suoi genitori hanno impressi sulla loro pelle tutto lo strazio di lasciarla andare e tutto il conforto di saperla libera. «Potrà essere fra una settimana, o fra un mese e mezzo, non crediamo molto di più. Ma presto spargeremo le ceneri di Samy nel litorale veneto. Dobbiamo solo trovare qualcuno che ci accompagni in barca, al largo, in un posto che immaginiamo molto bello. Dev'esserlo almeno tanto quanto lo era lei».

 

Giorgio D'Incà e Genzianella Dal Zot un anno fa parlavano ancora al presente della loro figlia. Il 12 novembre 2020 un banale infortunio domestico, la frattura di una gamba, l'intervento chirurgico a Belluno. Poi l'inizio del calvario: la polmonite batterica, l'ipossia cerebrale, il ricovero a Feltre, il trasferimento a Treviso. Fino alla diagnosi impietosa: stato vegetativo da encefalopatia postanossica. «Abbiamo perso nostra figlia il 4 dicembre». Da allora le speranze sono coniugate al passato, fra il vano tentativo di riabilitazione in un centro di Vipiteno e la degenza senza coscienza in un ospizio a Cavarzano. 

BATTAGLIA
La battaglia giudiziaria, ingaggiata il 3 febbraio 2021, è culminata mercoledì scorso nella nomina del padre ad amministratore di sostegno, un ruolo che gli conferisce il potere di prestare consenso all'interruzione dei trattamenti necessari al mantenimento in vita, come ha scritto il giudice tutelare Umberto Giacomelli nel provvedimento destinato a fare scuola. «Fuori dall'ufficialità del giuramento racconta Giorgio il magistrato mi ha confidato: Se non foste stati una famiglia così determinata, non saremmo arrivati a questa sentenza in questi tempi. L'ho ringraziato, perché ho visto un uomo dietro alla legge». «Così giovedì rivela Genzianella sono andata a trovare Samantha e gliel'ho detto subito: Sapessi che casino abbiamo fatto per te. D'altra parte è quello che avrebbe voluto lei. Era rimasta molto colpita dalla vicenda di Eluana Englaro. E quando aveva sentito la storia di dj Fabo, era stata molto chiara con noi due, con il gemello Manuel, con la sorella Pamela: Se dovesse succedere a me, non vorrei rimanere in quelle condizioni. Purtroppo non l'aveva scritto, ma chi è che pensa al testamento biologico a nemmeno 30 anni?».


CAMERA
In questa casa piena di orchidee e di ninnoli, non c'è retorica, non c'è ostentazione, non c'è vittimismo. Non c'è neanche rabbia, perché Genzianella spiega di averla chiusa nell'agenda in cui ha annotato tutto per tre mesi, conclusi da una poesia che Giorgio si è tatuato sulla spalla, visto che a entrambi rammentava i torti subiti dalla loro bambina, «una persona troppo buona che vedeva sempre il bene, anche in chi non se lo meritava»: Un giorno mi perdonerò. Del male che mi sono fatta. Del male che mi sono lasciata fare. E mi stringerò così forte, da non lasciarmi più. Spiegano: «L'abbiamo trovata in un libro, a Samy ne abbiamo letti 12 o 13 a voce alta. Quando ci sediamo accanto al suo letto, nella struttura, le ore volano. Le abbiamo portato tutte le sue cose: i due accendini e la scatoletta di caramelle sul comodino, la barchetta azzurra sul tavolo, il vaso con le conchiglie raccolte da piccola sulla mensola. Per il resto, la sua camera a casa è rimasta com'era, anche la gatta che va a dormire sul suo cuscino». Mamma le cambia ancora le lenzuola, papà le ricarica sempre il cellulare. «Per riuscire ad andare avanti, ci siamo imposti tre obiettivi. Il primo è darle pace, in accordo con i medici che ci diranno quando è il momento giusto. Il secondo è avere giustizia: quando pensiamo che sarebbe bastato un antibiotico... Il terzo è ricordarla, magari con una Onlus, perché Samantha ha sempre aiutato gli altri, gli umani, gli animali».


MOSSA
Genzianella ne ha parlato con Mina Welby, co-presidente dell'associazione Luca Coscioni. «Quando suo marito Piergiorgio ha chiesto l'eutanasia, lei gli ha detto: Vengo con te. Ma lui le ha risposto: No, c'hai da fa'.... Ecco, pensavo di non poter sopravvivere, ma ora ho capito che devo darmi da fare anch'io, dimenticando le battute infelici di chi non capisce il nostro dramma e tenendo care le tante persone belle che abbiamo incontrato. Come il nostro parroco, che non ci ha mai giudicati e nell'ultima visita si è augurato che nostra figlia possa avere pace il prima possibile». Aggiunge al riguardo Giorgio: «Ringraziamo il nostro avvocato Davide Fent, non certo la politica, che finora è stata lo zero assoluto. A suo tempo avevo contattato la Regione, ma non ho più sentito nessuno. Invece bisogna che i politici si diano una mossa, andando incontro alle esigenze di tante famiglie che vivono il nostro stesso dramma. Se abbiamo deciso di rendere pubblico il nostro dolore, è stato proprio per cercare di smuovere questa situazione. Ora da tutore non sono più il papà di Samantha: io sono Samantha, la sua voce deve essere ascoltata». 


CUORE

Come quella volta che, conversando con i genitori che chiedevano ai figli di essere cremati per poi riposare fra le amate montagne, Samy fu perentoria: «Va bene. Ma per me scordatevelo: quando toccherà a me, io voglio il mare». Il problema ora sarà dirlo ai due nipotini. «Sono piccoli, ma hanno capito che è successo qualcosa di grave». Chiedono sempre di lei e l'hanno anche scritto, dentro un cuore disegnato sulla spiaggia, dove sognano di ritrovarla presto: Zia.

Samantha con il gemello e la sorella Pamela

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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