PASSO VAL PAROLA - LIVINALLONGO - Il referendum popolare ladino compie 15 anni. Era infatti il 28-29 ottobre 2007 quando gli abitanti di Cortina d'Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana si espressero a stragrande maggioranza a favore del proprio passaggio dalla provincia di Belluno a quella di Bolzano, sulla scia della storica appartenenza al Sud Tirolo. «Io all'epoca avevo 20 anni e votai convintamente sì al ritorno alle nostre origini. Oggi farei altrettanto, senza dubbio». A parlare è Denni Dorigo che attualmente è il rappresentante dei tre Comuni ladini in seno all'Euregio Sud Tirolo Trentino e quindi espressione della volontà popolare. «Se tornassimo al voto nel 2022 - sottolinea - l'esito sarebbe lo stesso.
LA CRONACA
Alla vigilia dell'anniversario del referendum del 2007, le aspettative dal nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni non mancano. «Lei stessa parlando per la prima volta alla Camera nelle vesti di presidente del Consiglio - afferma Dorigo - ha messo l'autonomia delle regioni tra le priorità. Tanto più che al dicastero degli Affari regionali e le autonomie ha nominato quel Calderoli che da decenni è in prima linea a favore delle istanze federaliste e autonomiste reclamate dal popolo: confidiamo quindi nella sua pluridecennale esperienza». A voler ricordare i 15 anni dal sì al passaggio in Alto Adige sono le Unioni ladine di Cortina, Colle e Livinallongo presiedute, rispettivamente, da Elsa Zardini, Carlo Agostini e Manuela Ladurner. Assieme a loro la Commissione intercomunale per il referendum guidata dal sindaco di Colle (e anche presidente dell'Unione montana Agordina) Paolo Frena. «Sabato - sottolinea Dorigo - verranno ribaditi nuovamente alcuni concetti fondamentali in questa questione. A cominciare da un fatto storico imprescindibile: il popolo di queste tre comunità ha chiesto di restare unito ai ladini del Sud Tirolo, da cui erano stati separati, lungo tutto il secolo scorso. Ben prima che l'Alto Adige fosse appetibile in termini di risorse, quando si trovava a navigare in condizioni peggiori del Veneto. Se quindi nel 2007 una piccola componente economica ci può essere stata, non vi è stata nel secolo precedente quando a più riprese è stata chiesta la riannessione alla terra d'origine: il desiderio è sempre stato quello di sanare una situazione derivante dal distacco dall'Austria alla fine della Prima guerra mondiale che ha subito un ulteriore pesante contraccolpo con la tripartizione amministrativa voluta dal Fascismo».
IL REFERENDUM
Dorigo ricorda poi come la stessa Costituzione italiana abbia previsto il referendum popolare in cui si registrò la schiacciante vittoria dei sì. «Da allora tanto è stato fatto per arrivare, oggi come oggi, a un nulla di fatto - prosegue - Più volte la proposta di legge è stata presentata in Parlamento ma, guarda caso, mai è stata calendarizzata per la discussione e la votazione. In primis, a sostenere questa causa, i parlamentari della Südtiroler Volkspartei». A questo punto, con un Governo e un Parlamento nuovo, si riparte da zero. «Va compreso che il nostro referendum è una cosa estremamente seria - conclude Dorigo - ben lontana dall'immagine che ne è uscita negli anni a seguito di banalizzazioni, ridicolizzazioni e strumentalizzazioni. Non siamo una qualunque entità che vuole piantare l'aquila tirolese sul proprio territorio, siamo ben altro, con valori profondi e radicalizzati. Sabato 29 a passo Val Parola, simbolo di unione tra le valli, ricorderemo che la questione è disattesa e aperta da 15 anni nonché pienamente attuale. Il referendum, infatti, è tuttora valido. Cesserebbe di esserlo solo qualora ne venisse indetto un altro e vincesse il no. Sino ad allora, momento che dubito avverrà, sulla base dei diritti sanciti dalla Costituzione italiana e dei principi internazionali di autodeterminazione dei popoli noi attendiamo una risposta».