Anziano ucciso durante una rapina, omicidio senza colpevoli: verso l'archiviazione dopo 4 mesi

Martedì 5 Aprile 2022 di Davide Piol
La casa della vittima

LORENZAGO - Il fascicolo è ancora contro ignoti. A distanza di quattro mesi dal fatto gli inquirenti non sono riusciti a trovare nessun elemento capace di indirizzare le indagini in una direzione piuttosto che un’altra. La morte dell’82enne Angelo Mainardi, avvenuta nella sua casa a Lorenzago qualche ora dopo esser stato rapinato, resta quindi senza colpevole e il pubblico ministero sta per chiedere l’archiviazione del caso, aperto a dicembre per rapina, lesioni e morte come causa di altro reato. Il fatto risale alla notte tra il 4 e il 5 dicembre 2021. Mainardi, ex gelatiere in Germania e calzolaio, sta dormendo sul divano quando, verso l’una e mezza del mattino, viene svegliato dal suono del campanello. Non fa tempo ad alzarsi che tre persone incappucciate spalancano la porta di cassa (che non era chiusa a chiave) e irrompono nel salotto. Per prima cosa lo immobilizzano, legandogli i polsi con una corda. Poi gli intimano di consegnare tutto il denaro presente in casa, ossia 200 euro, e non ancora soddisfatti mettono a soqquadro le stanze alla ricerca di qualcosa di valore. Non lo trovano e, liberati i polsi all’anziano, fuggono nella notte. Mainardi riesce a chiamare il fratello – che vive al piano di sopra – e insieme aspettano l’arrivo dei soccorsi. L’82enne è spaventato ma lucido e racconta ai carabinieri quanto gli è appena accaduto. Non c’è nessun ricovero. I suoi parametri vitali sono nella norma e può rimanere a casa. Ma il giorno successivo, quando il fratello gli porta il pranzo, viene trovato a terra, ormai privo di vita. Partono le indagini. Dai racconti di Mainardi pare che uno dei tre banditi fosse molto alto, circa un metro e 90, e che tutti parlassero italiano. In caserma sfilano i clienti del bar Cooperativa, il locale in centro, a due passi da via Riva, dove si è consumata la rapina. Quella notte, infatti, il bar era rimasto aperto fino alle 3 del mattino ed era l’unico posto in paese in cui c’era movimento di persone. Nessuno però sembra essersi accorto di nulla. «Non c’erano estranei – aveva raccontato la titolare, Silvia Rizzo - e non ho visto persone sospette, è stata una serata come le altre c’era il solito gruppo affiatato: insomma, i nostri del paese, ci conosciamo tutti». I carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Belluno, incaricati di indagare sul caso, acquisiscono alcuni reperti dalla casa, teatro della rapina, che vengono consegnati agli investigatori per i primi accertamenti. Mentre l’abitazione di via Riva, al civico 190, viene posta sotto sequestro: nella sala da pranzo viene trovato il borsello da cui i banditi avevano preso i 200 euro, bottino della rapina. Anche su quell’oggetto vengono eseguite delle analisi. Non viene trovata, invece, la corda con cui i tre rapinatori avevano legato i polsi all’anziano ma è verosimile che se la siano portati dietro nella fuga. La procura apre un fascicolo contro ignoti per rapina, lesioni e morte come causa di altro reato. La sensazione, fin dall’inizio, era che nonostante la descrizione fornita dall’anziano non ci fossero una pista chiara e nemmeno elementi certi che potessero stringere il cerchio su qualcuno. Così è stato, dall’inizio alla fine. Negli ultimi quattro mesi non è emerso nulla di nuovo. Il fascicolo è rimasto contro ignoti e la morte di Angelo Mainardi senza un colpevole.

La Procura non è riuscita a capire chi abbia svegliato l’anziano nel mezzo della notte, chi lo abbia legato e poi rapinato, chi gli abbia procurato un malore fatale. Per questo motivo il pubblico ministero sta per chiedere l’archiviazione del caso.

Ultimo aggiornamento: 07:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci