Casa di riposo, linea dura con gli operatori no vax: «A casa e fra sette giorni decideremo»

Sabato 27 Marzo 2021 di Davide Piol
La casa di riposo Gaggia Lante e l'amministratore Paolo Santesso
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BELLUNO Una settimana di sospensione. Retribuita. Poi il rischio è di finire a casa, a stipendio zero. Ad anticipare quello che succederà per gli operatori socio sanitari che hanno rifiutato il vaccino è l’amministratore unico di Sersa, Paolo Santesso. Sersa-Gaggia Lante è la casa di riposo di Belluno dove questa settimana è esploso il caso no-vax dopo che un gruppetto di operatori si è rivolto al giudice per contestare la decisione dell’azienda di metterli in smaltimento ferie dopo aver rifiutato di porgere il braccio per il vaccino. Il destino dei 9 operatori (erano 10, ma uno ha deciso di vaccinarsi) è ora appeso a un filo che può essere tagliato da un momento all’altro dal medico competente della struttura in cui lavorano. Durante la settimana di sospensione le rsa (due lavorano per quella di Agordo) valuteranno la possibilità di impiegarli in mansioni differenti, come magazzinieri o centralinisti per esempio, che non prevedano l’assistenza diretta agli anziani.

Un provvedimento, quello del giudice del lavoro Anna Travia, che ha acceso il dibattito sulla legittimità, per chi lavora a contatto con gli anziani. 

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L’ANNUNCIO DI DRAGHI
Ieri ad anticipare le intenzioni dell’Esecutivo sul fronte dell’obbligo vaccinale è stato il presidente del Consiglio, Mario Draghi: «Il governo intende intervenire – ha spiegato Draghi – Non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati». A lavorare al provvedimento, ha spiegato sempre Draghi è il ministro Marta Cartabia, insieme a Palazzo Chigi, e ai colleghi del Ministero della Salute e del Lavoro. In queste ore si stanno mettendo a punto le norme che introducano l’obbligo di vaccinazione per medici e infermieri che abbiano contatti con i pazienti fragili, ma è molto probabile che ad essere inclusi siano anche gli operatori socio sanitari. Una norma basata su diversi pronunciamenti della Corte Costituzionale e sull’articolo 32 della Costituzione che prevede la tutela dell’interesse della collettività l’obbligo di un trattamento sanitario per legge. 

L’ATTESA BELLUNESE
Ma se il dibattito romano è appena cominciato a Belluno già si guarda a cosa succederà nei prossimi giorni. «Dio benedica Draghi se ha detto questo – ha spiegato ieri pomeriggio Santesso, pochi istanti dopo la pronuncia del presidente del Consiglio – Sono felicissimo. Questo era l’unico obiettivo. Tutto il resto è un bailamme di litigi e bracci di ferro che possono andare in un modo o nell’altro. Se fosse davvero così, sarebbe una meraviglia». Una cosa è certa. Se la proposta verrà approvata, il reclamo dei 9 oss bellunesi, contrari al vaccino anti-covid, potrebbe diventerebbe superfluo. «A me stupisce che vadano avanti nel ricorso – ha commentato l’amministratore unico di Sersa – Nel senso che era stato presentato per le ferie imposte dall’azienda. Un aspetto marginale perché c’è in gioco una questione molto più significativa». 


Per Santesso si tratta di tutelare i dipendenti, per lo meno quelli che hanno scelto di vaccinarsi, e i pazienti fragili. Uno dei punti su cui insistono i 9 oss è che le persone, vaccinate o meno, possono trasmettere comunque il virus agli altri. Perché, quindi, farlo? «C’è una grande confusione tra potenzialità e probabilità – ha chiarito Santesso – Un conto è dire che una persona vaccinata può trasmettere il virus. Un altro che ha la stessa probabilità di trasmetterlo rispetto a uno che ha ricevuto il vaccino. Questo è falso. Si confonde ciò che è possibile e lo si trasforma in ciò che è probabile». Quanto all’oss che, dopo il provvedimento del giudice, ha deciso di vaccinarsi risponde: «Può averlo fatto per il motivo sbagliato (ossia per paura di perdere il lavoro, ndr) ma è stata una scelta ragionevole. Per lui e per la comunità. Posso assicurare che nessuno, in privato, ha avanzato minacce nei suoi confronti».

Ultimo aggiornamento: 17:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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