Covid, guerra ai no vax nelle case di riposo: «Vaccinatevi o potete essere mandati a casa». Ecco cosa rischiano

Sabato 27 Marzo 2021 di Marco Agrusti
Una vaccinazione in casa di riposo
1

PORDENONE E UDINE - Iniziata con i ricorsi al giudice tutelare, tesi a impedire che le famiglie più restie imponessero il divieto di vaccinare gli anziani non in grado di decidere per sé stessi, ora la battaglia ai no vax nei luoghi più a rischio diventa totale.

Nel Friuli Occidentale, infatti, è iniziata un’offensiva in campo aperto nei confronti degli operatori sanitari che sino ad oggi hanno manifestato l’intenzione di non ricorrere alla vaccinazione, mettendo così a rischio le persone più fragili che accudiscono. E il caso è diventato bollente in alcune case di riposo della provincia, dove addirittura si è arrivati all’invio di lettere ufficiali dirette al personale, il cui tono suona più o meno così: o vi vaccinate o rischiate il posto di lavoro. 


IL DIKTAT
A Pordenone, nel complesso dell’Umberto I, che comprende l’omonima residenza di piazza della Motta ma anche Casa Serena, gli operatori sanitari no vax sono una quindicina. Sono di meno a San Vito, ma comunque c’è ancora chi nonostante i mesi passati in trincea a vedere sotto il naso più di 30 morti a causa del Covid ha scelto di non vaccinarsi. Estremo il caso di Muggia (Trieste), dove nella Rsa locale solo il 37 per cento del personale ha scelto il vaccino. Ecco perché tra i direttori delle residenze del Friuli Occidentale è passata la linea dura: chi non si vaccina, rischia di rimanere a casa, resta solo da studiare la forma. A San Vito, ad esempio, sono partite delle lettere ufficiali: dopo numerosi tentativi di convincimento rivolti agli operatori più dubbiosi, si è passati al pugno di ferro. «È logico che ogni persona - si spiega - possa mantenere il diritto a non vaccinarsi, ma la direzione di una struttura, come datore di lavoro, deve tutelare la sicurezza». Quindi i vertici nell’immediato futuro si riserveranno di dirottare il personale no vax verso altre mansioni, o nei casi limite a lasciare a casa chi sceglie la contrarietà al vaccino. È una soluzione forte, ma è sposata dalla maggior parte delle case di riposo. «Stiamo cercando ancora di sensibilizzare il personale - spiegano ad esempio dall’Umberto I di Pordenone - ma tra poco passeremo alla tolleranza zero». 


IL PRECEDENTE
Il caso a cui si fa riferimento è quello di due case di riposo nel Bellunese. Lì la battaglia legale tra gli operatori no vax e le direzioni delle strutture è finita il Tribunale. Ne è nata una sentenza, che nei fatti ha dato ragione ai direttori, ma con una postilla. Non sarebbe infatti ammissibile il licenziamento, bensì si dovrebbe propendere per le ferie forzate, sapendo bene però che non si tratta di una possibilità infinita. Il tutto a meno che dal governo, come paventato ieri dal presidente del Consiglio, non arrivi una norma-quadro di carattere nazionale. In quel caso il problema si risolverebbe alla radice, sia nelle residenze protette che negli ospedali della regione. 


I RISCHI
Le case di riposo del Pordenonese si muovono quindi verso la linea dura e avviano una vera e propria battaglia contro gli operatori che scelgono ancora di non vaccinarsi. Ma si tratta di una campagna non esente da rischi. «Si tratta di un terreno scivoloso - spiega Rossano Maset, direttore della casa di riposo di Sacile -, perché anche nel caso di un cambio di mansione si rischiano denunce per mobbing». Anche da Spilimbergo emerge una linea prudente: «Attualmente - spiega la presidente dell’Asp, Lucia Cozzi - ci stiamo confrontando con i nostri consulenti per risolvere il problema». Fortunatamente, per ora, nel Pordenonese il contagio nelle case di riposo è quasi pari a zero. Ma rischiare non sarebbe più tollerabile. 

Ultimo aggiornamento: 18:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci